IL NOCINO

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La ricetta del re dei liquori casalinghi

Di Lucilla Pieralli

(Pubblicato sul numero uscito nell’estate del 2012)

Il 29 o il 24 giugno? La notte di San Giovanni o quella prima? Diciamo che si tratta dell’ultima settimana di giugno? Facciamo che le noci sono da 30 a 39? Insomma, tra gli amanti del nocino non c’è accordo sulla ricetta e le discussioni non finiscono mai. Quindi facciamo riferimento ad una ricetta di una signora di Noceto, riportata da una pubblicazione della Regione Emilia Romagna che potete trovate sul sito www.emiliaromagnaturismo.it, all’interno del secondo numero di ER Terra da gustare che recita:

“venticinque noci verdi con mallo spaccate in quattro, un litro d’alcool, la scorza di un limone, dieci chiodi di garofano, venti grammi di cannella, seicento grammi di zucchero. Mettere tutti gli ingredienti in infusione in un grosso vaso a chiusura ermetica per quaranta giorni, al sole, agitando molto spesso. Poi filtrare e imbottigliare. Lasciare stagionare il più possibile”.

Un’altra ricetta trovata in una pubblicazione dei primi del Novecento è più articolata e complessa:

“Ogni anno il 24 giugno, nel giorno di San Giovanni, di notte, si prendano trentanove noci appena abbacchiate, col mallo e col guscio morbido. Spaccatele in quattro. Prendete di spezie venti chiodi di garofano e venti centimetri di corteccia di cannella, la buccia di un limone, due chilogrammi di alcool buon gusto e mettete il tutto in un bottiglione che porrete ogni giorno al sole per quaranta giorni. Chiudete il bottiglione ben bene e apponetevi un cartello con una data, 3 agosto. Dopo aver scossato il contenitore ogni mattina e ogni sera per quaranta giorni (ad esempio ritirandolo in casa ogni sera e rimettendolo sul davanzale della finestra ogni mattina), fate bollire un chilogrammo di zucchero in quattrocento grammi d’acqua e lasciate poi raffreddare lo sciroppo. Colate l’infuso di noci con una garza e unitelo allo sciroppo. Dividete in tre bottiglie, etichettatele e avrete il migliore dei digestivi casalinghi per due o tre anni”.

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