Una montagna di (e da) film

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Dal borgo di San Chierlo, dove Diritti a girato “L’uomo che verrà”, alla Rocchetta Mattei tanto amata da Pupi Avanti che nell’Alto Reno, al Castello Manservisi di Castelluccio, ha girato anche l’indimenticabile “Una gita scolastica” 

di Serena Bersani

Bologna ama il cinema e il cinema ama Bologna, ormai è un dato di fatto. Sempre più la città si presta a diventare un set per la realizzazione di film e fiction televisive e sempre più le rassegne e i festival sotto le due torri raccolgono pubblico, per non dire del Cinema sotto le Stelle che segna il ritorno dell’estate e rende piazza Maggiore la movie arena più grande del mondo. Ma non solo la città si offre a fare da scenario alle riprese di vecchie e nuove produzioni.

L’Appennino, infatti, viene scelto per ambientazioni d’antàn, per la ricostruzione di un mondo contadino perduto, come teatro di storie che possono oscillare dal surrealismo magico al grottesco, dal dramma alla ricostruzione di eventi storici accaduti in quegli stessi luoghi. A quest’ultimo genere, ad esempio, appartiene un film pluripremiato come “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti (2009), ambientato sulle colline di Monte Sole tra l’inverno e la tragica estate del 1944 e girato in località del Bolognese diverse dai luoghi dell’eccidio. Questo, come gli altri film citati nell’articolo, permettono di creare l’itinerario per una passeggiata primaverile, magari in occasione di giornate come quelle della Liberazione per ricordare di quanto sangue sono bagnate queste colline. E, se il maltempo non dovesse permetterlo, si può sempre vedere o rivedere qualcuno di questi film che oggi si trovano facilmente sulle più diffuse piattaforme.

“L’uomo che verrà” (lo trovate su Prime e Now Tv) racconta una storia minima dentro una storia grande, quella con l’esse maiuscola. Attraverso gli occhi di Martina, una bambina di otto anni rimasta muta dopo la morte del fratellino, viene rievocata la vita semplice ma dignitosa (i protagonisti parlano in dialetto stretto, un bolognese montanaro difficile da seguire senza sottotitoli) delle famiglie contadine che abitavano al margine della linea gotica, prima che la furia nazifascista spazzasse via tutto. Il giorno che precede l’eccidio, la mamma della piccola protagonista dà alla luce un altro bimbo, che Martina riuscirà a mettere in salvo in un nascondiglio nel bosco, mentre attorno viene compiuta la strage. Qui, più che in altri film, i paesaggi diventano a loro volta personaggi. L’aspra montagna appenninica, ad esempio, nel film di Diritti si fa madre, che nasconde e protegge. I luoghi non sono quelli originari perché il regista ha girato le scene del film non molto distante, nello sperduto borgo di San Chierlo (ideale per una gita), nel Comune di Monte San Pietro. Ma al di là dei personaggi inventati della storia minima di Martina e della sua famiglia, nel film sono rappresentati anche alcuni protagonisti della Storia davvero esistiti. Come Lupo, il capo partigiano della Brigata Stella Rossa. Come don Giovanni Fornasini, il giovane parroco della frazione di Sperticano, fatto beato dalla Chiesa per aver salvato diversi suoi parrocchiani e ucciso il 13 ottobre del ’44. Come don Ubaldo Marchioni, 26 anni, ucciso dai nazisti di Reder sull’altare della chiesetta di Casaglia, dove aveva appena celebrato la messa, insieme alle persone che vi avevano trovato rifugio ritenendolo un luogo inviolabile. O come gli ottantaquattro – per lo più donne e bambini – raccolti nel cimitero di Casaglia e poi uccisi a mitragliate.

È difficile associare il territorio di Marzabotto a qualcosa di diverso dall’eccidio, dimenticando spesso la suggestiva necropoli etrusca di Spina che compare a sua volta in un film, “Zeder” (1983) di Pupi Avati (lo si trova in versione integrale su YouTube), un curioso gotico horror ambientato in giro per la regione con un prologo a Chartres girato in realtà a Borgo Panigale, a Villa Flora, realizzata in stile eclettico nel 1900 dall’architetto Antonio Muggia.

I fratelli Avati, come è noto, sono i più ferventi estimatori di location bolognesi e sul nostro Appennino hanno dato parecchi ciak, reali o immaginari. Al secondo tipo appartengono quelli di “Aiutami a sognare”, film per la tv del 1980 (RaiPlay), ambientato nelle campagne di Sasso Marconi, dove nasce un fugace amore tra un pilota dell’esercito americano con l’aereo in avaria e una giovane vedova bolognese sfollata con le tre figlie nella vecchia casa di famiglia per sfuggire ai bombardamenti sulla città. In realtà le due antiche ville in cui viene ambientata la storia si trovano lungo il Po di Goro, tra le province di Rovigo e Mantova, ma la campagna circostante ha molti elementi di verosimiglianza con quella della bassa valle del Reno.

Se ci si sposta di poche decine di chilometri, si arriva a Riola di Vergato, dove sorge la Rocchetta Mattei, castello in stile fantasioso tra il moresco e il medievale, che sembrerebbe nato proprio come location cinematografica, se non fosse che il conte Cesare Mattei la fece costruire ben prima dell’invenzione del cinema.

Avati vi ambienta nel 1968 il suo primo film, “Balsamus” (versione integrale su You Tube), un pastiche visionario e grottesco, sceneggiato con Giorgio Celli e interpretato da alcuni di quelli che diventeranno i suoi attori feticcio. Un flop annunciato, come ricorderà nello sceneggiato autobiografico “Cinema!” del 1979 (RaiPlay). Ma Avati tornerà sul ‘luogo del delitto’, riproponendo la location della Rocchetta Mattei nelle immagini dei titoli di testa di “Tutti defunti tranne i morti” (Amazon Prime, Chili), un gotico rurale del 1977 con ambientazioni nei castelli del Bolognese, come Palazzo de’ Rossi a Pontecchio Marconi e il Castello della Giovannina al confine con Ferrara. Ancora la Rocchetta Mattei viene scelta come ambientazione, questa volta da Marco Bellocchio, per il suo “Enrico IV” nel 1984 (il film non si trova su piattaforme gratuite, ma il dvd è disponibile in Sala Borsa), rilettura del dramma di Pirandello.

Risalendo la valle del Reno verso Porretta Terme ritroviamo i luoghi scelti da Avati per “Una gita scolastica” (1983, il dvd si trova in Sala Borsa e in molte altre biblioteche ): lo stabilimento delle Terme Alte, il castello Manservisi di Castelluccio dove alloggiano gli studenti, il santuario della Madonna del Faggio e il Lago Scaffaiolo dove sosta la comitiva in viaggio a piedi da Bologna a Firenze (la storia è quella di una classe del liceo Galvani del 1910). Questo “sentiero avatiano” è ormai entrato negli itinerari appenninici, un trekking cinematografico molto gettonato. Le Terme Alte di Porretta sono la scenografia anche di un episodio cruciale di “Va’ dove ti porta il cuore” (Amazon Prime, Tim Vision), realizzato nel 1996 da Cristina Comencini dal romanzo di Susanna Tamaro. Rimanendo nei dintorni di Porretta, gli appassionati di location cinematografiche possono visitare Casa Malpasso (il nome racconta che un tempo queste erano terre di banditi) a Marzolara di Castel di Casio, il grande casolare con il salone balconato dove Pupi Avati ha girato nel 1989 gran parte di “Storia di ragazze e di ragazzi” (il dvd si trova in Sala Borsa), il lungo pranzo di fidanzamento che riunisce la famiglia contadina e quella della buona borghesia cittadina, uno dei leitmotiv della saga di amarcord avatiani.

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