Sette primati della città, dall’abolizione della schiavitù al portico più lungo senza dimenticare la prima donna al mondo ad ottenere una cattedra universitaria, per altri nell’Ateneo più antico di tutti
di Serena Bersani
Bologna da record. Servirebbe quasi un Guinness dei primati tutto in chiave petroniana per contenere le eccellenze della città, i settori in cui primeggia, le invenzioni che le vengono attribuite, i luoghi e le idee che l’hanno resa e la rendono unica. Alcuni di questi primati sono notissimi, come l’università più antica o il portico più lungo del mondo, altri forse meno. Ne abbiamo scelti sette che spaziano un po’ in tutti i settori e vogliamo partire dal record che ci rende più orgogliosi.
La prima città ad abolire la schiavitù
Se la civiltà di un popolo si distingue sulla base del suo livello di libertà e, soprattutto, sulla capacità di rendere questa un bene comune e condiviso da tutti, Bologna tale primato può vantarlo a buon diritto. Il passaggio da schiavo a uomo libero è paragonabile a quello dall’inferno al paradiso e mai titolo di norma giuridica fu più azzeccato di quello con cui è passato alla storia il testo contenente questo provvedimento: “Liber Paradisus”, il Libro del Paradiso. L’annuncio della liberazione dei quasi seimila servi della gleba presenti nel territorio di Bologna venne dato in piazza Maggiore il 25 agosto 1256 dal podestà Bonacorso da Soresina, lo stesso a cui è stato dedicato l’edificio del nuovo municipio realizzato da Mario Cucinella. Bologna fu quindi la prima città ad abolire la servitù. Per riscattare gli schiavi il Comune pagò quasi 54.000 lire bolognesi d’argento ai 379 signori che li possedevano. Il rovescio della medaglia era rappresentato dal fatto che, liberandoli, il Comune rendeva i servi della gleba cittadini come tutti gli altri e, pertanto, sottoponibili al pagamento di tasse e gabelle. Ma la libertà, si sa, non ha prezzo.
L’Università più antica
L’essere l’università più antica del mondo (o quanto meno del mondo occidentale), con i suoi novecento anni suonati, è solo uno dei tantissimi record dell’Alma Mater Studiorum, che ha rappresentato ed è tuttora uno dei perni della vita cittadina sotto il profilo culturale, economico e sociale. Dall’anno di grazia 1088 questa “madre prolifica degli studi” ha formato scienziati, filosofi, studiosi, professionisti di ogni branca dello scibile, moltissimi dei quali passati alla storia. Ma il vero primato, più ancora che nella longevità, consiste nel metodo che distinse per prima l’Università felsinea: l’essere libera da condizionamenti di potere religioso e temporale e l’essere aperta a tutti, bolognesi e stranieri, studenti di tutte le classi sociali.
La prima donna a ottenere una cattedra universitaria
E, a proposito di primati dell’Ateneo, non si può non ricordare quello conquistato da Laura Bassi, la prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria, in un secolo sì illuminato come il Settecento ma in cui i lumi stavano saldamente nelle mani degli uomini. Si consideri che Laura a poco più di vent’anni già insegnava filosofia nelle sale dell’Archiginnasio. Uno scandalo, per l’epoca, vedere in cattedra una donna coetanea dei propri studenti, al punto che dovette intervenire il cardinale Lambertini per mettere a tacere i diffusi malumori. Dopo essersi sposata con il dottor Giuseppe Veratti, che sempre l’assecondò nel suo voler proseguire gli studi di matematica e fisica sperimentale, aprì una scuola direttamente in casa diventando punto di riferimento per studiosi e filosofi di tutta Europa. Per non farsi mancare nulla, Laura Bassi ebbe anche dodici figli e a tutti loro si dedicò amorevolmente. Altro che Wonder Woman.
La meridiana più lunga
Da secoli segna il trascorrere del tempo all’interno della basilica di San Petronio. Ogni giorno un raggio di sole entra dal foro praticato nella volta a 27 metri di altezza e interseca la linea tracciata nel 1655 sul pavimento tra la navata centrale e quella di sinistra dal matematico, ingegnere e medico Giovanni Domenico Cassini, che fu professore di astronomia a Bologna prima di diventare direttore dell’Osservatorio astronomico di Parigi. Quella calpestata da generazioni di bolognesi, che con i suoi 67 metri rappresenta esattamente la seicento millesima parte della circonferenza terrestre, è a tutt’oggi la meridiana più lunga del mondo all’interno di un edificio.
Il portico più lungo
Se Bologna è conosciuta in tutto il mondo come la città dei portici, il portico più a lungo al mondo può essere solo qui. Si tratta di un’opera faraonica, frutto dell’impegno e dell’ostinazione dei bolognesi, il tratto di porticato di 3,796 chilometri che si inerpica dal Meloncello fino alla basilica della Madonna di San Luca, sulla cima del Colle della Guardia. Con i suoi 166 archi e 15 cappelle, venne costruito tra il 1674 e il 1793 per proteggere dalle intemperie chi andava in pellegrinaggio. Ciò avvenne grazie ai tanti cittadini che concorsero alle ingenti spese per la realizzazione dell’opera e agli ancor più numerosi bolognesi che formarono una lunghissima catena umana per portare, attraverso il “passamano”, i materiali necessari per la costruzione del tratto collinare. A dimostrazione della consapevolezza che, mettendo insieme le forze e unendosi nell’intento comune, si possono superare anche gli ostacoli più ostici.
La più antica legge a tutela di una specialità alimentare
Dici Bologna in ambito alimentare e subito pensi a lei: la mortadella, la “Bologna” per antonomasia. Il prelibato salume di casa nostra deriverebbe il nome originale dal fatto che, prima dell’utilizzo del pepe, la carne di maiale veniva condita con bacche di mirto oppure – altra versione – dal fatto che la stessa veniva schiacciata in un mortaio. Comunque sia, in tempi in cui ormai ogni prodotto e specialità alimentare è tutelato da marchi Dop, Doc, Igp o Stg (specialità tradizionale garantita, per ora in Italia appannaggio solo della mozzarella e della pizza napoletana), può apparire scontato che la mortadella abbia norme specifiche a tutela. Se non fosse che il roseo insaccato è tutelato fin da XVII secolo. Anzi, a protezione della mortadella, Bologna vanta la più antica legge al mondo che codifica la produzione di una specialità alimentare. Il 24 ottobre 1661, infatti, il legato pontificio cardinale Girolamo Farnese legiferò in tal senso proprio come oggi si fa contro le contraffazioni, emanando il “Bando e provisione sopra la fabbrica delle mortadelle e salami” che disciplinava la ricetta (vietato l’utilizzo di carni diverse dal maiale), l’approvazione da parte della Compagnia dei Salaroli e la rendicontazione del numero di mortadelle vendute. E, per non farci mancare nulla, Bologna rivendica anche l’invenzione dell’affettatrice, che le enciclopedie attribuiscono al macellaio olandese Wilhelm Van Berkel nel 1898, quando invece nella patria delle mortadelle dal 1875 il salumiere Alessandro Forni utilizzava nella sua fabbrica di Corticella una macchina fatta realizzare apposta per il taglio “industrializzato” del salume, che poi spediva in tutto il mondo in scatole di piombo a tenuta stagna.
La torre pendente più alta al mondo
Quando si pensa a una torre pendente il primo pensiero va a quella di Pisa, poi semmai alla Garisenda, che però è notoriamente più bassa. E invece la torre pendente più alta del mondo i bolognesi ce l’hanno proprio sotto gli occhi, anzi sopra le teste, perché è l’Asinelli con i suoi 97,20 metri. Certo, affiancata alla stortissima Garisenda, l’Asinelli sembra quasi dritta e invece anche lei pende di 1,3° (pari a 2,32 metri, che non è proprio uno scherzo) verso ovest. La seconda torre pendente più alta al mondo è quella del Big Ben di Londra, che però pende solo di 0,2° e, se si considera che è stata costruita nel 1858 mentre la Garisenda è lì dal 1119, è evidente che non c’è gara. Ma siccome il primato della torre pendente più alta non ci bastava, Bologna ha affiancato anche quello della torre più pendente in Italia, soffiando il posto per pochissimo a quella di Pisa: la Garisenda pende infatti di 4°, mentre la pendenza del celebre monumento pisano si ferma 3,97° (il primato mondiale è quello del campanile della chiesa di Suurhusen, in Germania, pendente di ben 5,19°). Quando si dice il campanilismo.