A caccia dei nuovi Banksy 
sui muri della città

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Un tour ad hoc alla scoperta di arte e architettura nelle case popolari realizzato in collaborazione con Acer a bordo del CityRedBus

di Serena Bersani

La bellezza là dove non te l’aspetti. Fuoriporta, nei cantieri, nei sottopassi ferroviari, sui muri dei palazzoni di edilizia popolare, soprattutto su quelle facciate color pioggia e prive di finestre delle case popolari di periferia è tutto un fiorire di disegni, tag, colori, che spazzano via l’anonimato urbanistico dei quartieri dormitorio. Insomma, Bologna come New York, fucina di artisti open air e non certo da oggi, nati in quell’humus culturale felsineo frutto, già quarant’anni fa, degli studi sull’”arte di frontiera” della precorritrice Francesca Alinovi. Non siamo in grado di valutare se tra i graffitari, i writer e gli street artist che lasciano le loro opere effimere sui muri e sotto i portici della città ci siano novelli Keith Haring, Basquiat o Banksy, ma c’è da scommettere che una bella fetta di arte contemporanea sta passando di qui, cammina sulle nostre stesse strade.

 

Nelle vie del centro storico, specie nei luoghi più vivaci della movida giovanile, dal Pratello alla zona universitaria, è tutto un fiorire di tag, graffiti, immagini, non sempre ma spesso di alta qualità. Se ne incontrano ad ogni angolo e, sebbene ci sia chi ha già cominciato a mapparli, non è difficile costruirsi in autonomia un itinerario per andarne alla scoperta. Le cose si complicano, invece, quando si esce dalla cerchia delle mura e ci si allontana verso le periferie in cui raramente capita di andare a passeggiare. Ne varrebbe però la pena, perché alcune delle opere più stupefacenti si trovano proprio a illuminare con i loro colori i luoghi dove domina il grigio del cemento. Da questa primavera è nato un tour ad hoc alla scoperta di arte e architettura nelle case popolari realizzato in collaborazione con Acer a bordo del CityRedBus, l’autobus rosso a due piani utilizzati per i giri turistici in città, con una guida esperta (per info sulle date dei prossimi tour: sergiofinelli1262@gmail.com). Ma è un itinerario che si può compiere, in toto o in parte, anche da soli, magari utilizzando un mezzo ecologico come la bici.

Se si parte dai confini con il centro centro storico, vale la pena fare un passaggio in via Milazzo 16: i muri della sede della Cisl sono affrescati da una maxi-opera dell’artista Dado (al secolo Alessandro Ferri), poliedrico pittore, scultore e teorico del writing, che illustra il lavoro di uomini e donne nei cantieri. Uscendo da Porta Lame e girando nel quartiere di case popolari intorno a via dello Scalo, si possono ammirare in via Pier Crescenzi due opere adiacenti ma di stile molto diverso. Al numero 26 il romano Hitnes raffigura un iperrealistico precipitare di grossi topi dalla sommità di un palazzo, mentre al civico 30 si trova un’opera frutto della collaborazione ultratrentennale della coppia Cuoghi e Corsello. Pionieri del writing bolognese (ricordate le paperelle sui muri della città negli anni Novanta?), Monica Cuoghi e Claudio Corsello propongono un’opera che rappresenta a sua volta la street art: due bombolette intrecciate e sullo sfondo una sorta di buio edificio dalle finestre/occhi minacciosi. Lì vicino, in via dello Scalo 32, si trova un’opera di Andreco, nome d’arte dell’ingegnere ambientale romano Andrea Conte, dal titolo “The philosophical Tree” caratterizzata dalle sue tipiche sagome di radici, uova e cristalli in vernice bianca su di uno sfondo rosso mattone.

Rimanendo in zona Lame, ma andando verso la periferia, si arriva in via Yuri Gagarin dove, sulle prime tre palazzine Acer della strada, si incontra un eterogeneo trittico: al civico 1 l’opera di uno dei pionieri della street art a Bologna (attivo su muro dal 1988), Massimiliano “Rusty” Landuzzi, con un intersecarsi di forme geometriche colorate; al numero 3 un lavoro del padovano Joys fatto di geometrie e lettering su di uno sfondo che ricorda molto la stampa tartan di Burberry; al 5, infine, l’enorme e variopinto uccellino del brasiliano Deco. Spostandosi verso la Bolognina, il muro giallino-grigiastro al numero 2 di via Michele Colonna è abbellito da un lavoro dell’olandese Does con un lettering letteralmente esplosivo. Nella vicina via Fioravanti 13, sulla parete del parcheggio multipiano accanto al Comune, si trova invece il maestoso lettering in 3D del tedesco Daim: anche qui un’esplosione di colori e forme.

Andando verso San Donato, in via Vezza 1 si nota a distanza l’ormai storico abbellimento grafico di uno dei palazzoni di edilizia popolare, a strisce blu, rosa e verdi. Lì accanto, in via del Lavoro 18, c’è l’elefante tenuto in volo da un mazzo di palloncini colorati messi a repentaglio dall’aggressività di alcune cornacchie. È un graffito del parigino Honet. Se si prosegue su via del Lavoro, dal lato opposto della strada, al numero 3, si incontra un altro lavoro di Dado: un tripudio di forme, nei toni predominanti del blu, su cui si affaccia una pescheria. Accanto, al civico 1, il maxi-graffito su di uno sfondo rosso intenso si arrampica fino al tetto della parete da cui si affaccia una bottega di barbiere. Nella vicina piazza Spadolini, sulle pareti della sede del Quartiere San Donato c’è  l’articolata opera del newyorkese Michael Lawrence Marrow, noto in tutto il mondo come Phase 2, dalle evidenti influenze del mondo hip hop e rapper. Texture brillanti e vivacissime a fare da sfondo a immagini si trovano invece sulle pareti di via San Donato 54, opera di Pazo, storico esponente del writing bolognese che spesso lavora in coppia con Dado ed entrambi fanno parte del collettivo Blq, associazione di street artist che in città collabora anche con istituzioni pubbliche per progetti culturali, sociali ed educativi. Gli artisti del Blq hanno anche una sorta di palestra dove far esercitare i giovani writer: sotto il cavalcavia di via Henghel Gualdi, estrema periferia est, le pareti sono un lungo itinerario nella creatività di strada, dove il lettering fa da padrone. Ultima tappa del CityRedBus, prima del ritorno in centro, è lungo via Libia, dove si possono ammirare diverse opere di uno dei più noti street artist del panorama internazionale, M-City, ovvero il polacco Mariusz Waras.

Ma ci sono molte altre opere di street art in periferia che varrebbe la pena andare ad ammirare. Vi diamo solo un altro indirizzo, come “bonus track”, che si può raggiungere autonomamente: via Giuriolo, a Corticella, zona Caserme Rosse. Al numero 18 gli artisti del collettivo Blq si sono prodotti in una sinfonia di colori, dal verde al fucsia e all’arancio, e di forme sinuose che si intrecciano senza soluzione di continuità. Al numero 12, infine, si può ammirare un’opera stupefacente, realizzata la scorsa estate: in pratica è il primo fumetto disegnato su muro, dedicato alla street art “a Bulàgna”, che probabilmente proseguirà in un albo cartaceo. L’idea e la realizzazione è di un artista che si fa chiamare Draw, proprio così: “disegno”. Lo stile ci ricorda qualcuno, ma poi si scopre che il vero nome è Riccardo Raviola, figlio del sommo maestro Magnus. E, allora, tutti in piedi e giù il cappello.

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