Queste sgargianti farfalle vivono sulle Alpi e sugli Appennini, nei pressi di Castiglione dei Pepoli ne sono state segnalate ben otto tra specie e sottospecie differenti. Il loro “sangue” è velenoso e la loro vistosa colorazione è un avvertimento ai predatori
Di Guido Pedroni
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2017)
Macchie rosse, macchie blu, macchie rosse orlate di bianco, macchie blu su fondo grigio; ali strette, allungate, leggere. parliamo delle farfalle comunemente chiamate zigene (genere Zygaena, famiglia Zygenidae) che in Italia vivono soprattutto in ambienti montani e alto-montani di Alpi e Appennini. Hanno un volo veloce e rettilineo, a volte lieve; quando si fermano su un fiore o lungo uno stelo d’erba riuniscono le quattro ali (apertura delle ali 3-4 cm circa) lungo il corpo, robusto, come a proteggerlo. Molto di rado e in brevi momenti è possibile osservarle (e fotografarle) con le ali aperte e distese al sole. Vivono in colonie spesso isolate tra loro anche per diverse generazioni; questo ha comportato la formazione di diverse specie, sottospecie e razze.
Il colore di questi lepidotteri indica la presenza di sostanze tossiche, suggerendo ai predatori di tenersi alla larga, anche se alcuni di essi non hanno problemi nel cacciarle; si tratta di alcune specie di ragni, i quali si nutrono delle parti interne del corpo di questi insetti, una volta che queste sono state ridotte in una massa fluida. Questi lepidotteri sono dunque capaci di produrre sostanze velenose presenti poi nella loro emolinfa (sangue); per questo segnalano il pericolo con la loro vistosa colorazione sui toni del rosso, del blu o del nero sulle ali. Salvaguardano in questo modo la loro vita e, indirettamente, anche la vita degli animali predatori. Questo comportamento è un caso di “mimetismo mulleriano”, dal naturalista Fritz Muller che, nel 1878, per primo ne tentò la spiegazione. A volte a causa di questo fenomeno, popolazioni della stessa specie possono presentare colori del tutto diversi. Questo tipo di mimetismo lo possiamo trovare anche presso diverse specie di altri invertebrati (imenotteri, coleotteri e lepidotteri) e di vertebrati (anfibi, rettili, uccelli).
Nell’Appennino bolognese le zigene sono frequenti soprattutto nelle radure fresche tra boschi e oltre il limite superiore degli alberi. In particolare, poi, nell’Appennino bolognese sul Monte Tavianella (1030 m) nei pressi di Castiglione dei Pepoli, dove sorge il frequentatissimo Santuario di Bocca di Rio, sono state segnalate ben 8 tra specie e sottospecie di queste farfalle, si tratta di: Zygaena carniolica, Zygaena viciae ssp. charon, Zygaena filipendulae, Zygaena lonicerae, Zygaena loti, Zygaena oxytropis, Zygaena romeo e Zygaena transalpina. Tra queste otto specie Z. oxytropis (nella foto grande) è un endemita italiano, cioè una specie presente solo in Italia su Alpi e Appennini in ambienti erbosi, prati aridi, radure in boschi di faggio e in querceti radi. Il suo bruco è di colore nero, con macchioline gialle e peli allungati bianchi; si nutre di foglie di Lotus sp. dai caratteristici fiori gialli.
Il Lago di Pratignano, in provincia di Modena ai piedi del Corno alle Scale, che invece è nel bolognese è un esempio di ambiente caratteristico per la presenza di queste farfalle. Le zigene si incontrano anche a quote molto elevate su diverse montagne italiane e francesi. Di queste farfalle è tipico il volo radente il suolo, faticoso per il vento impetuoso. Nella zona del Colle dell’Iseran, sulle Alpi francesi a 2750 metri d’altezza in piena Val d’Isère), è facile vederle mentre tentano di posarsi tra i piccoli steli di Ranunculus glacialis, cercando riparo dalla forza del vento, spesso senza riuscirvi, ricominciando poi la ricerca spasmodica di un rifugio su altre piccole piante radenti il suolo. Si trovano anche sulla Marmolada, a 2900 metri d’altitudine, anche qui volano radente le pietraie che caratterizzano queste quote, cercando riparo dal freddo (la temperatura si può avvicinare allo zero anche in estate) e dalla brezza di quota tra i frammenti di roccia dolomitica di varie dimensioni.
I loro bruchi frequentano ambienti di vario tipo, ma soprattutto caratterizzati dalla presenza di suoli calcarei, in zone aperte e soleggiate, nutrendosi dei fiori di diverse specie come per esempio quelle appartenenti alle leguminose e alle ranuncolacee, innescando poi la metamorfosi. I bozzoli sono “cartacei” e allungati, attaccati lungo gli steli delle erbe oppure sistemati al suolo nascosti tra le parti della vegetazione che lambiscono il terreno. E’ importante rispettare e salvaguardare queste farfalle, non solo per aspetti estetici, ma soprattutto per il contributo che danno all’equilibrio dell’ecosistema in cui vivono.