Sul Monte dell’Alpe tra i briganti ed osterie malfidate

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Risalendo il Savena lungo l’antica via che univa lo Stato Pontificio al Grand Ducato di Toscana

foto e testi Salvatore Di Stefano

(articolo pubblicato nel numero uscito nella primavera 2017)

Voglio portarvi su di un antico sentiero oggi perduto; ben identificabile fino al termine della seconda guerra mondiale, oggi, quasi completamente, se ne sono perse le tracce. Partiva dalla zona dell’attuale porta Santo Stefano e seguendo la riva sinistra del fiume Savena saliva verso BrentoCedrecchia, poi, arrivava in Toscana attraversando il monte dell’Alpe, valicandolo nei pressi di Piamaggio. Il nostro cammino inizia proprio lì, a Piamaggio. A sud-est del Comune di Monghidoro, seguendo il segnavia CAI 907, affisso sul palo che arreca il nome della via Cà dei Grassi, ci si inerpica, per circa un chilometro, lungo la strada asfaltata che si divincola fra alcune villette residenziali, fino ad incrociare una cavedagna che d’ora in avanti ci accompagnerà nel cuore di un’area dal grande interesse naturalistico: l’Alpe di Monghidoro.

Non perdendo mai di vista le indicazioni del sentiero 907, in poco tempo, dagli 800 mt si raggiunge già quota 1050 mt. Sul cammino, una delle tante sorgenti della zona denominata Sorgente delle Polente, ci fa prendere fiato e riempire la borraccia. Proseguendo, avrete l’impressione d’essere finiti in una zona prativa delle Alpi: tranquilli, l’acqua era buona, siete solo giunti nello spettacolare “Prato dell’Uomo Gobbo”.

Quassù, fino agli inizi del 1800, era sito il confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana; i viaggiatori che dovevano raggiungere Firenze, giunti in prossimità di questo confine spesso sul fare della notte, si trovavano a traversare una fitta boscaglia infestata da bande di briganti poco socievoli pronti a togliere loro le merci.

Una costruzione eretta in mezzo al bosco, isolata e denominata “Osteria del Fantorno”, dava loro ospitalità; anche se, la sosta quasi obbligata, riservava spesso cattive sorprese. Infatti, parrebbe, che l’ultimo Oste, fosse poco raccomandabile tanto quanto i briganti di cui vi parlavo. Si narra, che qualche solitario cliente, privato degli averi, in alcuni casi, venisse trasformato in spezzatino da servire nel menù dell’Osteria stessa. Ciò fu scoperto da un malcapitato viaggiatore che nel consumare lo spezzatino trovò nel piatto un dito umano. Inorridito, se la dette a gambe raggiuingendo alcune guardie pontificie; giunte sul luogo incarcerarono il suo padrone e rasero al suolo l’Osteria stessa. Oggi, di questa leggenda, rimangono solo alcuni cumuli di sassi e sterpaglie, visibili, appunto, lungo il sentiero.

Lasciate alle spalle le rovine, seguendo le indicazioni del sentiero CAI 917, si sale fino a giungere ad un’ampio slargo; una piccola deviazione vi porta fino alla vetta della Croce dell’Alpe, quota 1229 mt. Quassù, nelle giornate limpide, si ammira una vista spettacolare che spazia dalle Prealpi venete al mare Adriatico.

A sosta finita, ritornando sui nostri passi fino al piazzale, seguiamo le indicazioni per “Le Passeggere”, poco più in là, il sentiero CAI 909, scende a destra fino alle località “Malpasso” prima e “Campo di Roma” poi. Avanzando, poco prima di Cà dei Rossetti, si segue il sentiero verso destra che ci conduce, in poco tempo, alla borgata di Cà di Guglielmo. E’ 1776 la data di costruzione dell’antico mulino ad acqua che troverete sulla vostra destra. Altri tre piccoli mulini, funzionanti naturalmente ad acqua, li scorgete scendendo al lato del ruscelletto.

Proseguendo lungo il sentiero, a quota 789 mt slm, giungerete nel piccolo abitato di Cà di Brescandoli, di li a breve saremo ritornati quasi al punto di partenza: Piamaggio.

Prima di ritornare alla macchina, vi consiglio, una breve ma intensa visita al locale piccolo museo della civiltà contadina: ricostruisce la vita rurale dell’Appennino di un tempo nei suoi aspetti lavorativi e quotidiani. Agli spazi dedicati agli antichi mestieri (la falegnameria, la lavorazione della lana e della paglia, la produzione del vino) si alternano alcuni ambienti domestici: la cucina, la camera da letto, un’aula scolastica, la stalla, ed infine un angolo aristocratico.

Percorso:  Sorgente delle Polente – prato dell’Uomo Gobbo – Osteria del Fantorno – Croce dell’Alpe – Le Passeggere – Cà di Guglielmo – Piamaggio
 
tempo di cammino: 4,30 ore     difficoltà: media

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