Si fa presto a dire rane

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Nel nostro territorio ne esistono quattro specie: Agile, Temporaria, Esculenta e Appenninica. Hanno caratteristiche molto diverse tra loro ma sono accomunate dall’essere tutte a rischio estinzione e quindi potette da una apposita legge regionale

A cura di Andrea Marchi – Hydrosinergy

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’estate 2017)

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta della fauna minore parlando delle rane che, come tutti gli altri anfibi, sono in forte declino a livello mondiale e meritano quindi di essere conosciute, rispettate e protette.

Iniziamo però con un chiarimento: le rane non sono tutte uguali. Nel territorio della Città Metropolitana di Bologna ne esistono ben quattro specie: Rana esculenta, Rana agile, Rana appenninica e Rana temporaria.

La varietà di specie di rane nel nostro territorio ne riflette la complessità, infatti ogni specie è adattata ad un particolare habitat e questo fa sì che tra le specie non ci sia mai troppa competizione.

Innanzitutto cerchiamo di chiarire cos’è una rana: è un anuro, appartiene cioè a quel gruppo di anfibi che da adulti non hanno la coda che è presente invece nelle larve. Al gruppo degli anuri, oltre alle rane, appartengono anche i rospi e le raganelle.

Come per quasi tutti gli anfibi, il ciclo vitale della rana è composto da due fasi: una prima fase acquatica, che comprende le uova e le larve (i girini) e una seconda fase terrestre, che coincide con la vita dell’adulto dopo la metamorfosi (la trasformazione da girino a rana vera e propria). Negli anuri la metamorfosi è una fase molto delicata, che comporta profonde trasformazioni, basti pensare che il girino respira con le branchie, si nutre di materia organica in decomposizione e alghe, non ha gli arti e si muove nuotando con la coda; l’adulto invece respira con i polmoni, si nutre di altri animali, non ha la coda e si muove prevalentemente saltando.

Distinguere una rana dagli altri anuri, come ad esempio il rospo, è abbastanza semplice: la sua pelle è liscia, il muso è appuntito, gli occhi sono in posizione laterale, le zampe anteriori sono esili mentre quelle posteriori lunghe e muscolose, quindi ben adattate al salto. Anche le ovature di rana sono ben riconoscibili: si tratta di grappoli più o meno tondeggianti che contengono parecchie decine (fino a qualche centinaia) di uova, quelle di rospo sono invece lunghi cordoni contenenti migliaia di uova. 

Molto più difficile è, invece, distinguere una specie di rana dall’altra.

Vediamo ora, quindi, le nostre quattro rane, così quando passeggeremo lungo fossi o stagni, con un po’ di allenamento potremo riconoscerle.

Rana Verde

Partiamo dalla più comune, cioè la Rana esculenta, la classica rana verde dei fossi. Il suo nome scientifico è Pelophylax klepton esculentus, dove la parola klepton sta ad indicare che non si tratta di una specie “pura” ma di un particolare ibrido tra due specie. Nel suo areale il klepton convive con una delle due specie che l’hanno originato e con essa può accoppiarsi, l’altra specie originaria occupa invece un altro areale. Non si tratta certo di una questione semplice (non me ne vogliano i colleghi se ho semplificato troppo), comunque è utile sapere che l’incrocio non è opera dell’uomo, ma è avvenuto anticamente per normale contatto tra specie interfeconde. La Rana esculenta è facile da riconoscere per via del colore verde del dorso, frequenta una grande varietà di ambienti con acqua ferma o debolmente corrente come ad esempio stagni, canali a corso lento, fossi, risaie paludi, laghi e vasche di raccolta per l’acqua piovana. È frequente incontrare adulti e giovani riscaldarsi sulle sponde e vederli balzare in acqua non appena ci avviciniamo per osservarli meglio. La Rana esculenta si riproduce a primavera inoltrata, tra aprile e giugno.

Rana Agile

La Rana agile (Rana dalmatina) assieme alle due che seguono, fa parte del gruppo delle “rane rosse”, ossia quelle rane che non hanno mai parti verdi nel dorso, e che presentano, appunto, colorazioni marroncino rossicce.  La rana agile, si distingue dalle altre per il bianco candido del ventre e per la maggiore lunghezza degli arti posteriori che, come indica il nome stesso, le permettono di spiccare balzi sorprendenti. La Rana agile è poco legata all’acqua, frequenta infatti per tutto l’anno prati e boschetti, per entrare in acqua solo nel periodo strettamente necessario per l’accoppiamento, solitamente a fine inverno/inizio primavera.

Rana Italica

La Rana appenninica (Rana italica) è presente solo nell’Appennino, meno slanciata della precedente si distingue per la presenza di una striscia bianca che interrompe longitudinalmente a metà la macchiettatura scura che presenta nella gola. È una rana molto legata all’acqua e vive quasi esclusivamente lungo le rive di fiumi, torrenti e ruscelli con acque perenni. Si riproduce all’inizio della primavera e depone i grappoli di ovature sui fondali, fissandoli a pietre e rocce.

 

Rana temporaria

La Rana temporaria (Rana temporaria) frequenta solo ambienti montani, si distingue dalle precedenti per l’aspetto più tozzo e robusto (per questo un tempo veniva cucinata) e per la colorazione del ventre, spesso macchiettato di scuro.  Si riproduce a fine inverno in pozze, laghetti e stagni in ambienti collinari e montani.

Ovatura temporaria

Spettacolare è la presenza dei suoi girini al lago Cavone nel parco del Corno alle Scale, dove in agosto è possibile osservarne a migliaia che si scaldano lungo le rive, guizzando come piccoli pesci.

Mi raccomando però: le rane sono specie protette dalla L.R. 18/2016, è vietato catturarne individui, girini e uova; inoltre, se le manipoliamo rischiamo di metterle in contatto con pericolosi agenti patogeni e contribuiremmo al loro declino. Se volete osservarle munitevi di un binocolo o di un buon teleobiettivo e durante le passeggiate soffermatevi ad osservarle, da lontano mentre prendono il sole o galleggiano placidamente sull’acqua.

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