Scascoli dal medioevo ai giorni nostri attraverso le pagine dei libri di storia
Di Gianna Solmi
Mai nome fu così “azzeccato” da parte della toponomastica romana per questa località. Il termine “Sassicasculi” si riferisce all’insediamento della chiesa di Santo Stefano di Scascoli che si trova sopra ad un’erta collina alla destra del torrente Sàvena, di fronte a Monte Rumici. Su questa collina, formata da depositi alluvionali quaternari costituiti da ghiaie e sabbie cementate, sono stati costruiti sia la chiesa che il cimitero e si sono avuti nei secoli numerosi crolli di questi depositi che hanno “forgiato” il termine “Sassiscasculi, sasso che cade”.
Non è stato invece oggetto di fenomeni erosivi il sottostante Borgo della chiesa denominato “La Valle” di chiara origine medievale (a valle della chiesa), costituito da una piazza con un “quadrivio” di strade al centro e da case a torre che limitavano un tempo la piazza e che costituivano, con opportuni serragli posti tra le case a torre, un “fortino” contro le invasioni barbariche.
Dalla piazza, con un pilastrino votivo del 1873 al centro, si diramavano quattro strade: la prima centrale che portava e porta direttamente alla chiesa; la seconda a destra (oggi denominata Via Della Serra) che raggiungeva il Molino di Scascoli; la terza leggermente a sinistra della piazza (oggi ridotta ad un sentiero) che raggiungeva la località La Fornace e la quarta, a sinistra, che congiungeva la frazione dell’Anconella. Molti sono gli scrittori che nel tempo hanno raccontato questo borgo caratterizzato da un paesaggio “morandiano” e ne riportiamo alcuni testi in ordine cronologico.
Dal “Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico della Montagna e Collina del territorio bolognese” scurito da Serafino Calindri a fine ‘700, si legge: “Scascoli, Comune e Parrocchia composta di 300 anime divise in 56 famiglie. San Giuseppe alla Torre di S.Paolo è l’Oratorio unico che si trova nel distretto di questa Chiesa e appartiene ai padri Barnabiti di San Paolo in Bologna che qui possiedono un’Impresa. Arena e tufo arenario è il suolo di questo territorio sul quale si raccolgono un anno per l’altro moltissima uva, moltissima frutta, molta ghianda, pochi boschi di legna da fuoco, molti castagni, molto fieno, molta seta, pochissima canapa, tre misure circa di grano e 2 o 3 di marzatelli che si seminano. Vivono qui parte dell’anno un fabbro, un Muratore, un Calzolaio, un Falegname, un Molinaro. L’aria è delle migliori, non raggiungendo il numero annuo di morti adulti a più di 2. Come Massaria o Comune comprende sotto l’Anconella. Sono suoi borghi: Campione di famiglie 5, Colle di famiglie 4, Farnè di famiglie 5, La Valle di famiglie 14”.
E ancora in “Dalle Chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna”del 1849 si legge: “Poco distante dalla destra riva del Savena, a 17 miglia circa da Bologna percorrendo la Via di Toscana,: fuori porta San Stefano, è posta la chiesa di Scascoli, in luogo di monte quant’altri mai salubre ed ubertoso. Non abbiamo di questo Distretto più antica memoria al di là del 1223 ricavata da un istrumento del 14 Febbraio di detto anno a rogito di Ubertello riguardante una permuta di un appezzamento di terreno tra Rodofeno di Guidotto da Scascolo col Massaro dell’Ospedale di Livergnana e Albertino di Bellondino dello stesso luogo. Nel 1249 Scascoli aveva 32 fumanti e fu tassata di 36 uomini per la spedizione contro Modena; nel 1286 ebbe un estimo di lire 1638. Nel 1305 si raccoglie come questo luogo pagasse omaggio con tanti altri alla famiglia Lojani. Esisteva certamente in questo luogo un Castello, ma da chi edificato, come e quando e da chi distrutto s’ignora, potendosi soltanto dedurre del luogo ove esisteva dal nome di una Località chiamata oggi Costa del Castello o La Fossanza. Nel 1378 questa Chiesa col titolo di San Stefano di Sassichascoli era annotata come dipendente dal Plebenato di Barbarolo. In seguito si trova indicata sotto due titoli e cioè dei Santi Stefano e Martino fino al 1508 e non più oltre. Alla fine del XIV secolo la Chiesa è in stato di minacciante rovina e risistemata dal vigilante zelo e generosità del M.R.D. Giovanni Francia che la governò dal 1678 al 1714 e che s’accinse a ricostruirla interamente. Egli diede inizio ai lavori nel 1684 e la completò nello spazio di 10 anni. La chiesa è lunga 48 piedi e larga 14. L’Ordine è toscano misto, costruito a volte reale con 3 altari. Il maggiore è isolato e la tavola di fondo rappresenta il Santo Protomartire Stefano titolare della Chiesa unitamente a San Martino e S. Antonio da Padova e sull’alto la Beata Vergine col Bambino; orna questo altare un vaghissimo Tabernacolo ad intaglio di legno dorato. I due altari minori sono: quello a destra dedicato alla Madonna del Rosario e quello a sinistra al Patriarca San Giuseppe che era di ragione dei RR.PP. Barnabiti. Avvi questa Chiesa un oggetto ben raro, di squisita eleganza di lavoro è cioè il Sacro Pergamo. Bella è pure la Sacrestia, in sintonia con la vaghezza della chiesa, opera dell’attuale suo degno Parroco Pietro Tamburi. Al restauro del campanile fu posto mano nell’anno 1676, prima che fosse ricostruita la Chiesa e fu innalzato fino a 60 piedi (bolognese cm. 38) e fornito di 4 campane. Un solo Oratorio venne poi eretto dai PP. Barnabiti di San Paolo in Bologna in luogo detto alla Torre dei Barnabiti e fu dedicato alla Beata Vergine di proprietà in seguito di Luigi Borghi. Un altro Oratorio dedicato a Santa Maria Maddalena si trova al Molino di Scascoli di proprietà di Valentino Casali. La Parrocchia composta di 600 anime confina con le Parrocchie di Livergnano, San Ansano, Monte Rumici, Bibulano, Monzuno e Barbarolo. E’ sotto la giurisdizione del Governo di Lojano”.
Infine, si legge nel libro “L’Appenino Bologese, descrizione itinerari”, publicato nel 1881 per Arnaldo Forni Editore: “Al luogo detto Cà della Guardia si trova sulla destra una strada mulattiera per la quale si arriva a Scascoli, impiegandovi di tempo 35 minuti. La chiesa sacra a Santo Stefano è a poca distanza dalla riva destra del Savena. Le prime notizie su cotesto luogo si hanno nel 1223 e siccome si trova nelle vicinanze una località detta Costa del Castello od anche La Fondazza, così si vuole che qui sia esistita una antica Rocca. A 10 minuti di distanza dalla chiesa vi sono alcune case ed il luogo è detto Valle di Scascoli; ivi si trovano un’osteria, una salsamenteria ed uno spaccio di sali e tabacchi. Da entrambi questi luoghi sono visibili sul versante opposto del Savena, Monte Rumici, Monte Adone, Brento e Monte Venere.
- Secolo XVII – La famiglia del Conte Cesare Mattei era originaria di Scascoli. Nel Catasto Boncompagni del 1785, in varie località di Scascoli, circa 30 fumanti sono riferiti alle varie famiglie Mattei, tutti piccoli possedimenti di poche tornature variamente coltivate in località Farné.
1816 – Pier Paolo di Scascoli è uno scrittore che pubblica «Studi romagnoli nel periodo napoleonico»
1849 – Stato Pontificio – Fabbri Giuseppe di Scascoli ottiene 114 voti per essere eletto tra i Rappresentanti del Popolo all’Assemblea Nazionale dello Stato Pontificio.
1852 – A Scascoli ci sono 457 Abitanti in 81 Famiglie e 8o Case.
1900 – I Conti Masetti del ramo toscano sono i proprietari di Villa Croci e Villa La Torre. I Masetti venderanno le due ville e 14 poderi attorno a Scascoli al Gr.Uff. Manaresi Aurelio nel 1940.
- A Scascoli ha sede l’Associazione culturale “IL NIDO DELLA VALLE”’ che promuove eventi culturali a 360° per il piacere della cultura e che svolge anche ricerche storiche sui luoghi della valle del Sàvena. Nel 2018 ha pubblicato il libro di Romano Colombazzi: “Alla scoperta dei castelli perduti nelle Valle del Sàvena”. Dalle ricerche storiche, inoltre, si è appreso che il grande regista americano Fred Zinnemann, nel 1951, ha donato a questo paese un incredibile documento storico, fissando sulla pellicola del film “Teresa”, persone, architetture e paesaggi del dopoguerra. (Alcuni attori del film sono: Anna Maria Pietrangeli, Jon Ericson, Patricia Colline, Ave Ninchi, Franco Interlenghi.)
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