I lavori per la sua costruzione iniziano nel 1390 e si chiudono, ancora incompleti, nel 1663. Al suo interno sono racchiuse le opere di artisti come Michelangelo e Jacopo della Quercia, i tre portali sono un vero e proprio vangelo scolpito mentre la facciata “non finita” fu difesa anche da Carducci che si oppose al suo completamento
Di Gianluigi Pagani
(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2015)
Tra i molti, importanti, monumenti di Bologna ve ne è uno che conserva ancora intatto lo spirito di rinascita civica che l’ha ispirato e l’orgoglio della comunità che l’ha fondato, oltre sei secoli fa, e con dedizione, fino ad oggi, custodito.
San Petronio, una delle basiliche più grandi d’Europa, sorge nel 1390. A realizzarla non è la curia, ma il libero comune, la città intera, che da tempo desidera una grande e degna chiesa da dedicare al santo patrono. Per questo si impegna a finanziarne la costruzione, attraverso leggi apposite e libere donazioni, immaginandola di dimensioni così vaste da poter contenere idealmente e materialmente l’intera popolazione del tempo. Una vera e propria piazza coperta dunque, grande come e anche più della Piazza Maggiore, fulcro della vita pubblica cittadina, sulla quale viene deciso di erigere la sua solenne mole, disposta a lato dei principali centri della vita civica, i palazzi del Governo, delle Arti, dello Studio e del Commercio.
La costruzione, iniziata speditamente, si protrae per molti decenni sino a raggiungere il punto ove, al previsto incrocio tra le navate, il transetto e l’abside si sarebbe dovuta innalzare la grande cupola. Questa tuttavia non è mai realizzata ed è qui che l’edificio si chiude, nel 1663, quando, con opportuno realismo e felice idea progettuale si completano le ultime parti, non più secondo l’oramai antico e non più realizzabile progetto, ma nelle forme in cui ancora oggi lo conosciamo.
Anche la facciata, che ha accolto nel frattempo uno dei più celebrati cicli scultorei, non solo decorativi ma piuttosto narrativi del Rinascimento, è sì completata nelle strutture murarie, tuttavia nella sua parte superiore resta spoglia del rivestimento marmoreo.
Un “non finito” non privo di fascino per il gusto moderno che ha saputo apprezzarne la suggestione ed il significato di testimonianza per un monumento così gravido di storia. Il senso di questa memoria ed il tratto estetico di quel contrasto così vivido fra le materie, i marmi raffinati e i rudi mattoni, è compreso da Giosuè Carducci che ne canta le lodi e si oppone alla ennesima proposta di un nuovo completamento della sua facciata.
Il suo capolavoro sono i tre portali, il cui messaggio iconografico, vero e proprio Vangelo scolpito, da secoli accoglie i visitatori sulla soglia della basilica e li prepara all’ingresso nello spazio sacro.
All’interno della chiesa lo stesso messaggio si materializza in uno spazio vasto ma accogliente, sotto le ardite volte e tra le ampie campate che ne equilibrano la verticalità, avvolgendo e orientando il visitatore.
Il cantiere di San Petronio è per tutto il tempo della sua realizzazione il principale centro artistico e culturale di Bologna, il luogo di produzione e irradiamento dei capolavori destinati ad abbellire non soltanto la Basilica, ma l’intera città.

San Rocco dipinto dal Parmigianino nel 1527, un olio su tela di tre metri per due conservato all’interno della Basilica.
Ogni epoca artistica vi è rappresentata, nelle opere di chi, come Simone dei Crocifissi, Giovanni da Modena, Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti, Jakob Griesinger da Ulm, Amico Aspertini, Alfonso Lombardi, Parmigianino, Michelangelo, Baldassarre Peruzzi, Vignola, Palladio e moltissimi altri ancora fino al contemporaneo Giacomo Manzù, lascia qui una testimonianza memorabile del proprio talento.
Il tesoro custodito in San Petronio non si limita ai soli aspetti delle arti figurative, ma investe campi le cui attività sono ancora vitali, come la musica – l’archivio della cappella musicale e gli organi antichi (1471) – le arti applicate – i preziosi paramenti liturgici, i corali, le oreficerie e i reliquari – sino anche la tecnica la scienza – il pendolo di Foucault di recente realizzazione e la grande meridiana tracciata sul pavimento dal l576 e poi ingrandita nel 1665.
Sotto queste volte sono stati accolti principi, sovrani e papi, hanno predicato santi, vi sono le spoglie di personaggi illustri, come Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone. San Petronio è il centro della vita pubblica cittadina ed è sede di eventi straordinari che testimoniano del ruolo di Bologna, città crocevia fra il Mediterraneo, Roma e l’Europa, come l’episodio epocale dell’incoronazione di Carlo V, nel 1530, tre anni dopo il Sacco di Roma, o le Sessioni straordinarie del Concilio Tridentino nel 1547.
La Basilica di San Petronio, voluta dal popolo e dal Comune bolognese, è l’espressione più evidente della cultura e della tradizione religiosa e civile della città che, dal nome dell’antico Vescovo e Patrono è detta, appunto, Petroniana. Tra le più grandi chiese della cristianità, custode di capolavori di arte che tutto il mondo ammira, è innanzitutto il luogo simbolo di Bologna, vanto ed espressione della sua identità.