PASCOLI e MATTEOTTI tra libri, documenti e memorie

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All’ombra delle Torri i punti di incontro non comuni tra i due importanti esponenti della cultura e della società tra fine Ottocento e primo Novecento

Gian Luigi Zucchini

Cos’abbia a che fare Giovanni Pascoli con la figura dell’esponente socialista Giacomo Matteotti non si spiegherebbe, senonché si sono intrecciati in questi ultimi tempi eventi e ricorrenze che legano  – – tra fine Ottocento e prima metà del Novecento – questi personaggi ai primi sviluppi del movimento socialista in città e conseguentemente alla storia nazionale; oltre che alla cultura politica, scientifica e letteraria a Bologna e altrove.

Nell’anno appena trascorso, è stato celebrato il primo centenerio della morte di Giacomo Matteotti. Si sono tenute in Italia diverse manifestazioni, tra cui quelle importanti a Fratta Polesine, località dove l’uomo politico nacque il 22 maggio 1885 e visse l’infanzia e la prima giovinezza.

Qui, la casa natale è diventata museo nazionale, corredata da un centro di documentazione utile per approfondire ulteriormente la situazione economica, culturale e politica, che – nel piccolo paese quasi sperduto nella vasta pianura tra il Po, Rovigo e Ferrara – vide sorgere all’inizio del secolo XIX   una delle prime società carbonare, preludio di una coscienza nazionale che troverà poi ulteriore spazio e consolidamento nel periodo Risorgimentale. Ricca pagina di storia, dunque, quasi sconosciuta, che potrebbe collegarsi agli eventi bolognesi di quel periodo, (anch’essi scarsamente conosciuti), in cui furono giustiziati i giovano bolognesi Luigi Zamboni e Giambattista De Rolandis.

Ma a Bologna possono essere ricondotti pure eventi recenti, sempre relativi alla figura di Matteotti: la lapide posta dal Comune di Bologna presso la casa da lui abitata da studente nel capoluogo emiliano, in via Fondazza 32, pochi metri prima della casa abitata da Giorgio Morandi, che si trova nella stessa via, al n.36; poi il grande murale che raffigura il volto dell’uomo politico, dipinto sulla facciata del liceo Copernico, via Ferruccio Garavaglia, 11, inaugurata il 10 giugno 2024, a cento anni esatti dalla morte dell’uomo politico. Infine l’importante mostra Di intelligenza eletta e di animo buono. Matteotti studente all’Università di Bologna, inaugurata il 7 novembre dello stesso anno , ricorrenza della laurea in legge di Matteotti,  e in corso fino al 3 gennaio 2025, a cento anni dallo sprezzante discorso che Mussolini fece in Parlamento relativo al delitto dell’esponente socialista. La mostra è stata allestita presso il Museo Europeo degli Studenti, in via Zamboni 33, luogo che, indipendentemente dalla mostra, meriterebbe almeno una visita per gli interessanti oggetti e i documenti scritti e visivi che vi si conservano.

Quindi l’Alma Mater Studiorum Bononiensis, l’Università più antica dell’intero mondo occidentale , si trova al centro della formazione di Matteotti, come lo fu per Giovanni Pascoli. E per entrambi questo intreccio fu consolidato da un interesse e una militanza politica, che si svolse per il poeta negli anni della giovinezza, durante la vita universitaria, e per Matteotti  lungo tutta la sua purtroppo breve esistenza, fino all’assassinio avvenuto il 10 giugno 1924.

Del Pascoli politico si sa pochissimo, mentre invece per lui è un periodo di formazione e di consapevolezza sociale. Sono soprattutto intensi gli anni giovanili, in cui il futuro poeta fu attirato dalle urgenze di giustizia che nel tempo cominciavano ad emergere con forza, e in diversi casi anche in modo violento. Le spinte anarchiche, a quei tempi, erano presenti in alcune frange del movimento socialista, specialmente in Romagna e in molte zone della pianura bolognese-emiliana, insieme ad altre componenti che si ispiravano all’ideologia della Russia già sovietica, già prima della scissione comunista di Livorno avvenuta nel 1921. Inoltre permaneva una forte corrente di ispirazione moderata e più decisamente democratica, a cui apparteneva Matteotti, in disaccordo profondo con le altre correnti più oltranziste e violente.

Pascoli, già inasprito per l’assassinio impunito del padre, frustrato per le proprie condizioni di povertà  e per la diffusa ingiustizia sociale, militava durante i primi anni della sua vita universitaria nelle file socialiste. Estremista e ribelle in un primo tempo, maturò poi una più razionale e calibrata visione politica, seguendo il progetto più concreto e meno eversivo di Andrea Costa, Filippo Turati ed altri, come pure – più tardi – Matteotti, esponente, come si è detto, di una visione democratica, attenta agli aspetti sociali degli ultimi e più reietti della società, in equilibrato dialogo con la borghesia più illuminata.

Un libro decisamente interessante, uscito di recente, mette in luce i vari aspetti della personalità del poeta attraverso i vari luoghi da lui abitati in Italia; e Bologna fu senz’altro uno dei più importanti (si veda il mio articolo su “Le Valli bolognesi” dell’1 ottobre 2019). Un ampio saggio di Elisabetta Graziosi, già docente presso l’Università bolognese, riprende ora ampiamente questo periodo, cercando di completare un quadro ancora impreciso di una vita controversa, ambigua e mai concretamente accettata (Pascoli e Bologna: tre incontri, in Giovanni Pascoli, Viaggio in Italia, a cura di R. Boschetti e G. Miro Gori, pp. 341, ed. Il Ponte Vecchio, Cesena, 2014, 18 ).

Così la vita di due importanti esponenti della cultura e della società tra fine Ottocento e primo Novecento, apparentemente lontanissimi tra loro, presenta, per sviluppo di ricerche e ricorrenze, punti di incontro non comuni proprio nella nostra città di Bologna.

Ci è sembrato utile ricordarlo.

 

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