Le tartarughe nostrane sono messe a rischio all’invasione degli esemplari provenienti dalla Florida. Alla “Bora” di San Giovanni in Persiceto un esempio di tutela della diversità biologica nella pianura bolognese.
Testo e foto di Andrea Morisi
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2016)
Si sta cercando da anni di salvaguardare la biodiversità. A scala globale ma anche subito fuori porta.
La biodiversità corrisponde alla ricchezza in termini di specie animali e vegetali, ma anche di ambienti in cui queste vivono, con tutti i ritorni positivi per l’Uomo in termini di servizi ecosistemici “gratuiti” come il cibo, l’aria e l’acqua pulite, l’impollinazione o anche aspetti immateriali come la bellezza del paesaggio.
La pianura, in particolare, con le imprescindibili necessità insediative, produttive e infrastrutturali di un’area in cui si concentra l’attività umana, ha conservato ben poco dell’originaria varietà di piante, animali, habitat, paesaggi. Esistono peraltro alcune aree e alcune iniziative che stanno cercando di opporsi a quella che gli scienziati chiamano, ormai, la Sesta Grande Estinzione globale.
La biodiversità può (deve) essere tutelata in modo diffuso, se si intende davvero conservarla, per cui anche i terreni coltivati, le aree a verde pubblico, i giardini privati possono essere pensati e soprattutto gestiti in modo non solo di conservarla il più possibile, ma anche di incrementarla. Esistono azioni, spesso anche piuttosto semplici, che possono essere attuate da ciascuno di noi. Cito banalmente la riduzione del ricorso alla chimica o la apposizione di rifugi e nidi artificiali per uccelli, insetti, pipistrelli, ecc.
L’altra possibilità consiste nella realizzazione di spazi destinati appositamente alla natura e agli organismi selvatici. Tipicamente ciò avviene con la creazione di aree protette.
Un esempio (ne esistono diversi altri, di cui parleremo) di ciò che oggi si sta facendo nella pianura bolognese è quello della “Bora” di San Giovanni in Persiceto e della testuggine palustre.
Dal 2013 nell’Area di Riequilibrio Ecologico “La Bora” un gruppo di operatori impegnati nella gestione dell’area protetta ed alcuni volontari hanno avviato un piccolo ma efficace progetto per salvare un animale molto particolare e tipico della pianura: la testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Questo rettile è tutelato in tutta Europa, ma sta subendo gli effetti della distruzione del suo habitat e dell’arrivo di specie esotiche invasive come le tartarughine della Florida che si comprano nei negozi, ma che poi, quando si accrescono, vengono liberate in natura.
Grazie ad iniziative finanziate nell’ambito delle attività della convenzione per la Gestione Integrata delle Aree Protette della Pianura (GIAPP) sottoscritta ormai da venti Comuni della pianura bolognese e modenese, si è potuto realizzare e gestire un gruppo di vasche recintate ed un laboratorio con acqua-terrari. Nelle vasche esterne, in condizioni semi-naturali, vengono allevate una trentina di testuggini adulte (derivanti per la maggior parte da individui feriti recuperati dal CRAS LIPU di Bologna) che fungono da riproduttori e che depongono annualmente le loro uova in letti di deposizione appositamente realizzati. Nelle vasche esterne vengono gestiti i livelli dell’acqua e controllata la vegetazione. Al momento della schiusa delle uova i neonati (una cinquantina tutti gli anni) vengono raccolti e portati nel laboratorio dove vengono allevati in condizioni controllate, alimentati e curati.
Ad oggi sono oltre 150 le giovani testuggini nate ed allevate grazie al progetto.
L’attività è stata autorizzata dall’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità dell’Emilia Orientale ai sensi della L.R. 15/2006 e si avvale della supervisione del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna.
Gli adulti riproduttori sono stati caratterizzati geneticamente dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, per essere in linea con le procedure scientifiche che si adottano nelle reintroduzioni di specie selvatiche.
L’obiettivo di fondo è ridurre la perdita di individui che avviene in fase neonatale e giovanile e al raggiungimento delle dimensioni sufficienti per una liberazione in natura in condizioni di minima sicurezza si provvede alla loro reintroduzione in siti adatti.
L’impegno è molto elevato e non sono mancate le difficoltà: in due diverse occasioni sono avvenuti dei furti di testuggini, ma oggi l’area è stata attrezzata con videosorveglianza e si è stretta una forte collaborazione sia con il Comando dei Carabinieri che con il Corpo Forestale dello Stato. Alcune testuggini trafugate sono state, peraltro, recuperate.
Altre difficoltà rimangono sul piano organizzativo e della possibilità di riuscire a dedicare a questo progetto sufficiente personale qualificato.
Un recente finanziamento del Ministero dell’Ambiente, integrato da Regione Emilia-Romagna e Comune di San Giovanni in Persiceto, ha permesso di arricchire l’area con la “Casa della Natura”, un piccolo stabile in legno, antisismico ed ecologico, che funge da supporto logistico e per lo svolgimento di attività di educazione ambientale, nonché con otto nuove vasche recintate. Il tutto è avvenuto anche grazie al contributo dell’Associazione Sostenibilità e Territorio “Antonino Morisi”, di Ecostrutture Case Ecologiche, di Coop Adriatica e di Sustenia srl.
Per informazioni e accordi per la visita dell’area:pbalboni61@gmail.com oppure amorisi@caa.it