Le gesta i successi e l’avventurosa vita di uno dei più grandi lottatori italiani che nel 1928 vestì anche la maglia del Bologna 1928, la più antica squadra di rugby d’Italia. Dichiaratamente comunista, stimato dal Regime per la sua grande fama, fu premiato da Mussolini anche se rifiutò sempre di indossare la camicia nera
di Claudio Evangelisti
(pubblicato nel numero uscito nella primavera 2018)

Federico Malossi
“E tu vorresti far la lotta con quelle due gamb ed’laza?”
Nato nel 1905 a Bologna, nel borgo di via del Piombo, Federico Malossi da bambino veniva spesso preso in braccio da Giousuè Carducci, quando il Premio Nobel per la letteratura rientrava, alticcio dall’osteria per cantare insieme ai cinni della storica borgata. Malossi fu un lottatore eccezionale, tanto da diventare una bandiera dello sport petroniano. Ribattezzato Gamb ed laza al suo primo ingresso in palestra, per le sue gambe lunghe e magre, il soprannome gli rimase anche quando plasmò il fisico a tal punto da diventare uno dei modelli più richiesti dal Prof. Pasquale Rizzoli, prestigioso membro dell’Accademia delle Belle Arti, che scolpì i monumenti a lui ispirati. Fu premiato personalmente da Mussolini per le sue imprese sportive, anche se era di idee comuniste. Durante la guerra civile, accusato di sabotaggio, scampò alla fucilazione grazie all’intervento del Podestà Arpinati. Fu ambasciatore di pace in una Svezia rancorosa, dopo l’epica tragedia del dirigibile Italia del Generale Nobile. Pluricampione italiano, celebrato dalla propaganda di regime, fece parte del famoso trio dei moschettieri della lotta. Come allenatore ebbe il merito di scoprire atleti olimpici, ma fu soprattutto un grande campione di umanità e generosità.
“Bologna Sportiva”
Nel 1924 il podestà di Bologna Leandro Arpinati, membro del Consiglio Nazionale del Partito Fascista, assume la presidenza della F.I.D.A.L., la federazione dell’atletica leggera, e della F.I.G.C. (sarà lui a far costruire lo stadio Littoriale). Egli si presenta come paladino dello sport bolognese e nel 1928 nasce ufficialmente la “Bologna Sportiva”. Tutte le società sportive bolognesi vengono riunite in un unico ente. Il fulcro del nuovo sodalizio è il vecchio Football Club, attorno al quale confluiscono le sezioni degli altri sport: dall’atletica leggera al nuoto, dalla ginnastica al pugilato e dal rugby alla lotta. I primi anni di “Bologna Sportiva” coincidono con l’apice della carriera politica di Arpinati, numero due del fascismo e successivamente presidente del Coni. Nel nuovo ente confluiscono, anche dietro forti pressioni, società prestigiose come la “Sempre Avanti!”, mentre la Fortitudo, emanazione sportiva della Curia bolognese, riuscirà a rimanere indipendente.

I TRE MOSCHETTIERI
Malossi, Gruppioni e Donati con allenatore Breznotis
La maggioranza dei migliori lottatori provenienti dalla Sempre Avanti! sono di chiara ispirazione socialista, come Testoni che viene minacciato e picchiato da una squadra di fascisti locali, e Federico Malossi, che al rientro da Pontremoli dopo un concorso ginnico fa cantare l’Internazionale in treno ai suo compagni. Comunque sia, sarà proprio nel corso di quel periodo che i giornali inizieranno a narrare le epiche gesta di un famoso trio di lottatori bolognesi: “I Tre Moschettieri”. Gruppioni, Donati e Malossi si aggiudicheranno il titolo italiano nelle rispettive categorie e partecipano ai primi incontri internazionali.

La trasferta in Svezia (Malossi è al centro)
Nel marzo 1929, a dimostrazione della celebrità che i “Moschettieri” si sono creati in campo internazionale, giunge dalla Svezia un invito per una tournèe nelle principali città. La trasferta si trasformerà in una autentica avventura, degna di una sceneggiatura romanzesca, tra disagi, tempeste di neve e celebri incontri. I tre lottatori accompagnati dal nuovo allenatore Breznotis (esule ungherese ingaggiato nel 1928) gareggiarono con onore per quindici giorni affrontando sei tornei in città diverse, con incontri quasi tutti vinti. In qualità di “ambasciatori” per l’Italia, si colse l’occasione per rendere omaggio alla vedova dello sfortunato meteorologo svedese Malmgreem perito tragicamente sul pack del Polo Nord, durante l’esplorazione del dirigibile “Italia” comandato dal Generale Nobile e immortalato dal celebre film “La tenda rossa”. Fu Malossi a portare un mazzo di fiori alla signora Malgreem. Fu un gesto distensivo che consentì all’Italia di alleviare quel clima di tensione che si era creato tra i due Paesi. Arrivati a Stoccolma però, si seppe che il treno non poteva procedere a causa dei tre metri di neve caduti. Bloccati dal gelo per cinque giorni, anche il denaro fornito dalla federazione svedese era esaurito. Per fortuna che Donati, provvisto di saggezza contadina, aveva conservato un gruzzoletto che bastò per arrivare a Berlino dove, affamati ma senza un soldo, si buttarono in un lussuoso ristorante italiano (La Bella Venezia). Mentre spiegavano al titolare la loro difficile situazione, l’unico avventore del locale, alquanto distinto, notò le divise della nazionale italiana e li chiamò al suo tavolo. Quando i quattro si avvicinarono riconobbero subito il celebre tenore Beniamino Gigli. Dopo essersi sfamati e ringraziato il loro anfitrione, Malossi chiese un autografo al grande cantante che venne vergato sul tesserino della Bologna Sportiva, in quanto Gigli, asserì sorridendo che “non firmava mai su carta bianca”. Rientrati finalmente a Bologna, la stampa si occupò molto della trasferta e i tre moschettieri divennero prestigiosi rappresentanti dello sport italiano all’estero.
Le imprese sportive di Malossi

Borgia e Malossi di Bologna Sportiva
Malossi fu Campione italiano dei medi nel 1927, 1930, 1935 e 1936. Vinse anche il titolo dei medio-massimi nel 1928. Partecipò a 4 campionati europei e vestì per otto volte la maglia azzurra. Ma non solo, nel 1928 fece parte della prima formazione del Rugby Bologna la più antica d’Italia. Nonostante il suo rifiuto ad indossare la camicia nera, i suoi anni migliori come atleta furono proprio quelli del ventennio. Diventò capitano-allenatore nel 1934 con “Bologna Sportiva”. Dopo la caduta in disgrazia di Arpinati, anche “Bologna Sportiva” entrerà rapidamente in crisi: nell’aprile 1935 la polisportiva sarà fusa con la Virtus. Nel 1938 il Duse registra ancora il tutto esaurito con l’incontro della fortissima nazionale ungherese che due anni prima aveva battuto la nazionale Italiana, ma questa volta ha di fronte la squadra della Virtus- Bologna Sportiva. I bolognesi vincono per 4 a 3 con vittorie di Donati, Borgia, Fanti e Malossi. Federico concluse con una vittoria la sua brillante attività agonistica, nel 1942 proprio a Bologna, in un memorabile incontro con la Germania. Nel dopoguerra è stato anche allenatore della nazionale di Lotta dove raccolse altri brillanti risultati.
Il dopoguerra con il C.A.B.
Il 19 dicembre 1948 Valentino Borgia, Gualtiero Petazzoni e Federico Malossi insieme ad altri 134 soci fondano il Club Atletico Bologna ed eleggono il primo presidente che sarà il Gen. Giuseppe Scarani. Nel semi interrato del liceo Righi, inizia l’avventura del C.A.B. L’epoca in cui la lotta bolognese era tra le migliori al mondo volgeva al tramonto ma, sotto le cure di Federico Malossi, continueranno a formarsi fior di campioni. Una ventina indossarono la maglia azzurra e cinque atleti hanno partecipato ai giochi olimpici. Il primo campione del CAB fu scoperto da Malossi sul greto del fiume Reno; il birocciaio Guido Fantoni smise così di raccogliere sassi dal fiume e nel 1948 vinse la medaglia di bronzo dei pesi massimi alle olimpiadi di Londra, seguito da Giuseppe Pirazzoli medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo 1955, mentre Marziano Magnani disputò le olimpiadi di Roma 1960. Anche dopo i 50 anni, Federico continuava a salire sul tappeto e a “tirare le rovesciate”. Personaggio eccentrico e precursore dei tempi, nel 1956 di ritorno da un viaggio in Francia, insieme ad altri compagni aprì il primo centro nudista bolognese di Cà le Scope a Monte Sole. Per i suoi meriti sportivi ebbe in riconoscimento la Croce di Cavaliere della Repubblica e la medaglia d’oro CONI. Dopo la sua scomparsa avvenuta il 29 giugno 1990, gli è stata intitolata la palestra del C.A.B. alle Caserme Rosse di Bologna che nel 2018 festeggia il 70° anniversario della fondazione di questo glorioso sodalizio sportivo.
- L'ANEDDOTO
- Malossi deve la sua vita alla lotta e soprattutto all’intervento di Leandro Arpinati. Il podestà di Bologna, Arpinati, ex braccio destro di Mussolini e paladino dello sport fascista, lo salvò quando seppe che lo stavano per fucilare in via Siepelunga insieme ad un altro appartenente alla Resistenza. Malossi era operatore della TIMO (ora Telecom) e passava informazioni alla resistenza armata G.A.P. intercettando le telefonate del comando nazifascista a Bologna. Per una spiata fu prelevato e condotto al comando tedesco in via Siepelunga per essere interrogato e successivamente “messo al muro” come delatore. Fortuna volle che un brigatista nero che conosceva di fama il Malossi lottatore, lo vide e telefonò al federale Arpinati che si fece garante per lui. Pochi giorni dopo la fine del conflitto seppe chi fu il delatore e si presentò alla sua porta con una rivoltella in mano pronto a vendicarsi, ma quando gli aprì la moglie della spia che piangente, lo implorò a desistere, tornò a casa e gettò via la pistola.