L’assassino delle api

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Si chiama Meloe proscarabaeus il vorace coleottero della famiglia delle Meloidae l’ultimo dei tanti pericoli che corrono i nostri alveari

Tiziana Lorenzini – Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna
(articolo pubblicato sul numero dell’estate 2019)

Le api rappresentano una fonte di vita assai preziosa per l’uomo ma, purtroppo, oggi sono sempre più numerosi i pericoli per la loro sopravvivenza. Dal cambiamento climatico ai danni causati dai veleni utilizzati in agricoltura, dall’inquinamento alla perdita di habitat naturali, ma non solo: occorre tenere presente anche un notevole aumento di pericolose malattie e parassiti. Da anni ormai si parla sempre più di varroasi, peste americana, peste europea, covata a sacco e tante altre patologie causate da virus, batteri, acari ecc. Anche i calabroni (Vespa crabro e Vespa velutina in particolare) sono insetti assai pericolosi per l’uomo e per le api. Pochi di noi, però, conoscono un altro grosso nemico, ormai diffuso pure nel nostro territorio: il Meloe proscarabaeus, coleottero appartenente alla famiglia Meloidae (comprendente moltissime specie), che vive soprattutto nei prati ricchi di fiori spontanei e nelle terre coltivate.

Meloe proscarabaeus sul fiore di trifoglio incarnato

Si tratta di un insetto dall’addome di colore nero con vivaci riflessi blu, piuttosto sviluppato e rigonfio (in particolare quello delle femmine quando contengono le uova), con elitre piccole che ne lasciano scoperta una gran parte: pertanto non lo si può vedere alzare in volo ma solo mentre zampetta durante i suoi continui passaggi da fiore in fiore per il suo consistente appetito. Consumati tutti i petali e gli stami di un fiore il pasto prosegue su quello accanto, senza un attimo di pausa e con la costante automatica espulsione del materiale velocemente digerito. È dunque garantita la sua distruzione di numerose piante coltivate, oltre che grosse defogliazioni anche su varie specie di alberi da frutto. Alla fine del periodo primaverile, le femmine depongono sottoterra un numero assai considerevole (alcune migliaia) di uova, all’interno di piccoli scavi profondi fino a 3 o 4 cm (lavoro effettuato a più riprese); dopo un mese circa le uova si schiudono e fuoriescono larve (dette “triungulini”) che, resistenti anche nel caso di avverse condizioni ambientali, con unghie robuste iniziano il loro percorso arrampicandosi rapidamente sulle piante e giungendo agilmente sino ai capolini florali: lì restano in attesa degli insetti, come ad esempio le api, che passano in volo da un fiore all’altro provvedendo al loro lavoro di impollinazione.

Provviste di ottimi artigli, le larve si attaccano alla peluria delle api che, viaggiando continuamente dai fiori sino ai loro alveari, ivi le trasportano e le scaricano consentendo senza volerlo la distruzione delle loro uova, delle riserve di polline e del miele. Gli ospiti ingrati abbandoneranno quel nido saccheggiato soltanto dopo aver compiuto una serie di mute e, raggiunta la maturità (l’intero ciclo richiede circa un anno di tempo), la successiva riproduzione di questi grossi predatori causerà purtroppo altre vere e proprie devastazioni. Se il Meloe viene attaccato, per difendersi inizia a rilasciare dalle sue articolazioni una sostanza velenosa (la cantaridina, che in passato era incautamente utilizzata persino come essenza afrodisiaca), che causa gonfiori e vesciche cutanee assai dolorose e, quindi, è davvero pericoloso anche per l’uomo. Dobbiamo dunque imparare a riconoscerlo, prendendo le necessarie contromisure al fine di difendere noi, le nostre coltivazioni e tutti gli insetti utili grazie al loro importante lavoro di impollinazione. I fiori sono la fonte di vita per le api, e l’incessante lavoro delle api costituisce fonte di vita per l’uomo.

La Ue lo scorso maggio ha emanato una decisione (la 847) accogliendo la proposta di iniziativa dei cittadini “Salviamo le api!” per garantirne la protezione, preservandone e migliorandone tutti i loro habitat. Data la grande importanza di tale decisione, la Commissione UE ha provveduto alla registrazione dell’iniziativa, con decorrenza 27/05/2019, data dalla quale è partita la raccolta delle firme a sostegno. È infatti necessaria un’apposita legislazione al fine di preservare e migliorare gli habitat degli insetti impollinatori, utili all’uomo, istituendone apposite zone di conservazione e riducendo drasticamente fertilizzanti e pesticidi nocivi, anche per la salute dell’uomo. Avremo un anno di tempo per raccogliere le firme a favore, necessarie non solo per la vita delle api ma anche per la nostra esistenza.
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