LA LINEA GOTICA

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Dalla primavera del 44’ a quella del ’45 è stato il fronte Sud del Terzo Reich. Sull’Appennino tosco-emiliano si fermò per un lungo inverno che terminò con la Liberazione

di Vito Paticchia

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2014)

Parlare oggi di Linea Gotica è riferirsi non tanto ad una linea difensiva ben definita, fisicamente individuabile, quanto ad un evento storico dilatato nello spazio e nel tempo che, a partire dalla primavera-estate del 1944 e fino alla primavera del 1945 si è dispiegato dall’Adriatico al Tirreno, da Pesaro a Massa e da Massa alla foce del Senio attraversando vaste aree comprese nelle Regioni Marche, Toscana ed Emilia-Romagna. Inizialmente essa ha coinvolto la valle del Foglia, i territori a monte e a valle del crinale appenninico tra la Toscana, la Romagna e l’Emilia, la valle del Serchio, parte della Garfagnana e delle Apuane. Da qui, dopo lo sfondamento alleato dei Passi appenninici dai Mandrioli alla Futa, a partire dall’autunno del ’44 e fino all’aprile del ’45, la linea difensiva si è stabilizzata sui crinali dell’Appennino al confine tra Modena, Pistoia e Bologna, sul Belvedere, Monte Sole, l’intero contrafforte pliocenico e i Gessi dell’imolese per terminare in Adriatico lungo gli argini del Senio e le valli di Comacchio. Un territorio molto ampio, quindi, che impedisce di delinearne i confini e stabilirne la esatta ubicazione, ma nonostante queste difficoltà, è possibile fissare dei precisi punti di riferimento. 

Storicamente, la Linea Gotica è quel complesso di fortificazioni ideate dall’esercito tedesco nell’estate del ’43 come contromisura alla caduta della Sicilia e agli sbarchi alleati a Salerno e sulle coste pugliesi del settembre 1943. Una linea da costruire lungo la dorsale appenninica da Pesaro a Massa per sbarrare l’avanzata alleata nella pianura padana. Il primo cantiere fu approntato al Passo dell’Abetone, ma fu sospeso dopo che le armate anglo-americane erano state fermate lungo la linea difensiva Gustav che correva da Ortona alla foce del Garigliano passando per Montecassino. Nel timore di sbarchi che aggirassero la Gustav, gli sforzi difensivi tedeschi si erano poi concentrati sulle coste della Versilia e della Liguria, lungo la costa adriatica a Rimini, Cesena, Cervia, Marina di Ravenna, Porto Garibaldi. Nella eventualità di una penetrazione nemica in Veneto lungo la Statale Romea, tra Pomposa, Bosco Mesola e Mesola era stato costruito un poderoso sbarramento di bunker, mai utilizzato, impressionante per la sua dimensione e la precisa dislocazione tattica.

Nella primavera-estate del 1944, in risposta all’avanzata alleata e alla caduta di Roma, i lavori lungo i Passi appenninici riprendevano su forte sollecitazione dello stesso Kesselring, comandante delle operazioni militari in Italia: mentre l’esercito tedesco era impegnato ad Est contro l’Armata Rossa e ad Ovest in Normandia, la Linea Gotica diventava il fronte Sud del Terzo Reich, di fondamentale importanza per garantire alla stessa Germania i rifornimenti agricoli della pianura padana, la produzione industriale del Nord Italia e la manodopera per le industrie tedesche. Ecco allora dispiegarsi in tutta la sua teutonica efficienza l’organizzazione Todt, che a partire dal 1933 aveva progettato e costruito in Germania le prime autostrade e la linea difensiva Sigfrido, in Francia il Vallo Atlantico e, nei paesi occupati dai tedeschi nei primi anni di guerra, tutte le opere richieste dall’esercito. In Italia, furono decine di migliaia gli operai e i tecnici inquadrati nella Todt per la costruzione di opere difensive, bunker, sbarramenti, rifugi per i comandi, riattivazione di linee ferroviarie e infrastrutture danneggiate dai bombardamenti alleati.

Terminati con soddisfazione dei comandi tedeschi i lavori ai Passi appenninici, i cantieri erano proseguiti più a nord per allestire nuove linee di arresto sfruttando la geomorfologia del territorio appenninico, le sue strette vallate, le barriere naturali, gli insediamenti storici, i corsi dei fiumi, i canali e gli argini costruiti nel corso dei secoli per bonificare le terre e regolamentare il flusso delle acque. Imprese locali, maestranze più o meno volontarie, tecnici della Todt, unità stesse dell’esercito tedesco iniziarono a scavare gallerie, ricoveri, camminamenti, posti di osservazione, punti di arresto, capisaldi, piattaforme per mortai e cannoni per fermare l’avanzata alleata che in certi momenti sembrava travolgente. Una condotta difensiva tenace da parte tedesca e un autunno particolarmente piovoso che trasformò le strade in fiumi di fango, portarono alla decisione alleata di arrestare il fronte alle porte di Bologna. Partendo dal Lago Scaffaiolo, esso raggiungeva la Valle del Reno lungo i Monti della Riva e il Belvedere, superava le rovine di Vergato e si dirigeva verso il Setta passando per borghi insanguinati di Monte Sole, si attestava su Monte Adone sfruttando la barriera del Contrafforte pliocenico, balzava sulla Vena del Gesso arroccandosi a Riolo per proseguire fino al mare lungo gli argini del Senio e restarvi fino alla primavera successiva. Fu questa, l’ultima linea difensiva tedesca in Italia, travolta definitivamente nell’aprile del 1945.

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