La bottega di Rapparini

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A Budrio, in un antico palazzo nobiliare, un piccolo museo di nicchia racconta la storia di un’arte antica legata alla tradizione delle nostre campagne

di Anna Magli
Foto di Giorgio Grassi

La Bottega del legno della famiglia Rapparini è stata inaugurata il 26 settembre 2015, nell’ambito della rassegna dedicata alla Notte dei Musei.

Una sala, al numero 37 di via Garibaldi, accoglie, in maniera permanente, la donazione effettuata da Nadia Rapparini in ricordo del padre Adriano. Lo spazio espositivo della Bottega, valorizza un chiostro molto affascinante di un antico palazzo nobiliare di Budrio, il Boriani Della Noce, che ospita al primo piano la Biblioteca pubblica. Il grande affetto per le proprie vicende famigliari e l’importanza assegnata alla storia, sentita come un patrimonio comune, hanno guidato Nadia in questo progetto. L’idea iniziale, soltanto abbozzata, ha acquisito nel tempo nuove ispirazioni e si è orientata in diverse direzioni.

La ricerca sulla storia della famiglia Rapparini, sulla falegnameria e sull’artigianato è stata affidata a Leonardo Arrighi, curatore della pubblicazione La bottega del legno della famiglia Rapparini – Falegnami a La Motta dalla metà del 1800 che illustra la genesi di questa singolare iniziativa museale.
La ristrutturazione e l’allestimento dello spazio espositivo, che ricrea l’antico laboratorio, è stata curata dall’architetto Maria Cinzia Chiodini.

Grazie a queste sinergie si è creato un luogo della memoria che educa alla dignità del lavoro, all’impegno, alla fatica, alla responsabilità sociale. Questo è il significato di uno spazio museale insolito: l’opportunità per gli adulti, ma soprattutto per i ragazzi ed i bambini di capire le radici della nostra società e della realtà produttiva dalla quale proveniamo. La possibilità di riscoprire mestieri e attività che, in epoca di crisi economica, possono essere esempi e modelli di produzione consapevole, per mantenere, fabbricare oggetti di vita quotidiana, senza necessariamente sempre e comunque sostituire, buttare e di nuovo acquistare.

Squadre, pialle, raffietti, gavoli, mazze, lime, sgorbie, spazzole, seghe, morsetti e tanto altro, il tutto per far ruote da carro, tini e botti, porte e finestre e perfino argani per sollevare le statue religiose. Questo è quello che il visitatore può trovare all’interno del museo. La Bottega del legno della Famiglia Rapparini raccoglie l’eredità morale di Adriano, padre di Nadia e dei valori che ha voluto trasmettere. Adriano non lavorava nella falegnameria di famiglia, aveva una spiccata vena artistica che esprimeva nella musica suonando il flauto nella banda ma anche nei vari lavori manuali che eseguiva nella bottega gestita dal padre e dallo zio. Sarà il cugino Ottorino, detto Nino ” il conte”,  l’ ultimo custode della tradizione familiare nel laboratorio de La Motta,  località fra Budrio e Molinella. La falegnameria diventa un luogo di ritrovo per molte persone, per scambiarsi qualche opinione,  fare nuove conoscenze, imparare un mestiere. 

Lo sport e la politica, altra grande passione di Nino, sono i temi dominanti che animano gli incontri nella falegnameria. Sono molti ragazzi che si formano professionalmente in questo spazio, grazie all’esperienza di Nino che è molto richiesto anche dai suoi compaesani, per le consulenze sui manufatti in legno prima di un acquisto. Quando Nino muore, nel 1994, il cugino Adriano decide di “cristallizzare” la falegnameria cominciando a costruire quel sogno che sarà poi realizzato dalla figlia Nadia con la nascita del piccolo Museo. Ed è Nadia che ricorda come nelle visite alla falegnameria l’odore della cucina si mescolasse con quelli del legno, della segatura, della colla che si spandeva dall’attiguo laboratorio, dove lo zio Nino lavorava. E ancora, nei ricordi di Nadia, è il padre Adriano a discutere con il cugino su come realizzare un mobile, contribuendo, lui, che non era falegname ma contabile in un’azienda, a disegnarne le forme su pezzi di legno. Tutti gli anni passati accanto al cugino Nino, avevano depositato in lui l’amore per quella materia viva, rivelandone i segreti. 

Per questa ragione il suo sogno più grande era di mettere a disposizione delle generazioni future gli oggetti che raccontano i 150 anni di attività della falegnameria di famiglia.  Oggi questo piccolo mondo, strettamente legato per oltre un secolo all’economia delle campagne e alla vita della gente, è inserito nella via dei Musei di Budrio e aggiunge un tassello al mosaico ricco e sfaccettato delle raccolte storiche, artistiche e documentali della città.

  • Via Garibaldi, 37, Budrio
    Apertura: ogni terza domenica del mese: 10-12.30 14-17
    Per scuole o privati, l’esposizione si visita su prenotazione chiamando l’Ufficio Cultura del Comune di Budrio, telefono  051.6928286 / EMail: cultura@comune.budrio.bo.it
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