La storia di Adrasto Bonfiglioli dalle gare con Dorando Pietri alla fuga da Caporetto fino al biroccio con cui portava la biancheria pulita anche al Baglioni. Oggi il suo laboratorio è sede dell’Associazione Rosa dei Venti
di Callisto Valmori – Associazione Rosa dei Venti
La storia di Adrasto Bonfiglioli inizia a metà Ottocento quando sposa Virginia Zani dando il via ad una storia importante di legami tra le due famiglie.
Il padre di Adrasto era stato richiamato più volte alle armi e aveva combattuto anche nella terza guerra di indipendenza e nel suo libretto militare era annotato che faceva di mestiere il lavandaio. Le due famiglie vivevano nella parte alta di via Siepelunga, in un caseggiato con un ampio cortile chiamato “Il cortile dei lavandai”. C’erano diverse famiglie raggruppate che esercitavano questo mestiere grazie alle acque del Canale di Savena: gli Zani, i Bonfiglioli, gli Orsi, gli Aldrovandi, i Serafini ed altri.
Adrasto era nato il 5 marzo 1884, proprio in via Siepelunga. Dopo le scuole elementari iniziava a praticare l’attività di lavandaio in famiglia e coltivava anche la passione sportiva per il mezzofondo, che praticava con gli amici, pur avendo i piedi piatti, e con scarpe che non hanno nulla a vedere con le raffinate scarpette degli atleti di oggi.
Le famiglie Zani e Bonfiglioli si trasferirono poi in via Foscherara, sempre accanto al Canale di Savena, di cui utilizzavano le acque in un caseggiato accanto al Mulino di Foscherara (risalente al 1600). Tutta la zona, a parte il mulino e l’edificio che ospitava le due famiglie, era incolta e brulla. Una zona oggi irriconoscibile per le trasformazioni urbanistiche che sono avvenute particolarmente dopo la seconda guerra mondiale.
Il padre di Adrasto, Alfonso, aveva avuto tre figli e alla sua morte ci fu la divisione dei beni. Il lavoro delle due famiglie proseguiva nel tempo e consentiva ad Adrasto di coltivare la passione sportiva per il fondo ed il mezzofondo partecipando a diverse gare.
Iscritto alla società sportiva della Virtus tra il ‘900 e ‘904 partecipò a diverse gare di mezzofondo ottenendo risultati molto importanti. La tradizione della famiglia racconta che corse anche con Dorando Pietri, giovane fornaio e pasticciere nato a Correggio poi salito agli onori delle cronache per le sue imprese sportive, riuscendo anche a batterlo, a Bologna, in diverse gare ufficiali. Al tempo si consolidò la voce che se Adrasto avesse avuto i mezzi economici avrebbe potuto gareggiare alla pari con Dorando Pietri anche in gare importanti.
Ricordiamo che Dorando Pietri partecipò a Londra alle Olimpiadi nel 1908 con il drammatico arrivo nella maratona e l’improvvido intervento di un giudice di gara che intervenne per sostenerlo e per questo fu squalificato e non ottenne la medaglia per il primo posto.
Paradossalmente, la mancata vittoria olimpica fu la chiave del suo successo. La coppa d’argento dorata donata a Pietri dalla regina Alessandra per riconoscere il suo valore sportivo è oggi custodita dalla «Società Ginnastica La Patria 1879» in una cassetta di sicurezza a Carpi, nello stesso edificio che fu il “Grand Hotel Dorando”
Adrasto sposò Ines Perotti ed ebbero due figli Alfonso e Giovanni ed nel 1916 fu chiamato sotto le armi con la divisa da Alpino e partecipò alle battaglie sul fronte. Nel fitto scambio di corrispondenza non faceva filtrare notizie preoccupanti, sia per la censura sia per non spaventare i familiari. Nella disfatta di Caporetto riuscì a sfuggire al nemico, a raggiungere di corsa Venezia e con mezzi di fortuna, rientrare a Bologna dopo lungo tempo.
Sentiva molto la responsabilità di sostenere in tutti i modi la sua famiglia. Proprio per le vittorie in gare sportive e per questa corsa verso Venezia che lo portò al sicuro, venne chiamato “Il lavandaio volante”. Venne congedato con il grado di Caporal Maggiore. Nel 1924 acquistò un ambiente di lavoro con casa attigua nel complesso del Mulino Parisio e aprì una lavanderia procacciandosi clienti tra le famiglie importanti, nobili e non, della città.
La casa veniva chiamata Casa del Mugnaio in quanto ospitò il mugnaio del mulino Parisio, ed il primo piano era costituito da un grande stanzone con pavimenti in legno un tempo adibito a granaio del mulino, per distendere e conservare il grano arieggiandolo prima di portarlo a macinare.
Adrasto si era dotato di un calesse con due cavalli ed un biroccio a due ruote per portare a casa dei clienti la biancheria pulita e ritirare la biancheria sporca. Esiste una cartolina dove una famiglia da via Rubbiani negli anni 30 scriveva “venga presto a ritirare la biancheria sporca perché non sappiamo dove metterla”.
I cavalli venivano acquistati nell’ambiente delle corse all’ippodromo all’Arcoveggio; cavalli a fine carriera per evitare loro la strada del macello. Due cavalli importanti, Diavolone e la Pierina, che avevano imparato a memoria le strade verso i clienti ed anche le soste davanti alle varie osterie per consentire ad Adrasto di bere un bicchiere di “terzanello” per contrastare la polvere delle strade di Bologna.
Aveva acquisito come clienti le Ferrovie dello Stato, l’Hotel Baglioni, la Comunità dell’Antoniano e tanti altre famiglie. La sorella Elide faceva le pubbliche relazioni e manteneva i contatti con i clienti della città di Bologna intessendo relazioni con tutti compresi i nobili.
Alcune operaie lavoravano nella lavanderia, e Adrasto era fiero perché versava loro tutte “le marche”. Il loro lavoro era importante e faticoso particolarmente d’inverno anche se il camino per scaldare l’acqua per “la bugheda” era sempre acceso.
Il bucato una volta lavato con la cenere e sciacquato con le acque del Savena in una vasca all’interno della lavanderia di metri 4×4, veniva caricato nei cestoni di vimini e portato con le carriole nel prato di fronte alla casa per stenderlo al sole.
Una settimana prima della liberazione di Bologna, esattamente la domenica del 15 Aprile 1945, uno spezzone colpì il tetto della lavanderia producendo danni senza ferire alcuno.. Le fatiche e le preoccupazioni del lavoro e la morte del figlio Giovanni determinarono un peggioramento delle condizioni di salute di Adrasto che chiuse l’attività di lavandaio in concomitanza della fine della guerra. Subentrò alla lavanderia una conceria di pelli condotta da Lolli Medardo, successivamente una tintoria e nel finale un laboratorio di arti e mestieri, cioè una elettromeccanica.
Nel gioco della vita la nipote Anna Maria Bonfiglioli abita nella casa del nonno Adrasto con il marito e con le figlie e l’ambiente della lavanderia con molto impegno è stato ristrutturato rispettando le caratteristiche di un luogo di lavoro e trasformandolo in una sala polivalente dove si svolgono delle attività gestite dall’associazione La ROSA DEI VENTI asd-aps per il benessere delle persone, rispettando la bellezza e la particolarità di un ambiente di una attività artigianale grazie alle acque dello storico Canale di Savena del 1176.
Oggi vengono realizzate passeggiate e trekking urbano parlando di antichi canali, mulini e lavanderie cogliendo le peculiarità ed i limiti delle trasformazioni che hanno cambiato il volto del quartiere quartiere Savena dedicato all’orticultura ed alla coltivazione delle primizie con una urbanizzazione massiccia; cosa analoga viene realizzata con gli studenti delle scuole elementari e materne per renderli consapevoli del loro quartiere e della città consentendo loro di esplorare dei luoghi particolari che non si possono dimenticare.
- L’area dove Adrasto stendeva il bucato, faceva l’orto e seminava il grano, fu espropriato in prossimità della seconda guerra mondiale insieme ad altre porzioni di territorio di altri proprietari. C’era infatti un progetto faraonico per ingrandire e potenziare la caserma Mazzoni, in vista di una folgorante vittoria bellica. Ora per uno strano e curioso gioco del destino la Caserma Corrado Mazzoni (50.000 mq nel quartiere Santo Stefano) è chiusa dal 2004 ed e’ in uno stato di abbandono: ormai 20 anni di attese dei cittadini che hanno proposto progetti, raccolto firme, affrontato dibattiti, collaborato a tesi di Laurea per la riqualificazione dell’area militare…senza esito.