Costruito tra il 1365 e il 1367 dal cardinale Albornoz quando la Spagna non era ancora unita sotto un’unica monarchia, ebbe il titolo di Real Colegio da Carlo V quando venne a Bologna per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero (1530). In sette secoli di storia ha ospitato tanti personaggi celebri come Miguel de Cervantes, autore del ‘Don Chisciotte della Mancia’, e Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù
di Gian Luigi Zucchini
Di solito non ci si fa caso, ma imboccando via Collegio di Spagna da via Saragozza, si nota una massa scura di verde che tracima da un’antica muraglia; e si suppone che lì ci sia un grande giardino, che invece non c’è (almeno, non enorme). Una finzione, accreditata da alcuni alberi di cui si vede la cima. Ma, proprio all’angolo tra le due strade, si dovrebbe invece far caso al bellissimo portone con grandi rilievi, che vengono poi ripresi lungo l’edificio, per giungere infine, al termine della via, ad un altro bellissimo portale scolpito, dove in grandi dimensioni viene riportato in pietra lo stemma dei re di Spagna.
Siamo in via Collegio di Spagna, strada che prende il nome appunto dalla costruzione di cui si è detto, fatta costruire – tra il 1365 e il 1367 – dal cardinale Albornoz, arcivescovo di Toledo, per accogliere studenti spagnoli desiderosi di approfondire i loro studi in Italia, ma in particolare a Bologna, sede di un’Università, già allora celebre in Europa soprattutto per gli studi giuridici. La Spagna non era ancora unita in un unico regno, che avvenne nel 1475 quando Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia unificarono il paese sotto un’unica monarchia. Il Collegio di Bologna fu costituito oltre un secolo prima, ed ebbe il titolo di ‘real collegio’ da Carlo V d’Asburgo, quando il sovrano si recò a Bologna nel 1530 per essere incoronato con grande solennità Imperatore del Sacro Romano Impero dal papa Gregorio VII nella basilica di San Petronio. La denominazione ufficiale fu allora, come anche oggi, “Real Colegio Mayor de San Clemente de los Españoles”
Lo stemma sopra il portone all’incrocio con via Saragozza, e soprattutto l’altro, all’incrocio con via Belfiore, riporta gli scudi araldici degli antichi regni spagnoli: regno di Castiglia, rappresentato da un castello turrito, regno di Aragona, rappresentato da un’aquila, e regno del Leon, rappresentato da un leone rampante. Inoltre, i gigli di Francia delle casate dei Valois e di Borgogna, per matrimoni dei re spagnoli con principesse francesi, mentre intorno, in cornice, gli stemmi dei possedimenti minori del re Carlo V, che poteva fregiarsi dei titoli di conte di Fiandra, duca del Brabante, re di Gerusalemme, conte del Tirolo, re di Granada (già regno appartenente a un emiro musulmano).
Infine, nel mezzo e con grande rilievo, il Gran Collare dell’Ordine del Toson d’Oro, lo stesso che si può vedere, e con gli stessi scudi araldici, nel grande rilievo in arenaria collocato sulla facciata di una casa in via Rizzoli, là posto per celebrare la venuta a Bologna del re spagnolo. La cornice, bellissimo lavoro in pietra scolpita, è dell’architetto e intagliatore Bernardino da Milano, lo stesso che elaborò con una ricchissima trina dorata ad intaglio la cornice della “Santa Cecilia” di Raffaello in San Giovanni in Monte (l’originale è ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Il corridoio del piano superiore del chiostro.
L’edificio ha belle finestre ornate di fregi e decorazioni in pietra, ed ospita ancor oggi un piccolo gruppo di studenti spagnoli, distintisi per impegno ed ottima riuscita negli studi. L’interno è stato, via via risistemato secondo le esigenze dei tempi, ma permangono alcuni locali ancora di grande interesse storico ed artistico: innanzitutto la cappella gotica di San Clemente, che sull’altare conserva un bel polittico di Marco Zoppo, celebre pittore rinascimentale di Cento (Ferrara), e un affresco del 1368, che si suppone di Andrea de’ Bartoli. In chiesa, altri pezzi di rilievo, tra cui dipinti dei bolognesi Lippo di Dalmasio e Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnolo, molto amico del cardinale Prospero Lambertini arcivescovo di Bologna, poi papa Benedetto XIV.
In questo collegio furono anche, nel tempo, ospitati personaggi insigni divenuti celebri per i loro studi e le loro opere; tra i più noti, Miguel de Cervantes, autore del ‘Don Chisciotte della Mancia’, Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, e lo stesso imperatore Carlo V, che dopo l’incoronazione soggiornò a Bologna per altri 4 mesi. Il Collegio di Spagna possiede inoltre la più ricca raccolta privata al mondo di codici miniati, di grandissimo valore storico e artistico.
L’edificio e la sua storia testimoniano quindi l’importanza che aveva un tempo la città di Bologna, e soprattutto la sua celebre antichissima università, che richiamava studenti da ogni parte d’Europa, come, tra altri pure notissimi, Dante Alighieri, Paracelso, Nicolò Copernico, Torquato Tasso, Pico della Mirandola, per tacere degli scienziati, medici e di altri grandi del Sette-Ottocento. E per questo nella città venivano costruiti dei colleges, residenze che si suppongono di origine inglese, mentre già dal Medioevo erano presenti a Bologna. Qui gli studenti venivano alloggiati e anche studiavano e si perfezionavano, frequentando le lezioni dei maestri dello Studio. Oggi non ne restano più molti, dei tanti di un tempo: possiamo ricordare, tra gli altri, il Collegio dei Fiamminghi, fondato nel Seicento da Jean Jacobs e il Collegio dei Bulgari, (che però oggi hanno funzioni diverse), lo stesso Collegio di Spagna, il primo ad essere costruito per studenti stranieri, e buon ultimo, il campus universitario ‘John Hopkins University’, una delle più prestigiose università del mondo, situate negli Stati Uniti (Washington), in Asia (Nanchino) e in Europa a Bologna.