Il gergo inglese che gli entomologi usano per indicare gli Elateridi deriva dal rumore che emettono quando, stressati, fanno salti altissimi. Al Corno alle Scale ne è stata segnalata la presenza di 37 specie
Di Guido Pedroni
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’estate 2017)
Nel gergo inglese usato dagli entomologi i click-beetles sono i Coleotteri Elateridi; sono insetti che saltano in alto quando vengono sottoposti a qualche tipo di stress producendo un caratteristico rumore che sembra proprio un “click”. Facendo un paragone, se la lunghezza dell’insetto raggiungesse il centimetro il salto risulterebbe di circa 8-10 cm in altezza. In vari tipi di ambiente montano, in particolare nelle radure oltre i 1600 metri, gli Elateridi frequentano il suolo, le radici delle piante erbacee e degli arbusti nani, la parte sottostante di frammenti di roccia di varie dimensioni, le parti verdi e i fiori di essenze erbacee come le graminacee.
Sono Coleotteri molto importanti nel campo dell’agricoltura perché se presenti allo stadio giovanile in grande numero nei suoli coltivati (larve) possono causare danni anche ingenti alle coltivazioni, soprattutto a carico dell’apparato radicale. In certe specie le loro larve possono rimanere nel terreno prima della metamorfosi da 1 a 3 anni. Le larve di alcune specie forestali frequentano la zona sotto corteccia soprattutto di conifere come l’abete rosso; nell’ambiente forestale del Corno alle Scale è stata segnalata la presenza di 37 specie di Elateridi, da porsi in stretta relazione alle conifere soprattutto allo stadio di larva, come nel caso di Melanotus castanipes (di colore nero e lucido) nei pressi delle Cascate del Dardagna o del Rio Ri nel Parco del Corno alle Scale.
Alle alte quote dell’Appennino settentrionale, dall’Alpe di Succiso (RE) fino al Corno alle Scale (BO), il popolamento di questa famiglia di insetti, oltre la quota di 1600 m, annovera 39 specie dalle dimensioni di 3-4 mm di lunghezza fino a 12-13 mm. I colori sono sui toni del grigio, del nero e del marrone con rari accenni al verde o al blu o all’arancione, come in Ctenicera cuprea o Ctenicera virens (vedi foto).
Le condizioni del clima quaternario hanno condizionato in modo intenso la distribuzione delle specie animali e vegetali nell’Appennino settentrionale, e in particolare anche la distribuzione dell’entomofauna. Le specie rappresentate sulle montagne nord appenniniche appartengono alla fauna dell’Europa centrale, occidentale e orientale, ma anche a quella mediterranea, tirrenica e balcanico-egeica.
Diverse di queste specie sono adattate a climi freddi o fresco-umidi come, a titolo di esempio, Ctenicera cuprea, che raggiunge i 3000 metri sul Monte Nery in Valle d’Aosta (in Appennino arriva a 1950 metri sul Monte Cimone e a 1850 metri sul Corno alle Scale); Hipnoidus riparius, specie di dimensioni mai superiori a 5 mm di lunghezza, che sulle Alpi arriva a circa 2200 metri del Lago Chécrouit in Valle d’Aosta (in Appennino arriva a 1600 metri sul Monte Cimone); Sericus brunneus, che arriva a popolare ecosistemi fino a 2000 metri di quota sulla catena del Lagorai in Trentino e 2400 metri al Passo Padon, di fronte alla Marmolada, tra Veneto e Trentino (in Appennino arriva a 1750 metri sul Monte Giovo); Campylomorphus homalisinus rinvenuto recentemente sul Corno alle Scale a 1900 metri di quota.
Si ringraziano gli amici entomologi W. Dusanek e J. Mertlik per aver concesso in uso il loro materiale fotografico (www-elateridae.com).