di Guido Pedroni
Come abbiamo visto in precedenti articoli (per esempio “nelle Valli Bolognesi” n. 37 della primavera 2018) il Contrafforte Pliocenico Bolognese ospita animali molto interessanti, tra cui il falco pellegrino; tra gli invertebrati sono molti gli insetti, e tra questi i Coleotteri, di notevole interesse.
In questo occasione parliamo dei Coleotteri Curculionidi s.l.: sono caratterizzati da un apparato boccale più o meno prominente, a volte molto sviluppato in lunghezza formando un rostro, che, a prima vista, sembra una piccola proboscide. Nel caso specifico non si tratta di un “naso” (la proboscide è appunto un naso) ma della bocca così adattata per il tipo di dieta che questi piccoli animali seguono. Possono infatti cibarsi, negli stadi di crescita e poi allo stadio adulto di foglie, di parti di fusto legnoso o erbaceo, varie parti di un fiore, gemme, radici, semi. Sono infatti coleotteri che attaccano varie parti di essenze erbacee, arbustive, legnose; si definiscono, quindi, corticicoli, sub-corticicoli, xilofagi, floricoli, fitofagi, rizofagi.
Recentemente sono state censite 89 specie di questi insetti, dall’aspetto particolarmente robusto e coriaceo. Di questa popolazione ne ricordo cinque che per la linea del loro “abito esterno” (vedi foto) e per le “abitudini di vita” veramente particolari: Liparus dirus è nero, lungo intorno ai 3 cm, molto corazzato, normalmente vaga sulla sabbia del Contrafforte tra foglie secche e varie parti di arbusti e alberi cadute al suolo; Acalles aubei, è specie legata al suolo e a parti radicicole di alcune piante; Bagous lutulentus, da mettersi in relazione con la presenza di umidità se non addirittura di acqua allo stato liquido e quindi con una vegetazione igrofila, come stagni e piccoli laghetti. Qui si trovano piante erbacee come gli equiseti: Equisetum limosum, E. palustris, E. telmateja. Troviamo poi Anthonomus chevrolati e Pseudomeira andreae specie rare sull’intero territorio nazionale, e localizzate. La prima specie frequenta piante erbacee in zone riparate cioè non particolarmente esposte al sole, con un certo grado di umidità. La seconda specie risulta presente solo in Emilia Romagna; è legata al substrato di zone boschive, quindi di zone di lettiera, o è presente alla base di vegetazione erbacea sempre di zone umide.
Questa popolazione appenninica risulta di un certo interesse per l’abbondanza di specie relativamente ad un territorio non esteso ed alle sue particolarità ambientali: pareti verticali, rupi terrazzate, sedimenti sabbiosi dovuti all’erosione delle rocce arenacee facilmente erose dagli agenti atmosferici, microclima termofilo, copertura boschiva caratterizzata da Quercus pubescens (roverella), Quercus ilex (leccio), Pistacia terebinthus (terebinto), Rhamnus alaterrnus (alaterno), Juniperus communis (ginepro), Cytisus sessilifolius (citisio), Spartium junceum (ginestra odorosa) e altre essenze erbacee, arbustive e arboree.
Frequentando i sentieri del Contrafforte verso Badolo e Monte del Frate, per esempio, e ponendo attenzione alle emergenze vegetali è possibile osservare su di esse diversi esemplari adulti di questi Coleotteri. Se poi, armati di un po’ di pazienza, si posizionasse un piccolo telo bianco alla base di cespugli o rami bassi di alberi, si potrebbe vedere cadere su di esso, dopo aver scosso le fronde delicatamente, diversi piccoli invertebrati. Si avrebbe il piacere di rendersi conto della ricchezza nascosta che esiste nei vari angoli e negli ecosistemi di queste straordinarie zone appenniniche.