Alla scoperta della fauna minore

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Iniziamo un viaggio nel territorio per conoscerne gli aspetti meno noti partendo da un numero: tra siti Rete Natura 2000, parchi e riserve regionali, paesaggi naturali protetti e aree di riequilibrio ecologico nel bolognese ci sono quasi 43.000 ettari di aree protette, pari all’11% del territorio provinciale

Di Gianluca Zuffi – HYDROSYNERGY

(pubblicato nel numero uscito nell’autunno del 2016)

Convinti del fatto che per meglio proteggere la biodiversità sia necessario, innanzitutto, conoscerla, nei prossimi numeri proporremo una panoramica della così detta fauna minore che popola il nostro territorio e degli “strumenti” che abbiamo a disposizione per poterla difendere; di volta in volta affronteremo, quindi, gli aspetti biologici e naturalistici delle diverse specie, senza dimenticarci delle ripercussioni sociali ed economiche che oggi ricoprono un ruolo sempre più importante nella gestione della fauna e del territorio. Per fare questo è però necessario approfondire alcuni concetti che possono essere travisati o di cui molti non conoscono l’esistenza: fauna minore, appunto, aree protette ed Ente di gestione.

Per cominciare, quindi, a quali animali ci riferiamo quando parliamo di fauna minore? In prima battuta, si potrebbe pensare che si intenda la “fauna di minore importanza”, ma questo sarebbe un errore grave che potrebbe portare a conseguenze ancor peggiori. La fauna minore ha una particolare importanza proprio perché composta da tutti quegli animali che per lungo tempo sono stati trascurati poiché per dimensioni o abitudini elusive risultano poco visibili o sembrano essere poco legati alla vita dell’uomo. Parliamo di invertebrati (insetti, crostacei, ecc.), pesci, anfibi, rettili, piccoli mammiferi e chirotteri (pipistrelli, anch’essi piccoli mammiferi ma in grado di volare). Un metodo forse un po’ spartano, ma efficace, per capire se un animale faccia o meno parte della fauna minore è quello di pensare alle conseguenze di un’eventuale, sfortunato ed indesiderato incontro/scontro in auto: cervo? Fauna. Rospo? Fauna minore. Cinghiale? Fauna. Istrice? Fauna minore. Semplice no?! Per comprendere il motivo dell’importanza di questi animali va detto che, a dispetto delle loro piccole dimensioni, ricoprono un ruolo basilare all’interno del loro ecosistema naturale e, spesso, offrono efficienti servizi anche all’essere umano. Pensiamo ad esempio ai pipistrelli e ai rospi, spesso poco amati e associati a leggende metropolitane, ma che ci aiutano con la loro dieta a contenere la diffusione delle zanzare (di tutti i tipi); al biacco, serpente innocuo, schivo e non velenoso che si nutre di topi; alle api, temute e talvolta odiate, responsabili dell’impollinazione e senza le quali l’agricoltura sarebbe poco produttiva e potremmo dire addio al tanto amato miele.

La Regione Emilia-Romagna ha quindi utilizzato la terminologia “fauna minore” per la legge regionale che ne regolamenta la tutela: LEGGE REGIONALE 31 luglio 2006, n.15 “DISPOSIZIONI PER LA TUTELA DELLA FAUNA MINORE IN EMILIA-ROMAGNA” – Bollettino Ufficiale n. 113 del 31 luglio 2006. All’interno di questa normativa è possibile trovare l’elenco completo delle specie attribuite alla fauna minore dell’Emilia-Romagna nonché, ovviamente, le regole da seguire per garantirne la tutela.

Il secondo concetto che si deve conoscere è quello del sistema delle Aree protette, ossia l’insieme di quelle zone per le quali vige una particolare regolamentazione, all’interno del quale ricadono Parchi Nazionali, Parchi Interregionali, Parchi Regionali (oggi raggruppati per Macroaree), Riserve statali e regionali e Siti della Rete Natura 2000 ossia Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), rispettivamente definiti sulla base della Direttiva dell’Unione Europea 92/43 “Habitat” e dalla Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”. Le Aree protette sono territori molto importanti che talvolta rappresentano l’ultima roccaforte di una specie in via di estinzione, ed è quindi doveroso e necessario rispettarle e difenderle se si vuole contrastare la perdita di biodiversità e di habitat a cui stiamo assistendo in questo periodo storico.

La regolamentazione di un’Area protetta, a seconda della tipologia e dei motivi per cui essa sia stata creata (presenza di una particolare specie, di una particolare habitat, ecc.) è data dalla sommatoria dei regolamenti che insistono su di essa a vari livelli, da quello di scala globale/nazionale a quello nazionale/locale (legge sulla fauna minore, Piani di Gestione, Misure Generali di Conservazione e Misure Specifiche di Conservazione, ecc.). Pensiamo ad esempio al caso del SIC IT4050020 – Laghi di Suviana e Brasimone che si trova all’interno del Parco naturale regionale dei Laghi Suviana e Brasimone: su di esso ricadono, al minimo, la Direttiva Habitat, la Direttiva Uccelli, il Piano di Gestione e le Misure Specifiche di conservazione del Parco regionale, le Misure Generali di Conservazione (di livello regionale) e la legge regionale sulla fauna minore.

Le zone colorate indicano le varie aree protette in Regione

Proprio per questi motivi, ad esempio, qualsiasi intervento che esuli da una normale “manutenzione” e che venga eseguito all’interno di un sito della Rete Natura 2000 deve essere preceduto da uno specifica procedura di verifica preliminare (la così detta “Valutazione di Incidenza”) finalizzata ad individuare e prevenire eventuali ripercussioni negative che quello stesso intervento potrebbe causare sull’Area protetta.

Infine, come terzo concetto, dobbiamo sapere che tutte le Aree protette, a prescindere dalle loro caratteristiche, fanno capo ad un Ente di gestione incaricato, come suggerisce il nome stesso, della gestione di quel territorio sotto tutti i punti di vista. In Emilia-Romagna ci troviamo in una fase di riordino delle competenze che deve ancora concludersi: la regione è stata suddivisa in cinque ambiti, definiti “Macroaree” con altrettanti Enti di gestione a cui, in prospettiva spetterà la diretta gestione del patrimonio naturale sotto una regia della Regione. 

Nel Bolognese, attualmente la competenza per la Fauna minore si suddivide tra l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale (www.enteparchi.bo.it) per i cinque Parchi regionali e la Riserva del Contrafforte Pliocenico, l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Romagna (http://www.parchiromagna.it/) per la zona dell’Imolese e la Regione Emilia-Romagna (http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/parchi-natura2000) per le valutazione nei Siti Natura 2000 esterni ai Parchi e Riserve.

Considerando questo articolato sistema di tutela e protezione ancora in divenire è facile “trasgredire” involontariamente a qualche regola. Basti pensare che fra le specie protette della fauna minore regionale troviamo animali piuttosto comuni, come il rospo comune (Bufo bufo) o la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e nella sola Provincia di Bologna ci sono all’incirca 43.000 ettari di aree protette (circa l’11% del territorio provinciale) fra siti Rete Natura 2000, parchi e riserve regionali, paesaggi naturali protetti e aree di riequilibrio ecologico, in cui possono facilmente ricadere le destinazioni di una banale gita fuori porta, come l’eremo di Tizzano o i colli di San Luca. Noi cittadini, quindi, dobbiamo fare quanto in nostro potere per conoscere meglio questi piccoli animali ed imparare a tutelare loro e, non meno importante, il loro ambiente. Per fare ciò è possibile cercare informazioni in rete consultando il sito sulla Fauna minore dell’Assessorato  Ambiente della Regione Emilia Romagna e i siti accreditati dei diversi Enti di gestione, o è se possibile recarsi presso le rispettive sedi, parlare con specialisti del settore e reperire libri e materiale informativo di vario genere. Infine, ovviamente, potrete leggere i prossimi articoli che usciranno su questa rivista.

Si ringraziano William Vivarelli per la concessione delle foto e il dr.David Bianco per l’utile contributo

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