Quando a Maccaretolo c’erano i Romani

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Vicus, villa, via. Archeologia e storia a San Pietro in Casale è il titolo della mostra promossa dal comune di San Pietro in Casale e dall’Unione Reno Galliera, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia regionale allestita al Museo Casa Frabboni di San Pietro in Casale.

Di Giorgia Govoni

(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2016)

Il territorio di San Pietro in Casale ha restituito negli ultimi decenni numerose e significative testimonianze archeologiche che sono state oggetto di indagini dirette dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

Il panorama insediativo antico di questa fascia di territorio bolognese si presenta quanto mai ricco e denso di testimonianze soprattutto a partire dalla romanizzazione della Pianura Padana ed in particolare in corrispondenza delle fasi di maggior fioritura di questo lungo e articolato processo storico, che ha interessato tutto il territorio regionale, ovvero tra la tarda Repubblica e i primi due secoli dell’Impero.

Capisaldi di questa espansione territoriale furono ovviamente le colonie, le città, che si dislocarono nella maggior parte dei casi lungo il tracciato della via Emilia e funsero da centri di gestione e organizzazione del territorio sia dal punto di vista economico che politico. Bologna, che già era stata importante città etrusca e poi occupata da genti celtiche, fu certamente il principale di questi centri e il territorio che si prende in esame nella mostra faceva parte a pieno titolo dell’agro di questa città.

Sappiamo che questo comparto territoriale in specifico rivestì una particolare importanza, per la presenza di un percorso viario, solo parzialmente rimesso in luce dall’archeologia e citato dalle fonti storiche: l’antica Via Emilia Altinate, che congiungeva Bologna all’attuale territorio padovano.

In questo contesto storico non stupisce la presenza a San Pietro in Casale, in località Maccaretolo, di un centro abitato (pagus o vicus), probabilmente di notevoli proporzioni, che è stato oggetto di rinvenimenti di altissimo valore storico-testimoniale sin dall’Ottocento: la stele dei Cornelii, la stele di Quinto Manilio Cordo, un puteale dedicato ad Apollo e al Genio di Augusto, vari resti architettonici e scultorei tra cui una statua di togato appartenenti a imponenti monumenti sepolcrali del tipo a edicola cuspidata. Tutti reperti oggi esposti al Museo Civico Archeologico di Bologna; un sarcofago lapideo della seconda metà II secolo d.C. oggi conservato in uno spazio comunale.

Le testimonianze dell’epigrafia confermano l’importanza del centro che, in particolar modo in età augustea, conobbe una fioritura notevolissima, così come tutto il territorio circostante.

Ed è proprio di questo che la mostra in questione vuole occuparsi: attraverso una ricucitura dei dati sinora noti e delle testimonianze disponibili, si mira a restituire un’immagine complessiva di questo territorio così ricco di fermenti che pochi altri settori della nostra pianura possono proporre per lo stesso periodo.

Il centro del “racconto” sarà quindi l’abitato di Maccaretolo, con le sue eccezionali testimonianze, ma questo sarà inserito in un tessuto insediativo complessivo, che, includendo le realtà agricole, come ad esempio la grande villa rustica rinvenuta presso il Centro Sportivo di San Pietro in Casale, darà conto dell’interazione e dell’integrazione tra i vari soggetti economici e politici presenti e operanti nel territorio. Il quadro non si limiterà al solo territorio comunale, che pure costituirà il focus dell’esposizione, ma andrà a dilatarsi, anche se per testimonianze a campione e quindi necessariamente a spot, estendendosi anche al territorio di alcuni Comuni limitrofi, come Bentivoglio, Galliera, San Giorgio di Piano e Castel Maggiore, per evidenziare la complessità dell’assetto territoriale in cui si inquadrano le evidenze archeologiche sopra ricordate.

La mostra, attraverso l’esposizione di reperti e prestiti dal Museo Archeologico di Bologna, si svilupperà secondo un percorso organizzato in sezioni tematiche quali i contesti abitativo, sacro, funerario e produttivo e in sezioni topografiche con la storia degli scavi a San Pietro in Casale e nel territorio dell’Unione Reno Galliera, con uno sguardo attento anche alla storia archeologica dei Comuni limitrofi Budrio, Castenaso e San Giovanni in Persiceto.

Il Comune di San Pietro in Casale e l’Unione Reno Galliera lavorano a questo evento con il prezioso supporto del Gruppo Archeologico locale “Il Saltopiano”, da anni impegnato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico, con la collaborazione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna e con il sostegno di importanti sponsor privati.

La mostra sarà anche l’occasione per l’allestimento permanente del sarcofago lapideo, sopra citato, uno dei reperti archeologici più importanti e meglio conservati del territorio: fino a oggi custodito in uno spazio comunale visitabile solo su richiesta, troverà una collocazione permanente presso il Museo Casa Frabboni, in accordo con la Soprintendenza, arricchendo in questo modo l’offerta del Parco culturale urbano già ricco di opere d’arte. E permanente diventerà anche una sezione della mostra la quale andrà ad aggiungere una tessera al mosaico della storia della città di San Pietro in Casale raccontata presso lo spazio museale del Museo Casa Frabboni.

Completeranno l’evento espositivo la pubblicazione di un catalogo, visite guidate e laboratori con particolare attenzione ai bambini e alle scolaresche, una serie di eventi collaterali di approfondimento della cultura romana nei Comuni dell’Unione Reno Galliera. I temi trattati saranno: l’arte gladiatoria, la centuriazione e la viabilità, il contesto sacro, il contesto funerario, la donna e la moda, la regimentazione delle acque, la messa in scena di una commedia di Plauto.

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