UGO BASSI

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Fervente patriota fin dalla primissima gioventù, seguì Garibaldi come cappellano militare e infermiere ma anche come combattente incitando i soldati alla lotta. Eroe del Risorgimento, fu fucilato dagli austriaci nei pressi del Meloncello dove lo ricorda una targa dettata da Carducci

di Gian Luigi Zucchini

Statua di Ugo Bassi in via Ugo Bassi

Percorrendo via Ugo Bassi, poco prima del Mercato delle Erbe, si nota la statua in bronzo di un prete, che i vecchi bolognesi subito riconoscono per averla vista più volte da varie parti, ma che i più giovani a malapena conoscono. La statua colpisce anche perché è una delle poche presenti nelle piazze cittadine, sia in bronzo, troppo costoso e di gravosa lavorazione, che tantomeno in marmo, data l’assenza di questo minerale nell’area emiliana. Si tratta, come è noto, della statua di Ugo Bassi, che dà il nome alla via e che fu fucilato dagli austriaci nel 1849, come sovversivo e rivoluzionario garibaldino.

E di solito ci si ferma qui, nella conoscenza del personaggio ed anche nell’osservazione più dettagliata dell’opera che – pur non essendo un capolavoro – è tuttavia di equilibrata e dinamica struttura. L’opera fu commissionata a Giuseppe Pacchioni, scultore di buona mano, cospiratore coi fratelli Bandiera (poi fucilati nel Vallone di Rovigo presso Cosenza), il quale purtroppo morì quasi subito dopo aver ricevuto avuto la prestigiosa commissione e fu Carlo Parmeggiani che si impegnò a concludere l’opera. Ugo Bassi viene rappresentato con la veste tipica dei Barnabiti: il colletto bianco al posto del collarino, grande fascia alla vita che scende poi lungo l’abito fino a terra, crocifisso al collo, che può anche essere infilato nella fascia. Con la mano sinistra sostiene un lembo del mantello, che più che tale sembra un ferraiuolo, cioè un manto che non avvolge le spalle ma scende a pieghe dall’omero, a coprire tutto il resto della persona. La mano destra invece è tesa ad indicare una direzione, che è quella del nord, verso porta San Felice, da dove – cacciati da Bologna – gli Austriaci avrebbero dovuto ritirarsi e ritornare nel proprio paese, così come si desiderava e si sperava.

La statua collocata al Mercato delle Erbe (@Comune di Bologna)

La statua, collocata dapprima in un cortiletto presso il vecchio Mercato delle Erbe, fu all’inizio oggetto di critiche maligne: in particolare si diceva che il braccio teso era troppo stecchito, ed ancora che l’espressione del volto era antipatica. Nel primo caso, non era proprio così; e del resto era un atteggiamento, tra l’imperioso e il declamatorio, che il Bassi usava spesso nei suoi infuocati discorsi, come si può vedere anche nel dipinto di Gaetano Belvederi (1821 – 1872), conservato nel Museo del Risorgimento a Bologna, in cui padre Bassi viene rappresentato appunto col braccio teso nella predicazione tenuta nell’aprile del 1848 sul sagrato di San Petronio per raccogliere sottoscrizioni – in nome di Dio e dell’Italia – (come lui stesso definiva tale invito). E poi denaro, gioielli ed altro per i volontari in partenza allo scoppio della prima guerra d’Indipendenza. Nel secondo caso, davvero il volto non ispira per nulla simpatia: sembra accigliato, o anche piuttosto rigido, o piuttosto inespressivo, come invece lui in realtà non era.

UGO BASSI

Bassi fu un’importante figura nel periodo risorgimentale, soprattutto per Bologna. Fervente patriota fin dalla primissima gioventù, volle cambiarsi il nome, impostogli alla nascita: da Giuseppe a Ugo, in onore e per stima del poeta Ugo Foscolo. Seguace di Garibaldi, lo seguì assiduamente sia nel pensiero che nelle azioni, pur essendo sacerdote. Alla difesa della Repubblica Romana si impegnò sia come cappellano militare, sia come infermiere e soccorritore, ed anche come combattente, incitando i soldati alla lotta. Dopo la caduta della Repubblica Romana, seguì Garibaldi nel lungo viaggio da Roma a San Marino e poi si imbarcò con lui a Cesenatico per raggiungere Venezia assediata dagli Austriaci. Sorpresi dalla flotta austriaca, i garibaldini si dispersero. Alcuni affogarono, altri approdarono e si diedero alla macchia, altri ancora furono presi appena a terra e immediatamente fucilati, come Ciceruacchio, ben noto ed attivo tra i rivoluzionari romani, insieme al figlioletto dodicenne.

GARIBALDI

Mentre Garibaldi fuggiva con Anita morente tra gli intricati canali della pineta di Ravenna, Ugo Bassi sostò per un breve ristoro a Comacchio, dove fu sorpreso, arrestato e portato a Bologna, insieme al capitano Giuseppe Livraghi, milanese, che viene ricordato nel retro del basamento della statua. Il processo si fece presso Villa Spada (ora Museo della Tappezzeria), in via Saragozza, e lì fu condannato a morte, sentenza da eseguirsi immediatamente. Insieme al Livraghi, si incamminarono a piedi in silenzio, scortati da un drappello di soldati austriaci. e furono entrambi fucilati, nei campi subito dopo l’arco del Meloncello, dove oggi sorge lo stadio. Più tardi, dettata da Giosuè Carducci, fu posta la lapide a ricordo, che si può vedere sul muro del portico che congiunge il Meloncello alla Certosa, all’altezza degli archi 66-67:

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