Obiettivo Appennino – Gli scatti di William Vivarelli nelle Valli Bolognesi
(articolo pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2014)
Gli esemplari adulti di cinghiale (Sus scrofa) misurano fino a 180 cm di lunghezza, per un’altezza al garrese che può sfiorare il metro ed un peso massimo di un quintale circa. Nelle Alpi Italiane il peso dei cosiddetti “neri”, soggetti con mantello scuro, morfologicamente adulti, oscilla tra i 100 ed i 200 kg: nel centro e sud Italia, invece, il peso medio è sugli 80–90 kg, con esemplari che possono raggiungere il quintale e mezzo di peso
La dentatura del cinghiale si compone di 44 denti, che ne rivelano le abitudini alimentari opportunistiche: si possono contare in totale dodici incisivi, quattro canini, sedici premolari e dodici molari. Sono però i canini, spesso chiamati erroneamente zanne, la caratteristica principale del cinghiale, quella che per prima risalta nell’immaginario collettivo. Si tratta di denti a crescita continua, presenti in ambedue i sessi, ma che tuttavia solo nel maschio hanno dimensioni tali da uscire al di fuori della bocca,
Si tratta di animali dalle abitudini crepuscolari e notturne: durante il giorno, i cinghiali riposano distesi in buche nel terreno che essi stessi scavano col muso e gli zoccoli fra i cespugli. I cinghiali sono animali sociali, che vivono in gruppi composti da una ventina di femmine adulte coi propri cuccioli, guidate dalla scrofa più anziana: in alcune zone con grande ricchezza di cibo, tuttavia, si trovano gruppi comprendenti anche più di 50 animali, spesso frutto della fusione di più gruppi. I maschi più anziani conducono una vita solitaria per la maggior parte dell’anno.
I cinghiali sono noti per il temperamento aggressivo: qualora presi alla sprovvista o messi alle strette, infatti, questi animali, anche se feriti o debilitati, attaccano senza pensarci due volte, combattendo strenuamente e risultando molto pericolosi. La diversa conformazione delle zanne nei due sessi provoca anche una diversa reazione davanti al pericolo: mentre il maschio carica a testa bassa, per poi menare fendenti verso l’alto e lateralmente, al fine di sventrare l’aggressore, la femmina si getta sul nemico tenendo la bocca aperta ed azzannandolo a ripetizione, spesso infierendo sul suo corpo anche dopo averlo atterrato. Gli attacchi dei cinghiali, sebbene raramente mortali per i grossi predatori come l’uomo o l’orso, lasciano spesso ricordi indelebili nell’aggressore, sotto forma di cicatrici e mutilazioni.
In compenso il lupo si dimostra un temibile predatore per il cinghiale: nonostante tendano a nutrirsi dei cuccioli lasciati temporaneamente incustoditi dalle femmine, alcune popolazioni locali di lupo (fra cui quelle italiane, siberiane e spagnole) si nutrono abitualmente anche di cinghiali adulti.
È stato dimostrato che la ricomparsa del lupo nelle Alpi Italiane ha portato ad una scomparsa nelle valli in cui si è insediato dei cinghiali femmine e dei piccoli. Il cinghiale è un animale dalla dieta onnivora e molto varia, come dimostra la dentizione mista. Ogni tanto, i cinghiali cacciano attivamente, scegliendo come proprie vittime piccoli animali come rane e serpenti, ma anche prede di una certa dimensione, come cerbiatti ed agnelli. Il finissimo olfatto di questo animale gli consente di fiutare il cibo anche qualora questo si trovi sottoterra.
A seconda del clima e della disponibilità di cibo, la femmina può andare in estro da una a tre volte l’anno. La gestazione dura fino a cinque mesi. I cuccioli, che ne nascono sono in numero variabile da tre a dodici per ciascuna cucciolata. I cinghiali europei sono tipici abitatori dei boschi ben maturi ed in particolare dei querceti,
Le sottospecie originarie di cinghiale viventi in Italia erano tre: Sus scrofa majori in Maremma, Sus scrofa meridionalis in Sardegna ed un’ulteriore sottospecie diffusa nella parte settentrionale del Paese, estintasi prima di poter essere descritta scientificamente. Successivamente, le popolazioni peninsulari di cinghiale vennero contaminate con l’introduzione a scopo venatorio (in virtù delle loro maggiori dimensioni) di esemplari provenienti dall’Ungheria, che si sarebbero poi meticciati con le popolazioni autoctone.