È scomparso lo scorso febbraio il noto baritono bolognese. In quasi mezzo secolo concerti nei teatri di tutto il mondo ha cantato con i più grandi, da Pavarotti a Placido Domingo, da Montserrat Caballé a Josè Carreras
Di Giuliano Musi e Adriano Bacchi Lazzari
È scomparso nei mesi scorsi Franco Bordoni, notissimo baritono bolognese che ha lasciato un’impronta indelebile nella lirica internazionale e in particolare nella esecuzione delle opere di Verdi di cui ha sempre approfondito lo spirito intrinseco ai vari personaggi. La luminosissima carriera di Bordoni è iniziata al termine della seconda guerra mondiale ed è proseguita fino al 1990 con una serie interminabile di successi e la soddisfazione di aver cantato insieme agli altri grandi della lirica mondiale.
Franco Bordoni nasce a Bologna e si avvicina al canto da adolescente. È incoraggiato da Tina, una sua parente, che aveva intuito nella bella voce di Franco le potenzialità per studiare canto e tentare la difficile carriera di interprete lirico. Franco è affascinato dalle canzoni del baritono Gino Bechi, il baritono più popolare dell’epoca, che la RAI manda in onda quasi giornalmente, e ama ripeterle in famiglia, per imitazione. Probabilmente è in una di queste occasioni che Tina si rende conto che quel ragazzino, già perfettamente intonato e con innato senso del ritmo musicale, va incoraggiato allo studio.
Bordoni acquista e ascolta, fino a consumarli, alcuni dischi di arie d’opera interpretate dal baritono Carlo Tagliabue e dal tenore Beniamino Gigli. Grazie ad una spiccata intelligenza e a una rara sensibilità musicale, riesce a percepire la perfetta tecnica di emissione dei due “maestri”; compie così progressi sorprendenti registrando e riascoltandosi sulle bobine del piccolo ma storico “Geloso”. Lentamente riesce a impadronirsi dell’intera gamma baritonale e inizia a cantare nei locali della lirica ma anche nelle osterie, nei circoli e ovunque ci sia un pianoforte per accompagnarlo, l’importante è cantare in pubblico.
È un periodo in cui si può confrontare con cantanti professionisti di generazioni precedenti come i grandi bolognesi Luigi Piazza baritono ed Ettore Bergamaschi tenore. Si sente pronto per partecipare a concorsi di canto e centra il risultato sbaragliando la concorrenza. È vincitore addirittura in nove prestigiosi concorsi internazionali tra cui Busseto, Fano, Monaco e quello a cui tiene maggiormente, il Concorso Nuove Voci Verdiane di Parma.
Finalmente diventa parte integrante della categoria degli artisti lirici professionisti e ne ha conferma entrando al Teatro Comunale di Bologna come comprimario. È talmente bravo che il suo nome viene abbinato ai ruoli più importanti delle seconde parti; è quello che si definisce un “comprimario di lusso”.
La solida fama acquisita diventa però anche un freno. Pur sentendosi pronto per i primi ruoli, peraltro sostenuti saltuariamente con chiari successi in alcuni teatri di provincia, è quasi obbligato però ai ruoli di secondo baritono (che spesso nascondono oggettive difficoltà), per l’estrema sicurezza che garantisce alla direzione del teatro.
La situazione si sblocca il 23 dicembre 1967 quando gli si presenta la grande occasione. Si rende indisponibile all’improvviso il baritono titolare del ruolo per Rigoletto di Verdi e, non essendo previsto un sostituto, si bloccano le prove. Qualcuno del coro suggerisce al maestro il nome di Bordoni affermando che conosce l’intera parte. Il maestro invita Bordoni a provare e senza fare la minima correzione gli affida il difficile ruolo. Accanto al tenore spagnolo Giacomo Aragall, Bordoni offre una magistrale interpretazione di Rigoletto e ottiene un successo personale che gli apre immediatamente la carriera internazionale. Finiscono così anche i lunghi anni di sacrifici personali e familiari perché d’incanto vede avverarsi tutto ciò in cui lui e la moglie Marisa avevano sempre creduto.
Franco canta in tutto il mondo, con i colleghi più famosi, imponendosi come il migliore baritono verdiano della sua epoca. La sua straordinaria carriera ha sfiorato il mezzo secolo (canta dal ’53 fino al Duemila), è stata tra le più longeve e si è snodata senza soste nei più grandi teatri d’Italia e del mondo.
Ha trionfato con i titoli più rappresentativi di Verdi ma anche di Giordano, Leoncavallo, Puccini, Donizetti e Mascagni. Il suo repertorio comprendeva cinquantatre opere, quindici erano di Giuseppe Verdi l’autore a cui è sempre stato più legato, che ha studiato a fondo e che lui stesso definiva “il mio datore di lavoro”. Ne ha sviscerato ogni particolare musicale e interpretativo, coglieva le varie sfumature leggendo “tra le note”, ma anche prendendo spunti dal famoso “copialettere” del Cigno di Busseto che, nelle tante missive inviate a varie personalità, a volte esternava come lui avrebbe voluto venisse reso il carattere di questo o quel personaggio.
La voce di Franco Bordoni, esemplare per timbro e colore di baritono drammatico, nella sua completa estensione saliva dal centro al registro acuto, mantenendo invariata l’ampiezza del suono, l’uniformità delle vocali, l’assoluto dominio della famosa e, per molti sconosciuta, zona del “passaggio”. Questo gli consentiva di non avere note sorde nella intera gamma e di ottenere una perfetta tecnica di emissione assistita dall’uso del diaframma, di rare elasticità e resistenza, coadiuvato da una perfetta respirazione.
Franco Bordoni plasmava la voce come la più duttile materia plastica, ciò è evidente nelle tonanti invettive, nella dolcezza accorata delle scene paterne, nella mezzavoce sempre virile e ben distinguibile dal falsettone e nella capacità di far percepire al pubblico la lacrima nella voce; con queste caratteristiche ha raggiunto, nei grandi ruoli verdiani e non solo, una imponenza monumentale. Durante l’intera carriera l’amore per Verdi lo ha continuamente stimolato tanto da riuscire a capirlo sempre più a fondo raggiungendo una vera simbiosi di pensiero.
È stato Jago in Otello con Mario Del Monaco al Sociale di Mantova; con Pavarotti è stato: Belcore in Elisir d’amore, Marcello in Bohéme e Renato in Un ballo in maschera a San Francisco, (debutto del tenore modenese in questo ruolo). Ha avuto un magnifico rapporto anche con Placido Domingo che, dopo averlo ammirato ne Il Trovatore a Barcellona, quando poi diresse la stessa opera ad Amburgo volle il baritono bolognese come Conte di Luna. Col tenore spagnolo ha cantato I Vespri Siciliani (e con Montserrat Caballé) a Barcellona, La forza del destino, La Bohème e Un ballo in maschera. Con Josè Carreras ha cantato La forza del destino, Un ballo in maschera a Vienna, La Gioconda a Barcellona e Roberto Devereux ad Aix en Provence (ancora con la Caballé). È stato Escamillo in Carmen, nell’ultima recita di Richard Tucker prima dell’improvvisa scomparsa. Ha inoltre cantato con Franco Corelli in Carmen a Macerata. E’ stato protagonista con Virginia Zeani ne La Traviata a Losanna, La Bohème a Bari e I racconti di Hoffmann a Bologna; con Anna Moffo in Lucia di Lammermoor a San Remo e ne La Traviata al Carani di Sassuolo (spettacolo voluto dall’indimenticato e suo grande estimatore commendatore Roberto Costi), con Raina Kabaivanska ne Il Trovatore alla Fenice, Tosca a Berlino e La Traviata al Comunale di Bologna. Inoltre ha avuto il piacere di condividere eccezionali successi con Cesare Siepi, Boris Christoff, Carol Neblett, Cristina Deutekom, Rita Orlandi Malaspina, Ghena Dimitrova sotto la direzione di maestri come Giuseppe Sinopoli, Francesco Molinari Pradelli, Franco e Giuseppe Patanè, Nello Santi, Oliviero De Fabritiis e Alberto Erede.
L’importanza della sua carriera è testimoniata anche dai “titoli” ufficiali che gli sono stati conferiti. È grande ufficiale al merito della Repubblica Italiana e Cavaliere Crociato dell’Ordine di Malta.
Grazie alla sua passione per le registrazioni teatrali, ci ha lasciato una imponente raccolta di tante interpretazioni per cui la sua arte e la sua voce accompagneranno per sempre i tanti melomani, suoi fan, sparsi in tutto il mondo.
Franco Bordoni dopo il ritiro dalle scene ha trascorso gli ultimi anni nella sua bella casa di Casalecchio di Reno, circondato da mille ricordi della sua splendida carriera. Era orgoglioso di aver abbandonato le scene in piena forma lasciando un ottimo ricordo di sé; certezza questa che gli viene anche dalle decine di entusiastici commenti che ha sempre ricevuto su You Tube. Non si è dedicato all’insegnamento, per coerenza col suo pensiero, anche se ha preparato con successo un giovane basso russo che doveva sostenere una importante audizione per entrare alla scuola di perfezionamento della Scala di Milano.
Franco Bordoni ci ha lasciato il 13 Febbraio 2020, amorevolmente assistito da Gabriella, sua seconda moglie, dai figli Alberto, Paolo con le nuore Cinzia e Cristina. Ora riposa nel cimitero di Casalecchio di Reno accanto alla prima moglie Marisa che era deceduta nel 1994.