La quinta puntata del corso di Paolo Taranto sulle tracce degli animali
di Paolo Taranto
(pubblicato sul numero 47 – Autunno 2021)
Penne, piume, pelo, aculei, squame, scaglie ma anche palchi dei cervidi, sono strutture dette annessi cutanei che si rinnovano periodicamente, i vecchi elementi cadono per essere sostituiti dai nuovi. Per questo non è raro trovare in natura aculei di istrice, piume e penne di uccelli, solitamente sotto i loro posatoi, o anche il palco di un cervo; tutti questi elementi costituiscono importanti segni che indicano la presenza di una specie in un determinato ambiente. A volte invece si trovano i resti di animali morti per cause naturali o artificiali oppure predati, se i resti sono molto vecchi rimangono solo le ossa nel caso dei vertebrati; anche in questo caso se si ritrova un cranio sarà facile risalire alla specie di appartenenza mentre dalle sole ossa l’identificazione risulta più complicata.
MUTA DEI RETTILI
I rettili cambiano, durante la loro crescita, l’intera pelle del corpo, questo avviene in tutte le specie, dalle lucertole ai serpenti. Negli animali adulti, poi, una volta raggiunta un certa taglia, il processo di cambio della pelle diventa meno frequente. Nelle lucertole, nei gechi, nelle tartarughe e testuggini la pelle viene persa a brandelli molto piccoli e dunque difficilmente si può arrivare ad una identificazione della specie. I serpenti invece mutano sezioni di pelle più grandi e con maggiore frequenza, spesso si può ritrovare anche l’intera pelle. La muta nei serpenti inizia dalla bocca, strusciandosi contro elementi naturali come rocce o tronchi essa si sfila lentamente all’indietro lungo tutto il corpo; se la pelle rimane integra e intera sarà più facile risalire alla specie di appartenenza. Il riconoscimento delle specie si può effettuare anche solo dalle singole squame: vipere e bisce, per esempio, hanno squame provviste di piccole creste, quelle di vipera sono più arrotondate, le squame di biscia invece sembrano più allungate mentre nel colubro liscio le squame non presentano creste; l’orbettino lascia una pelle di muta che si può confondere con quella dei serpenti ma non è molto sviluppata in lunghezza e le squame sono lisce e arrotondate.
PELI DEI MAMMIFERI
Sebbene la pelliccia dei mammiferi si usuri col tempo e perda quotidianamente dei peli che vengono poi sostituiti da quelli nuovi, è difficile ritrovarne in natura a causa delle loro minuscole dimensioni, per questo raramente i peli sono utili come segni di presenza di una specie. In rari casi si possono trovare ciuffi di pelo che sono più facili da individuare e da identificare, ad esempio quando un mammifero passa in mezzo ai rovi o attraverso una recinzione con filo spinato, oppure nel caso di liti tra individui come avviene nelle lepri o nei cervidi. Vi sono poi altre due situazioni in cui si può tentare di riconoscere una specie a partire dai resti della pelliccia o da singoli peli ad esempio nel caso di ritrovamento di tracce di predazione, in cui il predatore ha seminato in giro pezzi di pelliccia della preda durante la sua cattura. Identificare macroscopicamente i peli non è facilissimo per questo, spesso, i ricercatori usano le tecniche microscopiche ad esempio quando si studia l’alimentazione di un predatore come il lupo attraverso i suoi escrementi; i peli dei mammiferi hanno infatti alcune caratteristiche osservabili solo al microscopio che ne permettono l’identificazione specifica ad esempio in base alla struttura del midollo interno e alla forma e posizione delle scaglie della cuticola esterna e i loro margini.
Gli aculei sono peli molto ispessiti e dunque rigidi e pungenti, non hanno un vero e proprio midollo all’interno ma un canale vuoto e come gli altri peli vengono cambiati periodicamente. Si trovano in mammiferi come il riccio e l’istrice e sono usati a scopo di difesa.
PALCHI DEI CERVIDI
I cervidi perdono annualmente i loro palchi ed il loro palco è un preciso indizio della presenza di una determinata specie; i palchi hanno forme caratteristiche e dunque è molto semplice risalire al “proprietario” con sicurezza. Palchi e corna sono molto diversi: i palchi sono strutture ramificate, costituiti solo da un particolare tessuto osseo senza rivestimento corneo e vengono rinnovati annualmente, cioè ogni anno cadono i vecchi palchi e ricrescono quelli nuovi; le corna invece hanno struttura semplice, senza ramificazioni, sono quelle dei Bovidi (domestici o selvatici come il muflone, lo stambecco e il camoscio per esempio) e hanno una base ossea fissata sul cranio rivestita da uno strato corneo esternamente, se la base ossea viene danneggiata non si rigenera più. Le corna dei Bovidi dunque sono permanenti e l’astuccio corneo che si avvolge intorno cresce di anno in anno sia in lunghezza che in spessore ed è dunque possibile stabilire l’età degli individui in base ai solchi che si formano durante la crescita.
PENNE E PIUME
Anche le penne degli uccelli vengono sostituite periodicamente attraverso il processo di muta e non è raro trovarne in giro; solitamente si trovano singole penne, se si ha la fortuna di trovare un posatoio abituale è più facile trovare più penne di muta; altra situazione tipica in cui si trovano delle penne è quella dei cadaveri morti per cause naturali o artificiali o per predazione; ritrovare più penne, in alcuni casi particolarmente difficili, facilita l’identificazione.
Il piumaggio di un uccello è formato da molte tipologie di penne, da quelle di contorno che sono molto piccole e “piumose” alle più robuste penne remiganti e timoniere che servono per il volo e le copritrici che sono una via di mezzo tra le penne di contorno e quelle di volo. In genere è piuttosto difficile riconoscere la specie di appartenenza dalle penne di contorno, mentre è più semplice, se si ha una certa esperienza e una buona guida, riconoscere le specie dalle penne più grandi come le remiganti e le timoniere e spesso anche dalle copritrici.
Già dalla forma delle penne è possibile capirne la tipologia: le remiganti sono le penne delle ali e servono per il volo, si distinguono in due categorie principali, le remiganti primarie (indicate con la lettera P) che sono in genere 10 e si trovano nella parte esterna dell’ala, sono di forma appuntita, con calamo dritto e le più esterne (la P10 per esempio ma anche le successive) hanno una sorta di scanalatura al vertice che in alcune specie, come ad esempio i rapaci, è molto marcata ed è detta “coltello”; le remiganti secondarie (indicate con la lettera S) si trovano nella parte interna dell’ala e sono solitamente più corte e arrotondate oltre che avere il calamo leggermente incurvato; le penne della coda, le timoniere (indicate con la lettera T), servono da timone per manovrare ma hanno un ruolo anche nel volo, sono generalmente 6, e con punta arrotondata, le due T1 sono quelle centrali e hanno il calamo simmetrico (il calamo divide il vessillo in due parti uguali), via via che si va verso l’esterno della coda le altre timoniere diventano sempre più asimmetriche (T2, T3, T4, T5 e T6).