La sesta puntata del corso su come riconoscere le tracce della fauna locale
di Paolo Taranto
(pubblicato sul numero 48 – inverno 2020/21)
Passeggiando in natura capita spesso di osservare delle strutture opera di qualche animale ad esempio nidi, alveari, ragnatele; le dimore degli animali sono diverse da specie a specie e possono essere di tante tipologie, vi rientrano anche tane, nascondigli, ripari, buchi nei tronchi etc. Tali strutture possono avere compiti diversi: possono essere utilizzate tutto l’anno come rifugio e per la riproduzione o anche per il letargo, come avviene per esempio nelle specie di mammiferi che scavano tane, oppure possono essere costruite e adoperate solo per la riproduzione, come ad esempio i nidi costruiti dagli uccelli, o possono fungere anche da trappole per la caccia, come ad esempio le ragnatele di alcune specie di ragni che servono anche per deporre le uova (sottoforma di ooteche).
NIDI
I nidi sono tipicamente le “case” degli uccelli ma ci sono anche alcune specie di Mammiferi, come vedremo dopo, che costruiscono nidi. A differenza dei mammiferi gli uccelli usano i nidi solo per la riproduzione dunque solo per pochi mesi durante l’anno, gli uccelli non usano i nidi come riparo dalle intemperie o per dormire ad eccezione di alcuni rapaci notturni che tendono usare le cavità di nidificazione anche come luogo per il riposo diurno (ad es. Allocco e Barbagianni).
I nidi svolgono diverse funzioni possono infatti servire come piattaforme per sollevare le uova e tenerle in una posizione più sicura (ad es i nidi galleggianti o i nidi sugli alberi), nascondono le uova alla vista dei predatori, fungono da cavità isolante proteggendo così le uova dal freddo e isolano meglio il calore durante la cova. La varietà dei nidi degli uccelli è molto ampia, si va da specie che non costruiscono alcun nido e depongono direttamente le uova a terra fino a specie che costruiscono delle vere e proprie opere d’arte come il pendolino o il codibugnolo; alcune specie ammassano semplicemente dei rami o altri resti vegetali senza costruire un vero e proprio nido, mentre la maggior parte delle specie costruisce dei nidi generalmente con una forma a coppa intrecciando fili d’erba, rametti e altri materiali con il becco. Le specie che non costruiscono nidi e depongono direttamente a terra hanno uova e pulli estremamente mimetici come alcuni limicoli o i Galliformi; le specie che invece depongono le uova dentro le cavità hanno uova generalmente bianche come avviene nei rapaci notturni. I Passeriformi solitamente usano un nido per ogni stagione e ogni anno ne costruiscono uno nuovo, mentre specie come i rapaci notturni o alcuni rapaci diurni ma anche le cicogne o gli aironi, se non disturbati, tendono a usare negli anni sempre lo stesso nido; se il nido è costruito con rami, ogni anno la coppia aggiunge nuovo materiale così il nido aumenta di dimensioni anno dopo anno, sono noti ad esempio nidi di aquila reale che hanno raggiunto dimensioni immense col passare degli anni. Gli uccelli tendono a nascondere bene i nidi, costruendoli in punti dove siano il meno visibili possibile; molto spesso però, in inverno, quando la vegetazione si riduce e gli alberi sono spogli, risulta facile individuare i nidi di tante specie che diventano molto più visibili.
Alcune specie usano nidi già costruiti da altri, è il caso, per esempio, del Gufo comune o del Falco cuculo, che sfruttano per la riproduzione i vecchi nidi di Corvidi. Il Picchio muratore utilizza cavità naturali per riprodursi, in particolare i buchi scavati dai picchi “veri” (Picchio rosso maggiore o Picchio verde) ma i fori d’entrata di questi nidi sono troppo grandi rispetto alle dimensioni del Picchio muratore (che è un passeriforme di piccola taglia) così il muratore fa un vero e proprio lavoro di “muratura” ostruendo parzialmente il foro d’entrata con del fango e riducendone così il diametro. Alcuni uccelli scavano delle vere e proprie gallerie, comportandosi come dei mammiferi, è ad esempio il caso dei Gruccioni e dei Topini.
NIDI DI MAMMIFERI
Anche alcune specie di mammiferi costruiscono nidi e questi spesso possono somigliare molto a quelli degli uccelli creando un po’ di confusione ma per fortuna le specie di mammiferi che costruiscono nidi sono poche e con un po’ di esperienza è facile distinguere i loro nidi da quelli degli uccelli. Il Moscardino costruisce un nido chiuso di forma sferica, con un diametro di 10-15 cm usando strisce di corteccia intrecciate ma anche foglie, muschio e licheni; all’interno è foderato di sottili fibre vegetali e altro materiale soffice; il nido è solitamente a 1-2 metri dal suolo ma più raramente si può trovare fino a 4 metri di altezza. In inverno, invece, per il letargo, il moscardino preferisce rifugiarsi in cavità nei tronchi o sotto una roccia o una radice e può utilizzare i nidi artificiali per gli uccelli. Il nido di moscardino si distingue dai piccoli nidi degli uccelli che nidificano nei cespugli per i segni di corteccia strappata tutto intorno. Il Quercino, suo parente stretto costruisce un nido sferico di rametti, foglie e muschio, rivestito internamente con erba e materiale soffice; il nido estivo del quercino si può trovare su alberi e cespugli ma più comunemente viene costruito su una catasta di rami secchi o su un vecchio nido di uccello o di scoiattolo ma anche in cavità nei tronchi o nidi artificiali. Il topolino delle risaie ha due diversi tipi di nido, quello estivo e quello invernale. Il nido estivo è costruito nella vegetazione, a circa 30-40 cm dal suolo, con forma sferica, diametro di 8-10 cm e foro di entrata circolare su un lato. Come materiale utilizza foglie di graminacee tagliate nel senso della lunghezza e ben intrecciate. Il nido usato per la riproduzione e lo svezzamento dei piccoli è più grande rispetto ai nidi estivi e all’interno è rivestito da materiale morbido e soffice. I nidi invernali sono costruiti sul terreno, in un ciuffo d’erba o sotto una radice o una pietra; a volte il topo può scavare una piccola galleria. Lo scoiattolo rosso a volte utilizza cavità nei tronchi per riposare o per partorire ma molto spesso, soprattutto in assenza di cavità adatte, costruisce nidi sugli alberi, solitamente vicini al tronco, sostenuti da uno o più rami laterali, usando rametti di diametro inferiore ai 5 mm; i nidi dello scoiattolo hanno forma sferica, a cupola, sono chiusi e hanno un diametro di 20-50 cm con un foro laterale di entrata che ha un diametro di circa 5 cm; quando le condizioni meteo non sono favorevoli il foro di entrata può essere chiuso dall’animale che rimane all’interno, la stessa cosa avviene quando l’adulto deve lasciare la prole nel nido per allontanarsi in cerca di cibo. L’interno del nido è rivestito con una imbottitura morbida di materiale soffice come ad esempio peli e piume. Il nido di scoiattolo somiglia molto a quello della gazza ma quest’ultimo è più grande e solitamente non è vicino al tronco ma a una certa distanza da esso, posizionato tra i rami, inoltre i nidi di gazza sono meno chiusi, se guardati in controluce si può notare la luce che filtra tra i rametti con cui sono costruiti, mentre i nidi di scoiattolo sono solitamente più fitti.
TANE
Molte specie di mammiferi scavano tane e le utilizzano per tutto l’anno, non solo per la riproduzione ma anche per lo svernamento/letargo, per proteggersi dai fattori atmosferici e per riposarsi durante la notte o il giorno. Vivere sottoterra offre un riparo sicuro e ben protetto dai predatori, inoltre il terreno già a soli 20-30 cm di profondità mantiene un isolamento termico elevato, tenendo la temperatura fresca d’estate e calda d’inverno. Tra le specie che scavano gallerie vi sono i micromammiferi (come la talpa, gli insettivori, i topi, i ratti, le arvicole), la volpe, la marmotta, il tasso e l’istrice, il coniglio selvatico.
La terra scavata viene portata in superficie e ogni specie elimina la terra scavata in modo diverso spingendolo in superficie a intervalli a formare piccole montagnette oppure depositandola davanti al foro d’entrata e creando un cumulo molto visibile spesso a forma di ventaglio; poiché ogni specie usa solo uno di questi metodi per rimuovere la terra scavata, questo rappresenta un buon parametro per identificare la specie che occupa la tana; anche il foro d’entrata è un importante parametro, non solo per la sua dimensione ma anche la sua posizione; a questi parametri si aggiungono altri segni di presenza che possono essere d’aiuto, per esempio impronte e gli escrementi all’entrata della tana ma anche peli o aculei e resti di cibo.
Per capire se una tana è ancora utilizzata o abbandonata è utile controllare se ci sono segni di passaggio recente o impronte fresche, se c’è della terra fresca (di colore più scuro) fuori dall’entrata ma soprattutto è utile vedere se nell’entrata vi sono ragnatele, la loro presenza infatti indica che la tana è ormai in disuso.
Le tane dei micromammiferi sono difficili da distinguere; i piccoli roditori come le arvicole o anche gli insettivori come i toporagni scavano tutti delle gallerie ma non sempre è facile risalire al proprietario perché sono molto simili.
Le gallerie delle talpe sono più semplici da riconoscere. La talpa usa tre differenti sistemi sotterranei: le gallerie superficiali ordinarie utilizzate per muoversi e le gallerie realizzate dai maschi in primavera durante la stagione degli accoppiamenti alla ricerca delle femmine anche queste superficiali; il terzo tipo è invece rappresentato dalle vere gallerie che vengono usate sia per alimentarsi che come rifugio e nidi per la prole, queste sono più in profondità e in associazione ai loro fori d’entrata si trovano in superficie i cumuli di terra estratta, di forma circolare intorno al buco; le gallerie hanno sezione trasversale ovale , sono larghe circa 5 cm e alte circa 4 cm. I due tipi di gallerie superficiali si riconoscono facilmente perché la parete superiore della galleria viene sollevata dalla talpa man mano che essa scava e sul terreno appare un lungo rilievo serpentiforme rialzato. Quando vive in ambienti antropizzati il ratto delle chiaviche sfrutta fessure e anfratti artificiali per costruire un nido usando materiale che trova in giro sia vegetale che artificiale come carta o pezzi di stoffa. In ambiente naturale (spesso questo ratto vive nelle vicinanze di bacini d’acqua), invece, il ratto usa sistemi di gallerie sotterranee anche molto estese ma di solito entro i 40-50 cm di profondità; questi sistemi di gallerie spesso sono dotati di vari fori d’entrata e uscita e in superficie sono collegati da sentieri con evidenti segni di calpestio. Trattandosi di una specie sociale le gallerie vengono usate da più animali e i sistemi di tane sono collettivi. Le aperture hanno diametro di circa 6-8 cm e si distinguono dalle gallerie dell’arvicola d’acqua perché il ratto lascia il terriccio scavato in un cumulo davanti ai fori d’entrata. Le tane dell’istrice e del tasso spesso sono condivise da entrambe queste specie (cui, a volte, si aggiunge anche la volpe); hanno fori d’entrata di dimensioni notevoli, a volte anche oltre i 20 cm; se la tana è usata dall’istrice è facilmente determinabile dalla presenza di aculei caduti nelle vicinanze dell’entrata; se la tana è usata dalla volpe è facilmente determinabile dal cattivo odore che fuoriesce dal foro d’entrata e dalla presenza di resti di cibo vicino all’uscita; le impronte che gli abitanti lasciano sulla terra fresca portata fuori dalla tana sono un ulteriore indizio che consente di identificare gli abitanti di una tana.
GIACIGLI
Molte specie di mammiferi non hanno una dimora permanente ma dormono o partoriscono in qualsiasi luogo adatto allo scopo, direttamente sul terreno o sulla vegetazione, creando un giaciglio o covo. E’ questo il caso degli ungulati e di alcuni Lagomorfi come la lepre; si tratta di specie che partoriscono cuccioli già semi-autonomi, in grado di camminare e lasciare il luogo di nascita molto presto, poco tempo dopo il parto, e seguire la madre, cambiando così di continuo l’area dove riposano. Gli ungulati non pongono molta attenzione nel costruirsi un giaciglio, semplicemente si sdraiano in un punto più o meno riparato e non utilizzano mai lo stesso posto; un giaciglio di questo tipo si riconosce facilmente perché la vegetazione erbacea appare schiacciata e in funzione della dimensione del giaciglio si può determinare la specie che lo ha utilizzato anche perché vi si possono trovare gli escrementi. Nella neve il covo risulta più marcato e spesso si distinguono facilmente le impronte degli arti e del corpo; un covo di capriolo si può distinguere ancora più facilmente da quello di altri cervidi anche perché l’animale gratta via foglie, rametti caduti e vegetazione erbacea con gli zoccoli anteriori prima di sdraiarsi per riposarsi inoltre essendo molto leggero rispetto ad altri ungulati la vegetazione rimane schiacciata solo momentaneamente ed è per questo che i giacigli estivi sono difficilmente rintracciabili. I cinghiali vivendo quasi sempre in gruppo creano dei giacigli comuni soprattutto in inverno dove i vari soggetti si accucciano gli uni vicino agli altri e dunque l’area di suolo e vegetazione schiacciata può essere molto ampia. Il giaciglio di una lepre è una depressione poco profonda, somiglia all’impronta lasciata sul terreno soffice da un uomo in ginocchio perché la lepre è solita grattare via le foglie e la vegetazione sdraiandosi sul suolo nudo; il giaciglio usato invece per partorire è leggermente rivestito di pelo che la madre si strappa dalla pelliccia, solitamente si trova sotto un ciuffo d’erba o dietro un sasso che offrono protezione dal vento, l’animale sta sempre con la porzione posteriore del corpo sulla parte più profonda e larga del giaciglio. In inverno, con la neve che ricopre il terreno il giaciglio della lepre è una depressione scavata sulla neve nel centro di questa si possono osservare le impronte delle zampe posteriori. La lepre variabile scava invece nella neve una piccola galleria dove l’animale può nascondersi in caso di pericolo.