CORNACCHIA GRIGIA

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Obiettivo Appennino – Gli scatti di William Vivarelli nelle Valli Bolognesi

(servizio pubblicato nel numero uscito nell’inverno 2018/19)

La Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) è una delle due specie di Cornacchia presenti in Italia, insieme alla Cornacchia nera (Corvus corone). Facilmente distinguibile dagli altri Corvidi per la sua livrea, ha il dorso e le parti inferiori grigio chiaro, con testa, gola, ali e coda nere. Il becco è robusto, nero e leggermente ricurvo. Maschio e femmina sono indistinguibili all’aspetto: entrambi hanno dimensioni tra i 45 e i 55 cm di lunghezza, apertura alare che varia tra 84 cm e un metro, mentre il peso può arrivare a mezzo chilogrammo. Il volo è dritto, con battiti regolari. Gli stormi hanno un aspetto più ordinato rispetto a quelli del Corvo comune e si riuniscono verso sera per raggiungere i dormitori La Cornacchia grigia in Italia è prevalentemente una specie stanziale, che nidifica e sverna nel nostro Paese La territorialità è molto accentuata, con una società spiccatamente organizzata e basata su coppie territoriali e gruppi di individui che non si riproducono, costituiti da immaturi o adulti non appaiati. Verso marzo, con la primavera in arrivo, la Cornacchia grigia inizia la costruzione del nido ad opera soprattutto della femmina, solitamente nelle zone alte degli alberi, sopra ai rami più robusti. Annualmente depone tra le 4 e le 5 uova, che cova per un periodo di circa 3 settimane.

L’antico poeta greco, nella sua favola dedicata al corvo, lo immagina mezzo morto di sete.
Il corvo trova un’anfora, ma dentro è rimasta poca acqua e non ci arriva col becco.
Gli viene allora l’idea di gettare un ciottolo e altri ancora nell’anfora, fino a fare salire l’acqua e dissetarsi. Ispirati da Esopo, i ricercatori hanno presentato a un corvo comune (Corvus frugilegus) un tubo verticale pieno d’acqua, con un bruco fluttuante appena fuori della portata del suo becco.
Il livello dell’acqua doveva salire assieme al bocconcino se il corvo avesse gettato ciottoli nel tubo. Cosa che fece. Lo stesso esperimento è stato ripetuto con le cornacchie della Nuova Caledonia.
Anche loro non smentirono Esopo. Capendo anche che le pietre grandi erano meglio di quelle piccole e che non aveva senso gettare ciottoli in un tubo contenente segatura.

Le cornacchie arano già note per le loro capacità di ricordare i volti, utilizzare strumenti e comunicare in modi sofisticati, ma il nuovo studio dimostra che i corvidi hanno un cervello in grado di risolvere problemi di ordine superiore e che possono farlo spontaneamente. La ricerca evidenzia che «le cornacchie si uniscono agli esseri umani, alle grandi scimmie ed alle scimmie per la capacità di mostrare un pensiero relazionale avanzato»

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