CICOGNA BIANCA

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Tutti la conoscono, anche se pochi, per la verità, hanno avuto l’opportunità di osservarla in natura. Le cronache, infatti, riportano una totale estinzione della specie nel nostro Paese durante il tardo Medioevo. Fino al 1959, quando la Cicogna bianca (Ciconia ciconia) ha ricominciato a nidificare in Piemonte, per poi diffondersi – grazie anche a diffusi progetti di reintroduzione – in altre regioni d’Italia.

Prevalentemente migratrice, va a svernare oltre il Sahara. Inconfondibile per il suo piumaggio candido e per le notevoli dimensioni (arriva anche a 115 cm di lunghezza per un’apertura alare superiore ai 160 cm) la Cicogna bianca, in piedi, può essere alta oltre 1 metro. Importante è anche il becco, che può misurare anche 20 cm e risulta particolarmente adatto alla cattura di vari tipi di prede – insetti, piccoli mammiferi o uccelli, rettili e anfibi – che compongono la dieta, per la verità piuttosto variegata, di questa specie.

Per secoli perseguitata dall’uomo (nonostante il ruolo “positivo” occupato nella tradizione popolare) la Cicogna bianca ha sofferto in modo particolare anche per la contrazione degli habitat e, più in generale, per l’impoverimento delle aree di alimentazione dal punto di vista della quantità e della qualità di prede. A giocare a sfavore della specie sono state anche le condizioni riscontrate nei siti di svernamento africani, dove periodi di siccità sempre più frequenti e l’avanzare del deserto hanno notevolmente ridotto l’areale idoneo alla specie e causato un’elevata mortalità di individui durante lo svernamento, con ovvie ricadute sulla popolazione europea.

Nei pressi del parcheggio di accesso e del centro visite “La Rizza” si trova il Centro per la reintroduzione della Cicogna bianca, che dispone di alcune voliere dove ogni anno si riproducono alcune coppie di cicogna. (dal sito Oasi la Rizza di Bentivoglio)

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