Bologna nella preistoria

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Dal dente di elefante scoperto alla Croara nel 1834 al Fantini: personaggi, luoghi e laboratori per un giorno da archeologi nella seconda puntata della rubrica sulla storia della città 

Testi e foto di Elena Boni

La preistoria a Bologna cominciò… nell’Ottocento. Risalgono al XIX secolo, infatti, le prime importanti scoperte relative sia alla paleontologia sia all’archeologia preistorica nel territorio bolognese.

Nel 1834 sull’altopiano gessoso della Croara, alle spalle di San Lazzaro, alcuni contadini raccolsero un dente di elefante; altri reperti simili furono trovati negli anni successivi. Queste scoperte diedero impulso agli scavi e a ulteriori ricerche: Francesco Orsoni esplorò la grotta del Farneto e vi trovò moltissimi reperti lasciati da animali e uomini preistorici, tanto da dedicare alle ricerche tutta la sua vita e le sue fortune. Nel 1871 Giovanni Capellini, docente di geologia all’Università, pubblicò la memoria “Armi e utensili di pietra del Bolognese” in cui riportava il rinvenimento, fra Monte Donato e la Croara, di antichi manufatti realizzati dall’uomo e di ossa di grandi mammiferi estinti da millenni. Nel corso dell’Ottocento nacquero o si consolidarono anche i principali musei cittadini, che tuttora costituiscono il luogo privilegiato per studiare la preistoria a Bologna e ammirarne i reperti.

Il Novecento fu caratterizzato soprattutto dalla figura di Luigi Fantini, speleologo e archeologo autodidatta che operò “sul campo” tra le valli del Savena, dello Zena e dell’Idice, compiendo importantissime scoperte e regalando ai Bolognesi una quantità impressionante di reperti. Tuttora le campagne di scavo preistorico nella zona appenninica sono compiute da archeologi in collaborazione con i gruppi speleologici attivi sul territorio, mentre nella pianura a nord della Via Emilia si svolgono campagne di scavo con metodi archeologici più “classici” che hanno portato a numerose scoperte e anche alla nascita di piccoli musei locali.

I musei universitari

I musei universitari sono fra i più antichi e prestigiosi d’Italia. Particolarmente famoso e amato è il “Museo del dinosauro”: questo il nome con cui affettuosamente i bambini chiamano la Collezione di Geologia Giovanni Capellini in cui è conservato il gigantesco scheletro di diplodoco che affascina gli scolari bolognesi dal 1909. In tale anno, infatti, fu portata in città la riproduzione dello scheletro di dinosauro trovato negli Stati Uniti, lunga 26 metri. La Collezione, che fa parte del Sistema museale di Ateneo (SMA), comprende anche numerosissimi altri reperti e fossili di animali e piante preistoriche, tra cui i pesci fossili del Monte Bolca (VR). Si trova in via Zamboni 63.

Rimanendo in ambito universitario è imprescindibile visitare la grande sede espositiva di Via Selmi 3. La Collezione di Zoologia espone moltissimi animali impagliati, scheletri, ricostruzioni e materiali di studio sia del presente, sia del passato: vi si può seguire l’evoluzione delle specie e ammirare animali oggi scomparsi, come il dodo, ma anche rettili antichi e altri “fossili viventi”, eredi biologici degli animali preistorici.  L’evoluzione anatomica fa da padrona al piano superiore dell’edificio nella Collezione di Anatomia Comparata, una delle più complete a livello internazionale. Qui il visitatore può ammirare, e persino toccare, il modo in cui gli animali e gli uomini hanno modificato le proprie caratteristiche: denti, ossa, postura… in relazione alle esigenze di sopravvivenza.

Accanto ad essa si trova la meno nota Collezione di Antropologia. Qui l’attenzione si focalizza sugli uomini: della nostra specie viene illustrata l’origine, ma anche l’evoluzione tecnologica, culturale e sociale a partire dallo studio delle civiltà tradizionali. Per il visitatore dell’era 3.0 è interessante vedere come ancora pochi decenni fa le spedizioni degli antropologi abbiano potuto rinvenire usanze e tecnologie “primitive” in remote parti del mondo, oggi quasi completamente globalizzate.

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Il grande museo archeologico

Al Comune di Bologna appartiene invece il Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2). Inaugurato nel 1881, contiene antiche collezioni universitarie e comunali e soprattutto l’enorme quantità di rinvenimenti archeologici venuti alla luce nel territorio bolognese nel corso dell’Ottocento e poi del Novecento. La sezione preistorica copre un arco cronologico dal paleolitico all’età dei metalli, con fossili, resti animali, manufatti dell’uomo, sepolture preistoriche e così via. Particolarmente curate le schede didattiche, le visite, le pubblicazioni divulgative e la sezione delle “Collezioni online”: pensate per le scuole, offrono informazioni e conoscenze preziose anche per tutti i cittadini e per i curiosi di ogni età.

La preistoria fuori porta

L’altro sito imprescindibile per chi voglia conoscere la preistoria bolognese è, infatti, il Museo della Preistoria a san Lazzaro di Savena. Il museo è dedicato a Luigi Donini, ricercatore sanlazzarese morto a soli 24 anni nel tentativo di salvare alcuni speleologi intrappolati in una grotta. Le sale interne offrono una vasta collezione di reperti rinvenuti prevalentemente nelle vicine valli appenniniche, ma anche ricostruzioni e diorami utili a immaginare “dal vivo” le creature e le situazioni di cui vediamo i resti nelle teche. In questo museo le ricerche storiche e archeologiche dialogano con la conoscenza e l’amore per il territorio: è infatti concepito come un’esperienza immersiva nella preistoria. L’edificio è circondato da un piccolo parco archeologico in cui sono riscostruiti a grandezza naturale alcuni animali preistorici, come una tigre dai denti a sciabola e il grande mammut. Vale davvero la pena entrare nel parco, magari dopo una nevicata, per vivere l’atmosfera del cartone “L’Era Glaciale” e scattare una foto con Manny e Diego, o per partecipare ai divertenti laboratori per scuole e famiglie. Per chi volesse approfondire, una ricca sezione di schede storico/didattiche è scaricabile gratuitamente dal sito: https://www.museodellapreistoria.it/pillole.html

Diversi Comuni della provincia bolognese hanno istituito musei piccoli o grandi per illustrare la storia del proprio territorio, e molti di questi cominciano proprio dalla preistoria. Li elenchiamo brevemente, anche se meriterebbero più spazio: il Museo Civico Archeologico e Paleoambientale “E. Silvestri” di Budrio, la sezione archeologica del Museo civico e Pinacoteca “A. Borgonzoni” di Medicina il Museo Civico Archeologico “A. Crespellani” di Bazzano, la “Sala della terra” e la “Sala delle origini” al Centro di Cultura “Paolo Guidotti” di Castiglion de’ Pepoli.

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