BAGNI DI MARIO: la cisterna che porta l’acqua al Nettuno

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Con l’associazione Succede solo a Bologna è possibile visitare la CONSERVA DI VALVERDE, il luogo da cui sgorga l’acqua che alimenta la celebre fontana della città

di Succede solo a Bologna

Tutto iniziò da un equivoco che fece scambiare un sistema di captazione delle acque per un centro termale. Da lì deriva il nome “Bagni di Mario”, con cui anche oggi viene chiamata la conserva di Valverde, struttura architettonica ipogea realizzata nel 1563 dall’architetto siciliano Tommaso Laureti per alimentare la fontana del Nettuno. Questo luogo, già gestito da alcuni anni dall’associazione Succede solo a Bologna, è  accessibile al pubblico prenotando una visita guidata.

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Il nome “Bagni di Mario” nasce insomma da un equivoco avvenuto durante il XIX secolo, quando si pensò che questo luogo fosse un centro termale, o meglio le terme private del Console Caio Mario, al quale era stato erroneamente attribuito l’acquedotto della Bononia romana.

Importantissimo il ruolo di questa struttura, situata in via Bagni di Mario 10: captare e far decantare le acque che alimentavano diverse fonti della città di Bologna, in particolare la fontana del Nettuno, la Fontana Vecchia di via Ugo Bassi, la Fontana dei Cavalleggeri all’interno di Palazzo d’Accursio e la vasca all’interno dell’Orto Botanico di Ulisse Aldrovandi. La struttura architettonica si sviluppa in un’ampia sala ottagonale con quattro cunicoli che si inoltrano all’interno della collina e dai quali sgorga l’acqua attraverso dei fori di circa dieci cm praticati sul soffitto. L’acqua veniva convogliata in una canaletta sul pavimento di ogni cunicolo e ogni canaletta confluiva in una vasca di decantazione della sala ottagonale. Le vasche di decantazione sono comunicanti e l’acqua confluiva depurata in una ulteriore vasca più ampia al centro della sala. Da qui l’acqua defluiva in una vasca della sala adiacente detta “La Conservetta” e partiva un cunicolo con un tubo fatto di orcioli, che portava l’acqua fino alla Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univa alle acque della Fonte Remonda, che arrivavano da san Michele in Bosco. Dalla fine del 1800 la Fontana del Nettuno è alimentata dal moderno acquedotto che altro non è che l’acquedotto romano, ripristinato alla fine del XIX secolo.

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