Sul sentiero dei Coleotteri dalle lunghe antenne

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L’incontro con l’Aromia moschata e l’Oberea oculata durante un’escursione al Corno alle Scale

di Guido Pedroni

(articolo pubblicato nel numero uscito nell’autunno 2018)

Può essere bella e riposante un’escursione nel mese di agosto sul vecchio sentiero (il numero 333) che va dalla Malga del Sole (poco oltre il Cavone) verso il Rifugio Duca degli Abruzzi al Lago Scaffaiolo sul confine tra il Parco Regionale del Corno alle Scale e il Parco del Frignano, fuori dai soliti giri degli escursionisti che preferiscono altre zone del Corno. La prima parte del sentiero si sviluppa nel bosco di faggio, poi procede lento, in salita, uscendo dal bosco per inerpicarsi sulla prateria verso il Rifugio. Su un vecchio salice arbustivo ecco una presenza interessante: è il Coleottero Aromia moschata descritto da Linneo nel lontano 1758 appartenente alla famiglia dei Cerambycidae. È un insetto che può superare, seppur raramente, i 3 cm di lunghezza con le antenne molto sviluppate, anche superiori alla lunghezza del suo corpo, con l’apparato boccale armato di forti mandibole. Il colore di questo insetto è sui toni del verde più o meno scuro, con sfumature rameiche, a volte con riflessi iridescenti. Può mangiare sia le foglie dei salici sia la parte più esterna della parte legnosa dei giovani rametti. È stato un incontro molto affascinante, non comune, ed è stato utile poterlo osservare muovendosi tra le foglie e i giovani rami dell’arbusto. Utile perché ci si accorge della calma e dell’armonia che trasmettono i suoi movimenti. Se lo si infastidisce, l’Aromia può emettere un odore particolare che ricorda il muschio.

Oberea oculata del Corno alle Scale (Foto Guido Pedroni)

Poco dopo, proseguendo sul sentiero ecco un secondo inaspettato incontro sempre sui rami bassi di un giovane salice; un incontro colorato e ben evidente di un altro cerambice, Oberea oculata, specie descritta sempre da Linneo nel 1758. Il nome latino si riferisce alle due macchie nere sul torace rosso: oculata significa, infatti, provvista di “occhi”. Le sue abitudini alimentari sono legate alla presenza di diverse specie di salici come Salix alba (Salix sp.pl.); il colore del corpo dell’insetto è rosso-arancione con le elitre vellutate sulle tonalità del grigio. La sua lunghezza è intorno ai 2 cm con le antenne lunghe quasi quanto lo sviluppo delle elitre. Rosicchia la parte superficiale delle foglie dei salici. Anche in questo caso ci si è soffermati ad osservarlo per vederlo muovere tra le foglie dell’arbusto, come si farebbe nel birdwatching per gli uccelli o in un safari in Africa, dietro alla vegetazione per osservare animali di grande taglia o rimanendo sulla jeep fotografando leoni o elefanti.

I Cerambicidi sono una famiglia di insetti Coleotteri polifagi, cioè che si nutrono di una grande varietà di piante; la famiglia comprende più di 30.000 specie, soprattutto tropicali, di dimensioni medio-grandi. Spesso sono provvisti di particolari disegni e arabeschi sulle elitre, frequentemente con colori molto vivaci. Hanno antenne lunghissime, ali ben sviluppate protette dalle elitre e zampe robuste. Molte specie sono capaci di stridere intensamente. Da adulti si cibano di linfa, polline, nettare e foglie. Le larve sono allungate, con il capo incassato nel largo protorace, si nutrono di legno vivo o morto (per questo questi insetti sono anche considerati insetti xilofagi) dove scavano lunghe gallerie. La durata del ciclo vitale può essere di parecchi anni. Imparare ad osservare nel “piccolo” la straordinaria varietà della vita aiuta a comprendere meglio il mondo naturale concependo più efficacemente anche la posizione dell’uomo stesso nella natura. In modo vero e profondo perché siamo figli della natura, non della della tecnologia. Osservare coleotteri, il volo delle farfalle, le gocce di rugiada sulle foglie, così come i riflessi della luce sulla neve sono chiari segni di umanità buona, delicata, rispettosa e attenta alla vita. C’è bisogno anche di questo ed è la natura stessa che ce lo chiede.

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