Monteveglio, dove Matilde di Canossa divenne leggenda

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All’interno del bellissimo Parco dell’Abbazia, nel cuore della valle del Samoggia, si trovano ancora i resti del castello dove nel nel 1092 venne sconfitto Enrico IV

Di Manuela Goldoni

(pubblicato nel numero uscito nell’estate del 2016)

A una ventina di chilometri da Bologna, nel cuore della Valle del Samoggia, tra le splendide colline al confine con il territorio modenese, si trova il parco regionale dell’Abbazia di Monteveglio. Una affascinante area protetta di circa 1100 ettari caratterizzata da colline, vallate, boschi e calanchi capace di raccontare una storia millenaria della quale restano testimonianze di grande interesse, come il complesso religioso dell’abbazia di Santa Maria che occupa la parte più alta del borgo e i resti del Castello medievale di Matildica memoria.

Il castello di Monteveglio – di cui oggi si possono ammirare i resti – deve la sua fama alla celebre vittoria di Matilde di Canossa su Enrico IV nel 1092. Feudo dei Canossa, infatti, in epoca medievale, Monteveglio fu fondamentale per la disperata resistenza che la contessa Matilde oppose all’imperatore Enrico IV disceso in Italia per vendicarsi della celebre umiliazione inflittagli sotto le mura del castello di Canossa da Papa Gregorio VII.
La storia è quasi leggenda. L’imperatore venne sconfitto nell’assedio della rocca matildinica di Monteveglio nel 1092 da pochi uomini che non solo riuscirono a resistere per mesi, ma persino il figlio dello stesso Enrico IV perse la vita nello scontro finale. Fu l’inizio del suo declino: nel viaggio di ritorno in Germania tentò di assalire il castello di Matilde, ma venne sconfitto nuovamente. Tornato in patria fu detronizzato. Come atto di ringraziamento, la grande contessa fece edificare l’abbazia di Monteveglio che si aggiunse alla chiesa già esistente.
Per alcuni secoli poi Monteveglio seguì le alterne vicende delle lotte tra Bologna, a cui si era consegnata una prima volta nel 1157 (la contessa Matilde era morta senza eredi da quasi mezzo secolo) e Modena e tra guelfi e ghibellini. Il suo castello periodicamente conquistato, riconquistato, distrutto e ricostruito da Bolognesi, Modenesi, signorotti locali, compagnie di ventura, subì l’ultimo terribile assedio nella primavera del 1527. I Lanzichenecchi di Carlo V che avrebbero poco dopo partecipato al celebre “sacco di Roma”, non riuscirono però a conquistare Monteveglio per un improvviso peggioramento delle condizioni atmosferiche. La neve caduta in abbondanza nella notte precedente l’assalto, unita alla scarsa agibilità del territorio circostante e forse alle preghiere e ai voti degli abitanti asserragliatisi quasi senza speranza nella rocca, ottennero il miracolo di veder partire gli invasori. Ancora oggi, ogni anno, a ricordo di quel terribile momento, Monteveglio in festa offre alla Madonna un cero portato in processione all’antica pieve di Santa Maria. Secondo la leggenda, la neve, caduta insolitamente a maggio, avrebbe fatto straripare il torrente Ghiaia, che avrebbe trascinato via le tende dei Lanzichenecchi accampatisi per la notte.

Per chi ama atmosfere e suggestioni proprie del connubio tra storia e natura è un piacere passeggiare tra le vie dell’incantevole borgo fortificato di Monteveglio che sorge sulla cima di un colle, ad una altezza di quasi 300 metri sul livello del mare, e che domina la vallata, all’interno del parco dell’Abbazia di Monteveglio. Dell’originaria fortificazione che risale all’anno Mille restano la porta ad arco da cui si accede al borgo, che porta ancora oggi i segni delle asole di sollevamento del ponte levatoio, ed una massiccia torre castellana (che ospita un centro visita dedicato a quest’area di interesse storico-naturalistica), entrambe sormontate da merlature a coda di rondine, attraverso cui si gode di una splendida vista sulle colline circostanti.

Entrando nel castello e procedendo sull’acciottolato si può ammirare, sulla destra, un’antica casa in sasso denominata casa di San Benedetto con accanto l’orato­rio di Santa Maria della Rondine (dedicato oggi ai Santi Rocco e Sebastiano), al cui interno è conservato un quadro raffigurante la “Madonna del Carmine” datato 1631. Proseguendo oltre, attraverso un gruppetto di case in pietra costruite fra il XIV ed il XV secolo, si giunge sulla sommità del monte dove si erge l’abbazia di Santa Maria Assunta, la cui esistenza è attestata fin dal VIII secolo.  

L’edificio è infatti di fondazione antichissima. Qualche studioso afferma che in questa zona si trovasse un tempio pagano in epoca romana, sebbene ciò non sia suffragato da prove inoppugnabili. Di certo, la chiesa attuale è di epoca pre-romanica e romanica. La bella facciata caratterizzata da una luminosa bifora, rifatta all’inizio del XIII secolo, da allora non è stata mai modificata. L’interno della chiesa è su tre livelli e l’altare, che si trova in zona sopraelevata, è caratterizzato da un crocifisso di grande precisione anatomica che alcuni attribuiscono alla scuola leonardesca.

Alcune immagini delle passate edizioni dell’evento “Abbazia 1092 – Feste da Medioevo”, in scena il secondo week-end di giugno, che ogni anno richiama un grande afflusso di pubblico, sia per la qualità degli spettacoli, sia per le bellezze architettoniche del Borgo dell’Abbazia

Particolarmente suggestiva è la cripta a tre navate, ubicata al di sotto del livello del terreno, selva di colonnine con capitelli di pregevole fattura e forma diversa. All’interno della cripta si trova un’acquasantiera longobarda, uno dei pochi reperti di quel periodo visibili nella provincia di Bologna. Curioso è poi il campanile che risale al Quattrocento e che non poggia su alcuna fondamenta, ma è stato semplicemente edificato su una delle absidi. 
Altrettanto bello l’adiacente convento che circonda per tre lati il chiostro quattrocentesco a cui se ne affianca un altro più antico. Su richiesta, è possibile visitare il chiostro maggiore del monastero – oggi gestito da una confraternita francescana – che presenta alcune prospettive illusionistiche e che è dominato da un possente cipresso. Del secondo e più antico chiostro, sul retro, rimane solo un lato, di grande pregio, visto che reca ancora qualche capitello antropomorfo del XII secolo.

 

 

 

Il Parco Regionale
Il parco regionale dell’Abbazia di Monteveglio è un’area protetta che propone escursioni di varia difficoltà e durata, da percorrere a piedi e in mountain bike. Partono dal Centro Parco San Teodoro gli itinerari “Salita al castello e all’Abbazia”, “Calanchi del Rio Paraviere e Valle del rio Marzatore” e “La corte e i prati di San Teodoro”. Di media difficoltà sono i percorsi “Rio Ramato”, “Dal rudere Africa a Monte Gennaro”, “Corte D’Aibo e le pendici di Monte Morello”, “L’Africa e i vecchi coltivi”, “Il Colle della Cucherla”, “I boschi di Monte Morello”. Facile ma non meno affascinante degli altri è l’itinerario “Salita a Monte Gennaro”, dalla cui sommità si può ammirare un panorama molto ampio con, in primo piano, il colle dell’Abbazia, la valle del Rio Ramato con il suo bacino calanchivo e i calanchi di Pan Perso. Per info, contattare il Centro Parco San Teodoro (tel. 051.670 1044).

Per visite guidate della Chiesa e dell’Abbazia, contattare la Comunità dei Fratelli di San Francesco, tel. 051.6707931

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