La fauna locale nella tradizione della bassa bolognese: ascolta i versi e scopri il nome dialettale degli animali delle valli bolognesi: Assiolo, Marzaiola e Upupa
di Mario Chiarini
CIU – Assiolo
L’ASSIOLO è un un piccolo rapace notturno, molto timido ed assai difficile da vedere, che frequenta boschi di latifoglie dove nidifica in cavità di alberi; nel caso dell’assiolo, il suo nome dialettale deriva da una evidente assonanza con il suo richiamo. Nelle tiepide notti primaverili, appena fa buio, inizia in lontananza ad udirsi un ripetuto richiamo ….. chiuuuu …. Chiuuuuu … chiuuuu…. . Se provate a tradurre questo verso in dialetto vi usciranno le parole CIUUU, CIUUU, CIUUU, e questo è il nome dialettale dell’assiolo; questo piccolo rapace, cantato anche dal poeta Giovanni Pascoli, era considerato in passato, ma da alcuni ancora oggi, portatore di sventura alla pari dei suoi “cugini” civette e gufi. L’immobilità completa durante il giorno e lo sguardo fisso dei loro grandi occhi hanno fatto attribuire a tutti i rapaci notturni una immeritata patente di stupidità. Esopo, in una sua favola, racconta di un assiolo che in gabbia cantava solo di notte, perché era stato catturato di giorno proprio mentre cantava; pentimento tardivo e ormai del tutto inutile. Fino a non molto tempo fa, la tradizione popolare, lo identificava come il maschio della civetta. Tanto che di una coppia, non più giovanissima che stava un po’ appartata si pettegolava dicendo “I PEREN AL CIU E LA ZVETTA”
RUCHET – Marzaiola
Parliamo oggi della marzaiola, un anatide frequente nelle nostra valli e negli stagni nel corso delle migrazioni, in particolare nel mese di marzo, da cui prende il nome italiano, MARZAIOLA appunto. Ma come viene chiamata in dialetto bolognese ? Prima di entrare nel merito, ascoltate il suo verso di richiamo: cosa vi ricorda quel trrrrr trrrrr trrrrr ripetuto insistentemente? Una volta era un giochino in legno, ma anche uno strumento musicale utilizzato in passato dai complessi bandistici, che ruotando il manico produceva un rumore molto simile al verso di richiamo della marzaiola e quello strumento molto artigianale, che vedete in foto, veniva chiamato RUCHET (rocchetto in italiano); di qui, per assonanza, le marzaiole sono diventate,n el dialetto bolognese, “ AL RUCHET”
ASCOLTA IL VERSO DELLA MARZAIOLAGALTEN MUNTANER – Upupa
L’ùpupa (con l’accento sulla u) è il nome italiano che deriva dal suo verso di richiamo. Un tempo, quando nelle nostre campagne si trovavano ancora le piantate con alberi “maritati“ alla vite, i salici, i gelsi, l’upupa trovava l’ambiente ideale per la nidificazione. Poi le modificazioni ambientali avevano di fatto allontanato questa specie dal nostro territorio ed era diventata molto rara. Oggi per fortuna si nota una ripresa della presenza di questa specie che è tornata a frequentare , se pur in misura modesta il nostro territorio. Un tempo per il suo grido monotono e sgradevole la tradizione popolare lo considerava erroneamente un uccello notturno, abitante di luoghi sinistri tanto che il Foscolo cosi la descriveva nel suo poema I SEPOLCRI:
E uscir del teschio, ove fuggìa la Luna, / L’ùpupa, e svolazzar su per le croci / Sparse per la funerea campagna.
Per fortuna, anni dopo, Eugenio Montale ha provveduto a riabilitare la nomea dell’Upupa in una sua celebre poesia
Ùpupa, ilare uccello calunniato / dai poeti, che roti la tua cresta / sopra l’aereo stollo del pollaio / e come un finto gallo giri al vento;
Fortemente simbolico e culturalmente presente sotto diverse forme in svariati miti e credenze, questo uccello è oggi simbolo della LIPU, nonché uccello nazionale dello stato di Israele e dello stato indiano del Punjab. Appare inoltre in francobolli emessi da tante nazioni e negli stemmi di importanti città. A proposito, stavo quasi per dimenticarmi : il suo nome dialettale? Guardate le foto e notate la differenza , una splendida cresta che l’ùpupa raddrizza quando è in allarme e per questo viene chiamata GALTEN MUNTANER