Primo osservatorio pubblico cittadino, la Torre della Specola fu edificata tra il 1712 e il 1726 nel cuore della cittadella universitaria
di Roberto Carboni e Giusy Giulianini
A Bologna l’astronomia vanta una storia millenaria. Basti pensare che una cattedra stipendiata di astrologia – termine che allora comprendeva l’astronomia – era testimoniata tra gli insegnamenti dello Studium Bononiense fin dal 1334.
La Torre della Specola fu edificata quale primo osservatorio pubblico cittadino tra il 1712 e il 1726, ma divenne ben presto uno dei più importanti dell’intero continente europeo. Oggi ospita il Museo astronomico dell’Università, tra i più completi per ricchezza di strumentazione e fedeltà di collocazione.
Nel cuore della cittadella universitaria, al civico 33 di Via Zamboni, è parte integrante di Palazzo Poggi, acquistato dal Senato bolognese nel 1711 per farne la sede dell’Istituto di Scienze. L’edificio fu giudicato idoneo per innalzarvi una specola, come testimoniavano la solidità delle sue fondamenta e la distanza dalla collina, appropriata a consentire le osservazioni astronomiche. L’imponente torre, impostata sullo scalone del nobile palazzo, poggia infatti su una robusta base di 12 metri quadri e si eleva per 47.
Il progetto fu redatto da Giuseppe Antonio Torri che vi lavorò, onore al merito, senza riferimenti tipologici e costruttivi, se non forse il ben più ampio Osservatorio di Parigi realizzato una quarantina di anni prima.
Al primo piano troviamo la Sala Horn, riservata allo studio dell’astronomo. Oltre alla sua scrivania e ad alcuni strumenti di lavoro, vi è collocato il prototipo di specchio a tasselli esagonali, da lui progettato nel 1932.
Il secondo piano, che un tempo ospitava l’appartamento privato dell’astronomo, oggi conserva alcuni strumenti novecenteschi: una raccolta di macchine fotografiche di varie epoche, i primi calcolatori e gli apparecchi per la lettura delle lastre fotografiche.
Al terzo piano incontriamo la Sala dei Globi, che ci consente di toccare con mano l’evoluzione nella concezione del pianeta, dal Seicento in poi. Vi sono raccolte carte geografiche e globi celesti. Onde evitare la censura ecclesiastica, vennero commissionate anche due sfere armillari rappresentanti i modelli di Tycho Brahe e di Tolomeo.
Al quarto e ultimo piano, accediamo alla scenografica Sala della Torretta, circondata da una terrazza dalla quale si gode un panorama privilegiato sulla città.
Il fascino della Specola è scientifico, artistico e poetico. Magia e scienza hanno camminato per lungo tempo insieme. Osservare il cielo è una delle attività umane che più ci rapisce. Nessuno ne è immune. Scienziati, filosofi, mistici, artisti e poeti. Il cielo ci mette in comunicazione con l’infinito e allo stesso tempo nutre il nostro simbolico bisogno di elevarci, e forse di vivere in eterno.