Le radici in un canto

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La storia del Coro Stelutis dalla fondazione ai giorni nostri. L’opera di Giorgio Vacchi per conservare riti e consuetudini vecchi di secoli

di Nicoletta Puglioli

Il coro Stelutis nasce nel 1947 a Bologna su impulso di Giorgio Vacchi che ne è stato il maestro e l’anima fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2008. I primi decenni di attività furono tutti dedicati al “canto di montagna”. Si trattava di quel genere musicale a cappella (brani cantati senza accompagnamento di strumenti musicali) che aveva avuto nel Coro della Sat di Trento l’indiscusso caposcuola. A lungo la maggior parte dei cori maschili italiani si ispirarono a questo stile che, per il suo fascino, la sua autenticità e la sua facilità di approccio permetteva a chiunque avesse un po’ di orecchio musicale di fare musica d’assieme con risultati gratificanti. Il cosiddetto “canto di montagna” ebbe grandissima diffusione nel dopoguerra dando un notevole impulso alla nascita di tanti nuovi cori in tutta Italia. Fu in questo clima di grande fermento culturale che il nostro fondatore Giorgio Vacchi, dopo essersi diplomato in pianoforte, cominciò a farsi conoscere, oltre che come maestro del coro Stelutis, anche come compositore firmando alcune elaborazioni di canti tradizionali friulani, trentini e piemontesi.

L’interesse per il canto di tradizione orale emiliano nacque a metà degli anni sessanta, nel periodo in cui l’etnomusicologia cominciava ad arrivare nelle aule universitarie. Giorgio Vacchi capì che anche  in Emilia Romagna esistevano dei canti tradizionali ma il materiale a disposizione era poco. Oltre tutto in quel periodo il canto spontaneo stava cominciando la sua parabola discendente parallelamente alla cultura della civiltà contadina.

Nel breve giro di una generazione lo stile di vita delle famiglie italiane era radicalmente mutato portando via con se ritualità e consuetudini vecchie di secoli come quelle dei canti da osteria e delle veglie nella stalla. Era perciò importante registrare i canti dalla viva voce degli anziani prima che tutto, legato com’era alla sola trasmissione orale, finisse nell’oblio. Giorgio Vacchi cominciò personalmente questo lavoro intervistando decine di informatori soprattutto sull’appennino bolognese e modenese. Grazie anche alla collaborazione di tanti maestri di coro la “ricerca sul campo” si diffuse con risultati insperati: centinaia e centinaia di canti furono trascritti fedelmente sia nella parte musicale che in quella letteraria. Dall’ascolto e dall’analisi di questo patrimonio Vacchi cominciò a capire lo stile e le caratteristiche del canto emiliano: una vocalità dura , a tratti sguaiata, unita all’uso frequente di voci soliste contrapposte al coro oltre alla presenza di alcune tematiche ricorrenti. Questi i tratti distintivi del canto tradizionale emiliano da cui prese le mosse il lavoro compositivo di Giorgio Vacchi dalla fine degli anni 60 in poi. Il repertorio del Coro Stelutis cambiò gradualmente lasciando sempre più spazio alle elaborazioni di canti ritrovati nel territorio regionale. In alcuni luoghi il numero di brani registrati fu notevole: Monghidoro, Gaggio Montano, Castiglion dei Pepoli, Medicina, Pieve di Cento, Pian di Macina, Pavana Pistoiese solo per citarne alcuni. Tutto questo materiale è ora raccolto nell’archivio web CCS ed è consultabile da chiunque tramite una semplice registrazione accedendo dal sito del Coro Stelutis http://www.corostelutis.it/

Il Coro Stelutis è stato il principale laboratorio delle idee compositive di Vacchi che nei suoi brani unisce il rispetto per le melodie originali (sempre riportate fedelmente) alla raffinatezza di elaborazioni corali efficaci e comunicative per i più diversi pubblici. Da anni questi brani sono presenti nei programmi da concerto di tanti cori italiani sia polifonici che di ispirazione popolare e questo ci conforta nel portare avanti una proposta culturale personale e staccata dalle mode.

Il coro Stelutis dal 1990 ha ampliato il suo organico diventando un coro misto di circa cinquanta elementi. Il suo repertorio è attualmente costituito da canti di lavoro, ninne nanne, canti di argomento religioso, filastrocche, ballate, canti della resistenza e d’amore. Si tratta di tematiche senza tempo che, oltre a farci conoscere la nostra storia recente, ci coinvolgono tuttora come una sorta di epica popolare, semplice e mai retorica.

Dopo la scomparsa di Giorgio Vacchi nel 2008 la guida del Coro Stelutis è passata a Silvia Vacchi, insegnante di canto e direttrice di coro.

Il coro si è da tempo costituito in Aps e, oltre all’intensa attività concertistica, svolge una costante opera di divulgazione della cultura tradizionale emiliana oltre a promuovere la pratica musicale amatoriale con corsi di alfabetizzazione, lezioni concerto e laboratori corali nelle scuole. Da una quindicina di anni all’interno della nostra associazione si è formato un coro di bambini chiamato “Voci Bianche Stelutis” che propone ai ragazzi dai 7 ai 14 anni un approccio alla musica attivo e giocoso basato su musiche di tradizione orale di varia provenienza.

Dal 2020 è attiva anche l’Orchestra Stabile Stelutis, un gruppo aperto ad ogni tipo di strumenti musicali guidato dal Maestro Paolo Ingrosso, chitarrista e compositore.

Tutte le attività di Coro Stelutis Aps si svolgono a Bologna nella sede sociale di Via Pallavicini 21, un vecchio fienile ristrutturato chiamato “Tìz”, sempre aperto a chi voglia conoscerci.

  • Il repertorio del Coro Stelutis è pubblicato dalle Edizioni Pendragon e lo si può trovare su

    www.pendragon.it

  • www.corostelutis.it/
    www.facebook.com/coro.stelutis/
    www.instagram.com/
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