Bologna tra verità e leggende

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Ma è vero che nel XV secolo Aristotele Fioravanti spostò di ben tredici metri la torre campanaria della Magione in Strada Maggiore? E il vino da palazzo Malvasia? E i funamboli tra le due torri? E…

di Serena Bersani

La storia di Bologna e del suo territorio ci narra imprese ed eventi straordinari, ai quali spesso si stenta a credere. Funamboli che passeggiano su di un filo legato tra l’Asinelli e un’altra torre. Il mascherone di un palazzo che gettava vino sui passanti. La scultura di un santo rapito dai pirati. Il Barbarossa guarito da un brodo di serpe. L’osteria nella casa di un papa. Uno studente morto per troppo studio. Una torre spostata di peso in un altro punto della strada. Vicende incredibili, ma verità o leggenda? Andiamo a fare un po’ di chiarezza e a distinguere la storia da quelle che oggi chiameremmo fake news.

Palazzo Malvasia aveva una fontana che versava vino.

Imboccando via Zamboni, sulla sinistra si apre la piazzetta intitolata ad Achille Ardigò in fondo alla quale vi è il palazzo, prima dei Manzoli e poi dei Malvasia, con l’alto arco che costituiva il principale accesso al ghetto ebraico, oggi su via del Carro. Sopra l’arco c’è un mascherone antropomorfo con la bocca spalancata dal quale – durante occasioni speciali come ricevimenti, la visita di qualche notabile, il festeggiamento di un’alta carica politica ottenuta da un membro della famiglia – sgorgava vino in abbondanza. Il mascherone era stato collegato all’interno del palazzo con una cannella attraverso la quale veniva versato il vino per la gioia dei passanti che accorrevano con boccali e brocche. I nobili Malvasia si divertivano a guardare dal balcone lo spettacolo dei “pezzenti” che si affollavano sotto le loro finestre. Insomma, una stravaganza da riccastri, da spanizzi si dice a Bologna. 

VERITÀ

 

In San Procolo venne sepolto uno studente morto per troppo studio.

Su di una lapide collocata all’esterno della chiesa di San Procolo in via D’Azeglio è riportato un enigmatico scioglilingua in latino, datato 1393, che recita: «Si procula Proculo campani fuisset, nunc procula Proculo Proculus ipse foret». Ovvero: «Se la campana di Procolo fosse stata lontana da Procolo, ora lo stesso Procolo sarebbe lontano da Procolo». La scritta, probabilmente opera di giovani goliardi che giocavano con il nome Proculus, farebbe riferimento a uno studente di nome Procolo che abitava vicino alla chiesa e che vi venne seppellito dopo essere morto per troppo studio. Il senso della frase sarebbe quindi: se Procolo non si fosse alzato all’alba per studiare, quando suonava la campana di san Procolo, ora Procolo non sarebbe sepolto in San Procolo. Così come d’ignoranza, non risulta essere mai morto nessuno per troppo studio.

LEGGENDA

 

Sui colli si trova una pietra fosforescente. 

Per i romantici è “pietra di luna”, per gli alchimisti “pietra luciferina”, per i chimici semplicemente “pietra di Bologna”. Quando fu avvistata per la prima volta, nel Seicento, sui colli di Paderno, da un alchimista dilettante venne considerata qualcosa di prodigioso, forse proveniente da un altro pianeta. Questo tipo di pietre infatti sono fosforescenti, non perché magiche ma semplicemente perché hanno la proprietà di trattenere la luce e poi rilasciarla nel tempo. Nessun mistero, quindi, ma soltanto argilla contenente solfato di Bario. Ma un romantico come Goethe non poteva che rimanerne affascinato durante il suo passaggio a Bologna nel 1786, come racconta nel suo Viaggio in Italia, tant’è che citò la pietra fosforescente anche ne I dolori del giovane Werther. A saperla cercare, la baritina si trova ancora a Paderno. 

VERITÀ

 

A passeggio su di un filo teso tra le torri. 

Nel XII secolo a gareggiare con l’Asinelli e la Garisenda c’era la vicina torre della famiglia Oseletti, alta circa settanta metri. Questa costruzione, di dimensioni ridotte a una trentina di metri, risulta oggi inglobata all’interno dell’attuale palazzo Sanguinetti, al numero 36 di Strada Maggiore. Quando svettava ancora in tutta la sua altezza, due funamboli tesero una fune lunga 240 metri tra la torre Asinelli e quella degli Oseletti e si cimentarono in una vertiginosa passeggiata che costrinse i bolognesi con il naso all’insù e con il fiato sospeso. Sembra impossibile, eppure avvenne davvero, come riporta il cronista Dolfi nei suoi Annali bolognesi. E c’è anche la data di quella straordinaria impresa: il 30 agosto 1645.

VERITÀ

 

Un brodo di serpe guarì il Barbarossa.

Correva l’anno 1154 quando Federico I di Svevia, noto come il Barbarossa per il pelo fulvo, giunse nella campagna bolognese, nel territorio dell’attuale Medicina. L’imperatore, forse a causa del clima paludoso e insalubre, cadde malato e gli abitanti gli prepararono un brodo caldo per confortarlo. Durante la preparazione, una serpe cadde nella pentola, ma il brodo così “rinforzato” venne servito ugualmente al Barbarossa che, d’incanto, guarì. Grato, liberò gli abitanti dal dominio dei bolognesi e decise di chiamare quel luogo Medicina. Ma soltanto la liberazione da Bologna da parte del Barbarossa è verità. Tutto il resto è: LEGGENDA

 

La torre trasportata.

Nel 1455 era ingegnere del Comune di Bologna il celebre Aristotele Fioravanti. Nell’agosto di quell’anno spostò di ben tredici metri la torre campanaria della Magione in Strada Maggiore, che si trovava all’altezza dell’attuale numero 80. Nel corso dell’operazione la torre venne anche raddrizzata perché pendeva. Fioravanti era talmente sicuro del fatto suo che fece salire sulla torre uno dei suoi figli facendogli suonare le campane per tutto il tempo dell’operazione. Un’impresa sbalorditiva, a cui si stenta a credere. Che dire, non ci sono più gli ingegneri del Comune di una volta. Non c’è più neanche la torre, demolita nel 1825. Ma è tutta

VERITÀ

 

La scultura del santo rapita dai pirati 

Nella chiesa di San Paolo Maggiore in via Carbonesi si può ammirare un gruppo scultoreo in marmo realizzato nel 1647 da Francesco Algardi raffigurante la Decollazione di San Paolo. Lo scultore era bolognese ma trapiantato a Roma e fu quindi nella Capitale che venne realizzata la statua. Per portarla a Bologna l’unica possibilità era via mare: dal litorale romano a Messina, poi il lungo viaggio per risalire l’Adriatico fino al Po, da cui infine raggiungere Bologna attraverso la fitta rete di canali allora navigabili. Ma durante il viaggio in mare il San Paolo decollato venne rapito dai pirati, che per rilasciarlo si fecero pagare un ingente riscatto dalla città di Bologna. Sembra una fiaba della filibusta e invece è VERITÀ

 

Da casa di un papa a osteria.

Nella città delle osterie, non si sta a guardare troppo per il sottile chi o che cosa ospitassero in passato i locali dove oggi si fa baldoria. L’osteria delle Campane in via Benedetto XIV, una delle più antiche di Bologna, è collocata nei sotterranei del palazzo all’angolo con l’attuale piazza Rossini dove, il 31 marzo 1675, nacque quel Prospero Lambertini divenuto amatissimo vescovo della città nel 1731 e poi papa dal 1740 al 1754 con il nome che diede poi il nome alla via. Tra l’altro, oltre a essere stata la casa di un papa, fu in seguito anche la casa di uno scienziato; nel 1800 venne infatti acquistata dalla famiglia di Guglielmo Marconi.

VERITÀ

 

Gettare pietre nello Scaffaiolo provoca temporali.

Tramonto Scaffaiolo

La prima fonte conosciuta è autorevole: niente meno che il Boccaccio il quale, nella sua opera minore De montibus, silvis, fontibus et fluminibus narra che le pietre gettate nelle acque del lago Scaffaiolo, al Corno alle Scale, provocano forti temporali. In effetti la zona va soggetta agli improvvisi cambiamenti di tempo ma per motivi legati a fenomeni metereologici come si affannò a spiegare, già sulla fine del Settecento, il biologo Lazzaro Spallanzani. Gli improvvisi forti temporali però restano. E anche la…

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