AQUILA REALE

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Obiettivo Appennino – Gli scatti di William Vivarelli nelle Valli Bolognesi
(pubblicato sul numero uscito nell’estate 2012)

Imponente e maestosa, capace di raggiungere altezze vertiginose in brevissimo tempo per poi lanciarsi in picchiata a velocità altissime, capace di muoversi nel cielo senza battere le ali e di vedere cose minuscole da grandissima distanza. Un rapace che affascina sia in volo, sia posato, con quello sguardo profondo, un portamento fiero, quel becco e quegli artigli che solo un superbo predatore possiede. Non a caso questo rapace è stato preso nella storia come simbolo di potere in stendardi e corone. È la regina dei cieli, è l’aquila reale.
L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è un uccello appartenente alla famiglia degli accipitridi. È un rapace di grandi dimensioni, con la testa nettamente sporgente, coda ampia e lunga. Il colore è, nell’adulto, uniforme, marrone scuro con riflessi rosso-dorato sul dorso e sul capo (infatti gli inglesi la chiamano Golden eagle). Si distingue in volo dagli altri rapaci soprattutto per le notevoli dimensioni, che nella femmina possono arrivare fino a 2,30 metri di apertura alare (circa il 20 per cento in più dei maschi), e per le sue inconfondibili ali sfrangiate nell’estremità.
La sua vista è acutissima, il becco  è forte e ricurvo, le zampe possenti, ricoperte di piume con artigli lunghi ed affilati. La specie è alquanto longeva. In libertà raggiunge i 15-20 anni di vita; in cattività vi sono delle segnalazioni di individui che hanno raggiunto anche i 50 anni.
Protetta su tutto il territorio nazionale italiano, non è però ancora scampata al pericolo di estinzione. Troppo ristretto il territorio nel quale può vivere tranquillamente, ancora fortemente presente il bracconaggio. La sua sopravvivenza è messa in pericolo anche dagli elementi chimici che, dalle piantagioni e dall’acqua, si trasferiscono nell’animale uccidendolo o rendendo così fragile il guscio delle uova da farlo rompere prima del tempo.  In Italia la sua presenza è stabile ed è stimata in circa 500 coppie, delle quali circa 300 si trovano sulle Alpi, circa 100 distribuite lungo la dorsale appenninica e, le rimanenti, tra Sicilia e Sardegna. Nelle valli bolognesi è presente una coppia che si è insediata tra Monte Salvaro e Monte Vigese, nell’alta valle del Reno.
Predilige le zone di montagna impervie (sotto il livello delle nevi perenni), con presenza di pareti adatte alla nidificazione (ricche di nicchie ed anfratti) e vicine ad ampie praterie dove si svolge l’attività di caccia. E’ completamente assente dalle pianure.  L’aquila reale è un uccello molto attaccato al suo territorio, che può andare dai 50 ai 500 km quadrati a seconda della disponibilità di cibo. L’aquila reale si nutre, a seconda del territorio nel quale stanzia, di mammiferi di taglia piccola e media (conigli, piccoli daini, scoiattoli, marmotte) oppure di uccelli (galli cedroni, pernici, fagiani) o rettili.
Affascinante il volo del rituale di accoppiamento che avviene generalmente in marzo: la cosiddetta danza del cielo, che prosegue per vari giorni, vede entrambi impegnati entrambi gli individui in spettacolari evoluzioni che spesso la femmina compie in volo rovesciato mentre il maschio sembra piombarle sopra, o con scambi di preda in volo o giri della morte. I luoghi preferiti per nidificare si trovano tra i 1000 e i 2000 metri, quasi sempre su roccia, in punti inaccessibili. All’accoppiamento, che avviene sempre a terra, segue la deposizione delle uova solitamente due a distanza di 2-5 giorni l’una dall’altra.
In questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire immediatamente alla schiusa (dopo 43-45 giorni di cova) per portare cibo sia alla madre che ai due piccoli dei quali, solitamente, solo uno sopravvive. Il più vecchio uccide quasi sempre l’altro. Dopo circa due mesi i pulcini diventati aquilotti iniziano ad esercitarsi nel volo sul bordo del nido. Spiccano il primo volo a 75 giorni e dopo 160-170 dalla nascita diventano indipendenti: in questo periodo vengono portati dai genitori fuori dai confini del territorio natale e diventano nomadi fino a quanto, verso i 3-6 anni, ormai in grado di procreare, costituiranno un nuovo nucleo famigliare.

Nella nostra provincia (nel comprensorio di Monte Viggese e Monte Salvaro)  vivono (all’epoca in cui è uscito il pezzo, l’estate 2012, ndr)  due coppie di questi splendidi animali

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